mercoledì, 1 Maggio, 2024
Turismo

Turismo, il comparto chiede l’intervento del Governo

Il comparto del turismo organizzato, bloccato per due anni dalla pandemia e dal divieto sui viaggi extra Ue, è ancora in forte sofferenza. Nel 2019 il comparto fatturava 13,3 miliardi. Nel biennio 2020/21 ha fatto registrare una perdita di fatturato rispettivamente pari a -76,7% e a -81,2%.
Complessivamente, nel 2020 e 2021, il totale fatturato perso ammonta a 21,1 miliardi ai quali si sommeranno, previsionalmente, altri 6 miliardi che verranno persi quest’anno, per un totale di 27,1 miliardi. E’ quanto evidenziano le associazioni del turismo organizzato Astoi Confindustria Viaggi, Aidit Federturismo Confindustria, Assoviaggi-Confesercenti, Fiavet Confcommercio e Maavi-Conflavoro Pmi, in occasione della 25ma edizione della Bmt presso la Mostra d’Oltremare a Napoli, tracciando un bilancio sull’attività svolta e sulla situazione del comparto. Il fondo unico per il turismo istituito dalla Legge di Bilancio e recentemente incrementato dal decreto Sostegni Ter, si attesta a 225 milioni, ma a fronte delle perdite subite sarebbero necessari almeno 500 milioni solo per il turismo organizzato.

La ripartenza del settore era stata avviata con l’ordinanza del ministero della Salute che autorizzava gli spostamenti per turismo in qualsiasi parte del mondo. In contemporanea con l’ordinanza, si è innescato il conflitto tra Russia e Ucraina, che ha generato da un lato un’instabilità geopolitica e dall’altro una significativa diminuzione del potere d’acquisto degli italiani. Sul fronte incoming, nel 2019 gli arrivi dalla Russia erano pari a circa 1,8 milioni di persone, 6 milioni di presenze e generavano una spesa di 984 milioni. I turisti russi non saranno i soli a non visitare il nostro Paese. Si considerino in particolare gli americani, che nel 2019 avevano fatto registrare oltre 6 milioni di arrivi con oltre 16 milioni di pernottamenti, per una spesa pari a 5,5 miliardi. In vista della Pasqua, l’allentamento delle restrizioni deciso ieri dal Governo, al fine di agevolare l’incoming, avrebbe potuto essere più coraggioso per consentire ai turisti di prenotare serenamente le proprie vacanze in Italia, prendendo come esempio la Francia ed altri Paesi dove tutte le limitazioni sono già state tolte.

Per quanto riguarda l’outgoing, dopo i primi positivi segnali di ripresa, si sta assistendo ad un raffreddamento delle prenotazioni sui viaggi internazionali, dovuto al clima di timore e di incertezza generato dal conflitto bellico. L’andamento delle prenotazioni relativo ai primi trimestri del 2021 e 2022 rispetto al 2019, evidenzia un calo medio rispettivamente del 95% nel 2021 e del 53% nel 2022. Rispetto ai dati pre-pandemia circa il 20% delle imprese del turismo organizzato ha effettivamente chiuso e cessato l’attività. Considerati una serie di fattori, tra cui l’impatto economico della nuova crisi dovuta al conflitto bellico Russia-Ucraina sull’andamento della domanda e la scadenza dei voucher con conseguente obbligo di rimborso a settembre, a fine 2022 si stima la chiusura del 35% delle imprese del comparto rispetto al 2019. Le associazioni di settore chiedono che il Governo, in considerazione della scarsità delle risorse disponibili e a fronte dei gravissimi problemi evidenziati, provveda, quanto prima, a deliberare un nuovo scostamento di bilancio per mettere a disposizione del settore sostegni adeguati.

Per il presidente di Astoi Confindustria Viaggi, Pier Ezhaya, “il nostro settore sta vivendo una durissima e lunga crisi, aggravata dall’inizio del conflitto russo-ucraino. L’impatto sul comparto è stato importante e continuerà purtroppo ad esserlo anche quest’anno. Le conseguenze per imprese e addetti, senza ulteriori sostegni, saranno gravi ed irreversibili. Auspichiamo, pertanto, che il Governo intervenga subito tenendo seriamente conto di tutti i fattori che stanno determinando un inaspettato prolungamento della crisi con effetti devastanti sul settore, minando radicalmente la ripresa prevista nel 2022”.

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