sabato, 27 Aprile, 2024
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Ricreare fiducia oltre la guerra

L’attacco e l’invasione della Russia nei confronti dell’Ucraina ha innanzitutto le conseguenze drammatiche proprie di tutte le guerre. I morti e i feriti si contano a migliaia da entrambe le parti. Si prevede che saranno 18 milioni gli ucraini che avranno bisogno di aiuti umanitari. Esiti altrettanto drammatici si stanno facendo sentire sull’economia mondiale e su quella italiana, che sono strettamente connesse in un sistema globalizzato come l’attuale. Molto negative sono le contrapposizioni che si stanno creando, che hanno effetti dirompenti sui mercati finanziari e su tutte le borse mondiali, che talvolta hanno perso moltissimo e sono caratterizzate da una volatilità pesantemente negativa.

Drammatica la situazione del rublo, il cui valore è crollato, mentre la Borsa di Mosca è stata anche sospesa. Sull’economia russa pesano l’esclusione da Swift, il sistema mondiale utilizzato dalle banche di tutto il mondo per il trasferimento di denaro e i pagamenti. Uno dei risultati è l’impatto sulle bollette energetiche dei cittadini e delle imprese, già da tempo aumentate per cause congiunturali. Impossibile però rinunciare di colpo a tutto il gas russo che vale un terzo di tutti i consumi europei e ben il 45% per l’Italia. Non dimentichiamo che una delle poche banche escluse dalle sanzioni è Gazprombank, emanazione del colosso del gas, lasciata per ora fuori dalle misure restrittive, per cui il nostro Paese e non solo, potrà continuare a pagare il gas russo.

Assistiamo anche a un’informazione non sempre corretta, probabilmente condizionata dalla mole di notizie cui siamo sottoposti. È stato detto che le armi inviate dall’Italia potevano essere utilizzate per ridurre il costo delle bollette energetiche. Tuttavia, non è questo il punto, perché si tratta di materiale militare che non è stato acquistato, ma era già nella disponibilità del Paese. Anche se è vero che l’Unione europea per la prima volta nella sua storia ha comprato attrezzature belliche per 450 milioni di euro. Il nostro Governo, già impegnato sul fronte del contrasto alla pandemia, ha finora fatto tutto il possibile per sostenere la nostra economia e per contrastare gli aumenti. Malgrado ciò, certe previsioni parlano di un +65% della bolletta dell’elettricità e quasi del 60% di quella del gas nel 2022. Alcune piccole aziende sono arrivate a lavorare di domenica quando l’energia costa meno. Nella fattispecie spesa media annuale di una famiglia italiana dovrebbe salire dagli 800 ai 900 euro.

Il Governo ha stanziato oltre dieci miliardi per frenare i rincari dell’energia. Il premier Mario Draghi ha anche affermato che produrremo più gas italiano. Intanto è importante differenziare. Il nostro Paese dovrebbe essere meno dipendente dal gas russo e aumentare le quote di quello azero e algerino. Lo smarcamento dal petrolio e dal gas russi, sono un imperativo in tutto il mondo. Stati Uniti, Unione europea e Qatar sono in trattativa per fornire approvvigionamenti extra al Vecchio Continente a fronte del rischio di blocco dei rubinetti del gas russo. Il Governo federale Usa avrebbe chiesto alle sue aziende energetiche di inviare forniture straordinarie.

Anche l’Europa si sta muovendo. L’Unione europea annuncia misure che possono ridurre la nostra dipendenza del gas russo, con acquisizioni congiunte di gas e a creazione di stoccaggi strategici. Dal punto di vista fiscale nelle linee guida di bilancio non sarà imposta la regola di riduzione del debito di un ventesimo all’anno – la regola stabilisce che la quota di debito oltre il 60% sul Pil deve essere ridotta di 1/20 all’anno -. C’è stata anche un po’ di confusione per quanto riguarda le banche. È sicuramente vero che le nostre, in particolare le più internazionalizzate saranno svantaggiate dalla riduzione delle transazioni con la Russia, ma gli italiani non devono temere contraccolpi sui loro conti correnti e risparmi. Per giunta il sistema di vigilanza delle banche è stato messo in sicurezza da tempo, fin dopo la crisi finanziaria del 2008, e non c’è da nulla da temere in questo senso.

È vero, stiamo vivendo giorni e ore drammatiche. Ci sarà sicuramente un rallentamento della crescita e andremo incontro a un aumento dell’inflazione causata dai prezzi dell’energia più alti dovuti alla guerra oltre che alla difficoltà di approvvigionamento; tuttavia, sono convinto che la crescita continuerà. In proposito Bruxelles stima un +4% nel 2022. Certamente oggi le nostre eccellenze produttive e commerciali, da quelle alimentari a quelle dei macchinari all’arredo e al design, sono penalizzate dalla chiusura di un mercato come quello russo che apprezza molto il nostro stile e il nostro lusso. Vorrei dare però un messaggio positivo. Il problema più grande di una guerra alle porte di casa è l’impatto che può avere sulla fiducia, che non deve venir meno nella nostra classe imprenditoriale. In proposito sarebbe auspicabile un supporto sia informativo che in termini di incentivi e provvedimenti economici da parte del Governo.

In prospettiva, a livello di geoeconomia e geopolitica, sarà importante guardare ai nuovi mercati che si apriranno dopo questa guerra. È evidente che gli Usa sono stati spinti a riscoprire un legame col Vecchio Continente dopo che per anni aveva puntano sull’area del Pacifico. Ora potrebbe essere la Cina a voler presidiare quelle zone, proprio insieme alla Russia. Non dimentichiamo che tra gli astenuti alla mozione di condanna di aggressione dell’Onu, oltre alla Cina, c’era l’India, un paese di un miliardo e oltre 300 milioni di abitanti, un mercato immenso, cui l’Europa e l’Italia dovranno guardare come a uno dei principali del futuro.

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