venerdì, 26 Aprile, 2024
Esteri

L’Africa come opportunità. Italia in prima linea

A Bruxelles i lavori del Summit Unione Europea – Unione Africana

L’Africa, per la sua rilevanza strategica, per la prossimità geografica e per le grandissime opportunità di partenariato economico, sociale e culturale, è un’area di assoluta priorità per l’Italia, verso cui la Farnesina pone da tempo grandissima attenzione. Il Continente è storicamente al centro della nostra politica estera e di cooperazione, e l’Italia guarda a Europa, Mediterraneo e Africa come a un unico “macro-continente verticale”. Questo nella consapevolezza che i fattori di interdipendenza che caratterizzano questo asse geopolitico, ci uniscono in un comune destino e ci chiamano a costruire assieme un futuro condiviso.

L’approccio dell’Italia al Continente è onnicomprensivo e si sviluppa attraverso le direttrici e le linee operative contenute nel documento di policy strategica “Il Partenariato con l’Africa”, che il MAECI ha presentato nel dicembre del 2020.

La presidenza italiana del G20, da poco conclusasi, e la nostra partnership con il Regno Unito per la COP26 hanno messo al centro dei lavori il dibattito sulle maggiori sfide che il continente africano sta affrontando, quali la mancanza di liquidità, la sostenibilità del debito, la lotta alla pandemia, la produzione e la distribuzione di vaccini, la crisi climatica, l’insicurezza energetica ed alimentare, la crescita demografica.

In particolare, con la Ministeriale Esteri di Matera durante la nostra presidenza G20 abbiamo previsto un momento dedicato esclusivamente al Continente, mentre sul tema finanziario si sono assunte decisioni importanti come la moratoria temporanea sul pagamento del debito dei Paesi più poveri e maggiormente indebitati, e l’accordo per l’emissione da parte del FMI di 650 miliardi di dollari di Diritti Speciali di Prelievo, una parte dei quali destinata ai Paesi a basso reddito, molti africani.

Ma è soprattutto con la terza Conferenza Ministeriale Italia – Africa, “Incontri con l’Africa” (7-8 ottobre 2021) che la Farnesina ha visibilmente rilanciato i legami con il Continente, portando a Roma 50 rappresentati di Paesi africani, 12 rappresentanti di Organizzazioni Regionali, nonché personalità del mondo pubblico e privato di primissimo livello per discutere insieme e creare nuove iniziative volte a rafforzare il nostro partenariato a tutto campo.

Durante la Conferenza, il desiderio africano di “più Italia” è stato espresso in modo inequivocabile, insiemeall’auspicio di un rapporto sempre più attivo, strutturato e soprattutto su base paritaria, focalizzato sull’obiettivo di assicurare stabilità, sicurezza, sviluppo e benessere alle società africane e alle persone, specie ai giovani e alle donne.

Possiamo osservare come negli ultimi anni il rapporto tra Italia ed Africa stia subendo un’importantissima evoluzione, un cambio di paradigma che mira a superare gradatamente l’approccio “donatore-ricevente” al fine di instaurare tra le due sponde del Mediterraneo una partnership a tutto tondo e tra eguali.

In questo senso, la nostra Cooperazione allo Sviluppo è chiamata ad indirizzare maggiori risorse verso i settori continentali votati allo sviluppo sostenibile (a partire dalla crescita dei servizi sanitari e dallo sviluppo di filiere innovative e tecnologiche per massimizzare il potenziale agroindustriale africano), nonché a beneficio di livelli crescenti di formazione e di nuova imprenditorialità (stimolando soprattutto energie giovanili e femminili) e di una rete di imprese locali che sappiano offrire strutturate e durevoli opportunità di occupazione per le comunità locali.

In tale contesto e con l’aumento dei disastri generati dai repentini cambiamenti climatici, della desertificazione, delle carestie e delle siccità, trovano sempre maggior spazio nel nostro dialogo le tematiche ambientali.

Gli Stati africani sono fra i primi a risentire degli effetti del riscaldamento globale sebbene figurino tra i minori contributori netti alle emissioni di CO2. Ecco perché abbiamo una sfida comune con responsabilità differenziate per una transizione equilibrata e sostenibile, fondata sulla condivisione di obiettivi ambiziosi: neutralità climatica alla metà secolo, eradicazione della povertà energetica, accesso universale all’energia pulita, sostenibilità e circolarità economica, città resilienti, intelligenti ed eco-compatibili.

Il Summit UE-UA serve dunque anche per cambiare narrazione: l’Africa non è solo il luogo delle crisi, dei conflitti, delle emergenze ma anche il luogo delle opportunità.

Questo non significa non vedere i rischi e i problemi per la sicurezza e gli elementi di instabilità. Ciò riguarda in particolare la regione del Sahel, in cui la violenza jihadista e il terrorismo non accennano a diminuire, mentre si moltiplicano i colpi di Stato militari. La presenza dei Paesi europei e delle missioni internazionali non è in discussione, anche se la situazione in Mali ha reso necessaria una riconfigurazione di Takuba e un suo ridispiegamento in Niger. L’impegno contro il terrorismo deve andare di pari passo con la necessità di transizioni verso soluzioni civili e democratiche.

Altrettanta attenzione va dedicata al Corno d’Africa, in particolare all’Etiopia, Paese che mi appresto a visitare a fine mese. Cessazione completa delle ostilità, accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari, dialogo nazionale inclusivo: su questi obiettivi l’Italia – in coordinamento con l’UE, gli USA e l’UA – è impegnata in prima fila, forte di una relazione tradizionale e profonda con il Paese e la regione.

   *Marina Sereni, Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

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