venerdì, 26 Aprile, 2024
Società

Intervista a Daniele Testi, Presidente di Sos Logistica. “Logistica sostenibile, un diritto per la nuova generazione” 

Presidente Testi, la logistica è tutto ciò che non vediamo, ma è di indispensabile importanza perchè porta all’ assemblamento  dopo la progettazione di materiale tecnologico e non. È possibile creare economia con la logistica sostenibile?
Per citare una frase di un esimio collega; “la logistica è come il WIFI di casa. Te ne accorgi che esiste solo quando smette di funzionare”. Un approccio sostenibile ai processi di logistica è trasporto è la migliore risposta che un operatore possa immaginare al fine di essere più competitivo, efficiente e in grado di abbattere il rischio economico rispetto ad un futuro che cambia in termini di domanda e regole. Non solo, la logistica da sempre sconta un problema di visibilità e percezione nell’opinione pubblica ma anche nei committenti che vedono queste attività come un costo da comprimere il più possibile. La conseguenza, con la complicità di un settore che non ha certamente mai brillato nella comunicazione, è quella di un comparto che fa fatica anche ad attirare giovani talenti e forza lavoro (il caso della mancanza di personale autista per automezzi è ormai balzato alla cronaca su molti giornali e trasmissioni). Anche in questo senso la logistica sostenibile è un elemento che potrà avvicinare più facilmente coloro che si affacciano oggi al mercato del lavoro (millennials e generazione z). Per i nostri colleghi del futuro, il tema dei valori e dell’impatto su ambiente e territorio, sarà determinante ancora più del livello di stipendio nella scelta di azienda con cui impegnarsi e con cui investire durante la propria carriera professionale. E’ forse una delle poche conseguenze positive della pandemia il fatto che molti si siano accorti del valore dei processi logistici che permettono quotidianamente l’approvvigionamento di beni e prodotti sui canali tradizionali e online. Cresce quindi la convinzione che si tratti di un processo di trasformazione a cui nessuno possa esimersi ma, non possiamo dire che si tratti di una operazione semplice e immediata. E’ richiesto un cambio culturale che determina il terreno fertile su cui coltivare la trasformazione dei propri processi e delle proprie organizzazioni. La logistica sostenibile richiede inoltre una apertura decisa verso la collaborazione con tutti i portatori di interessi e verso l’innovazione e per questo è necessario oggi più di ieri vigilare su comportamenti di facciata che cavalcano la maggiore consapevolezza del consumatore su queste tematiche, ma non traguardano azioni concrete, oggettive, misurabili e quindi replicabili su scala diversa. Il tema dell’oggettivazione e misurazione delle performance di sostenibilità in ambito logistico è complesso ma in molti (associazioni e operatori) stiamo lavorando per fornire strumenti utili a questa trasformazione. 

Ottenere il marchio Logistica Sostenibile è simbolo di qualità… e non solo…ci spieghi per favore.
Impegnarsi con il marchio di logistica sostenibile è simbolo di trasparenza. Vuol dire riconoscere quali siano le sfide principali che la logistica deve vincere e conseguentemente permettere ad un ente terzo e indipendente di misurare il grado di maturità rispetto ai requisiti con cui tali sfide possono essere affrontate e vinte. Abbiamo raccolto 10 anni di esperienze di successo in ambito privato e pubblico e ci siamo confrontati con le principali linee guida internazionali sulla reportistica di sostenibilità. Abbiamo definito quindi un modello verticale per i processi logistici dando indicazioni concrete rispetto ai progetti che gli operatori possono mettere in campo sui tre assi canonici ambientale, economico e sociale a cui abbiamo aggiunto una vista sistemica e di innovazione aperta. La nostra ambizione è quella di portare sui prodotti e sui processi che arrivano al consumatore finale una informazione chiara e oggettiva. Crediamo in un consumatore che sempre di più ricercherà prodotti valutandone non solo l’impatto ambientale legato alle materie prime o al brand ma anche considerando il processo di stoccaggio, trasporto e distribuzione che ha portato quei prodotti e servizi nelle sue mani e andando oltre considerando anche i processi necessari a riciclarli, smaltirli o ri utilizzarli.

Quali caratteristiche dovranno avere le aziende?
Le aziende che decidono di avviare questa iniziativa hanno oggi un fattore comune legato ad una presenza imprenditoriale di nuova generazione che mette la faccia e il proprio nome non solo nei teloni dei camion o sulle insegne dei magazzini ma anche nei confronti dell’impatto che le sue attività hanno nei territori e nei confronti dei propri collaboratori. Sono aziende che hanno compreso che inquinare abbia comunque un costo, e che l’unico modello di crescita è quello che mette lo sviluppo sostenibile al centro della strategia aziendale. Sono aziende che innovano e che considerano clienti e fornitori come partner con cui migliorare quotidianamente le proprie performance. Son aziende che cercano di anticipare i rischi del futuro. Cito solo per esempio il tema dell’energia. Uno dei requisiti che da anni stressiamo con il protocollo di Logistica Sostenibile riguarda il tema dell’autoproduzione energetica e delle rinnovabili. Credo che sia evidente oggi a tutti quanto sia necessario per mantenere la propria competitività avere un modello di approvvigionamento e consumo energetico il più resiliente possibile. UN altro esempio che cito spesso riguarda il trasporto ferroviario delle merci. Oggi in italia si stima che manchino più di 15.000 autisti per il trasporto stradale delle merci. Molte aziende sono in difficolta per mantenere i livelli di servizio. Chi però ha programmato con anticipo una quota di trasporto usando il treno in collegamento con i camion per il primo e ultimo miglio sono in grado di garantire ai propri clienti un servizio più sicuro e affidabile. 

La Sos Logistica in questo momento particolare di inflazione, quali problemi lamentano le aziende rappresentate?
SOS LOGistica rappresenta un ecosistema molto vario di aziende e professionisti ma in generale vediamo che i problemi riguardano spesso la mancanza di regole chiare con cui programmare i propri investimenti e più in generale una cronica disattenzione sulle infrastrutture che rappresentano il sistema di vasi sanguigni della nostra economia. Non c’è dubbio che l’attuale Ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, abbia intrapreso un metodo di confronto e sviluppo delle proprie attività incentrato sulla sostenibilità ma l’Italia sconta un ritardo cronico di competitività su porti, autostrade e ferrovie. Inoltre, l’esplosione dei nuovi modelli di acquisto online stà esponendo le nostre città ad una pressione di servizio che non era stata prevista e che richiede lo sviluppo di nuovi modelli urbani in grado di considerare la mobilità di merci e persone in modo diverso. Infine il tema energetico è evidente che rappresenti una delle principali preoccupazioni di tutti gli operatori economici, tra cui quelli che hanno investito nei nuovi carburanti da trazione come il gas naturale liquefatto comprando flotte di mezzi che hanno un impatto su emissioni di polveri sottili e territorio (rumore) molto più contenuto rispetto ad altre tipologie di carburante tradizionale. Le aziende si aspettano comunque di vedere premiati gli sforzi di chi ha deciso di investire in tecnologie a basso impatto ambientale. Tale premialità non è detto che debba passare soltanto da meccanismi di incentivo economico ma potrebbe trovare anche forme di supporto rispetto a flessibilità, regole di accesso alle varie infrastrutture, riduzione dei tempi burocratici e riduzione dei costi di accesso al credito e alle varie forme di protezione del rischio.  

La politica potrebbe risolvere tali interrogativi? Se sì, come? Quali le vostre richieste?
Come già detto la politica ha impostato un nuovo passo verso lo sviluppo sostenibile ma servono indicazioni e linguaggi condivisi. Dobbiamo definire degli standard per misurare ciò che riteniamo sostenibile e ciò che non lo è e non è detto che si tratti di valutazione esclusivamente quantitative. L’europa stà completando il progetto di definizione della nuova tassonomia di investimenti sostenibili ma il rischio che prevalgano interessi geopolitici a scapito dell’ambiente è molto alto, Servono quindi decisioni chiare e univoche che sappiano proteggere l’impiego non solo di chi lavora oggi ma anche di chi dovrà farlo domani. 

Al momento questa crisi pre transizione chi colpisce maggiormente?
Colpisce chi guarda il proprio business con lo specchietto retrovisore. Colpisce chi pensa di proteggere lo status quo.

La logistica è un settore in crescita, ritiene che possa essere una opportunità anche per la tematica della  crisi occupazionale?
Anche il settore della logistica sarà oggetto di trasformazione sulla tipologia di figure professionali richieste. Per di più sconta un modello di formazione meno sviluppato rispetto a settori che hanno un impatto sul PIL meno importante. E’ un settore che ha disperato bisogno di innovare processi e migliorarne l’efficienza e sconta un limitato grado di digitalizzazione. Una opportunità dunque per immaginare nuova forza lavoro che contribuirà allo sviluppo di nuovi modelli di business più efficaci e rispettosi degli equilibri sociali e ambientali sia che si tratti di un magazzino, di un mezzo di trasporto o di una sala di controllo che governa la catena di approvvigionamento di una industria e di una grande distribuzione. Anche a tal proposito le istituzioni e le associazioni di categoria stanno lavorando per impostare modelli e modalità formative efficaci. Penso alla riforma degli Istituti Tecnici Superiori ma anche alle scuole di formazione professionale. A Novembre del 2020, durante Green Logistic Expo, 15 associazioni in rappresentanza di migliaia di imprese hanno deciso di firmare la Carta di Padova, impegnandosi anche a proporre nuovi modelli di formazione capaci di incontrare la domanda di professionalità attesa nel prossimo futuro.

Infine la logistica sostenibile è un costo o un opportunità per le nostre aziende   
Inquinare è un costo e quindi come abbiamo scritto nel 2005 nello statuto della nostra associazione, la logistica sostenibile non è solo un opportunità per le imprese ma un diritto per le nuove generazioni.

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