martedì, 15 Ottobre, 2024
Società

Migrazioni in calo nel 2020, pesa effetto pandemia

Nel 2020, secondo i dati Istat, le emigrazioni sono state poco meno di 160mila (-10,9% sul 2019), le immigrazioni circa 248mila (-25,6% su anno precedente) mentre la mobilità interna ha riguardato 1 milione 334mila trasferimenti (-10,2%).
Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche sono state fortemente influenzate dalle limitazioni alla mobilità interna e soprattutto internazionale causate dalla pandemia. Durante la prima ondata (marzo-maggio 2020) i flussi di emigrazione per qualunque destinazione diminuiscono drasticamente (-31,7%) e risultano più che dimezzati (-54,2%) quelli diretti verso i paesi africani.
Nella fase di transizione (giugno-settembre 2020) si riducono lievemente le uscite rispetto ai livelli medi del 2019 (-4,6%), grazie alla ripresa delle emigrazioni verso i paesi Ue (+7,3%), mentre continuano a diminuire le emigrazioni verso l’Africa (-50%). La seconda ondata (ottobre-dicembre 2020) provoca una nuova contrazione dei flussi in uscita, ma in misura meno marcata (-21,8% rispetto allo stesso periodo del 2019) della prima ondata.

Nonostante la pandemia, nel 2020 il flusso più consistente di cancellazioni per trasferimento della residenza all’estero di cittadini italiani si è registrato nel Nord-ovest (36mila, +10% rispetto al 2019), seguito dal Nord-est (27mila, +2%); in aumento anche le emigrazioni in partenza dal Centro (20mila, +4%), mentre diminuiscono sensibilmente i flussi dal Mezzogiorno (39mila, -13% rispetto al 2019). Rispetto al 2019 la propensione a espatriare dei cittadini italiani residenti nel 2020 è stabile ed è pari a 2,2‰. I tassi di emigratorietà sono sopra la media nazionale al Nord (2,6 espatri su 1.000 residenti italiani) e sotto la media al Centro e nel Mezzogiorno del Paese (2‰). La distribuzione degli espatri per regione di provenienza è eterogenea.
A fronte della lieve contrazione delle emigrazioni, il flusso degli italiani verso i principali paesi dell’Ue si mantiene consistente e non subisce grosse variazioni. Non si arrestano le partenze degli italiani verso il Regno Unito (36mila, +18% rispetto al 2019) mentre quelle verso la Germania rallentano ma restano numerose (17mila, -12%).

Aumentano gli espatri verso il Belgio (2,7mila, +15%), rimangono pressoché stabili quelli verso la Francia (13mila, +1,6%), la Spagna (6mila, -1,8%) e i Paesi Bassi (2,7mila, +0,6%). Si riducono molto, al contrario, i flussi con destinazione extra-europea, ad esempio verso il Brasile calano del 30% (5,6mila) e verso la Cina del 25% (poco più di 500 espatri). Il flusso di emigrati verso il Regno Unito registra anche nel 2020 la cifra record di 39mila cancellazioni anagrafiche (+44% sul 2019), dei quali oltre 36mila sono cittadini italiani. Gli emigrati verso il Regno Unito aumentano nel 2016, anno in cui è stato avviato il processo di uscita del Paese dall’Ue, con un picco di 27mila cancellazioni anagrafiche, soprattutto espatri. Nel 2020 oltre la metà dei flussi in ingresso nel Paese si dirige nelle regioni settentrionali. Il Nord, tuttavia, è anche la ripartizione geografica che ha subito la riduzione più drastica delle immigrazioni dall’estero (-27,3% rispetto al 2019), con un tasso di immigratorietà che è passato dal 6,6‰ del 2019 al 4,8 del 2020.

In particolare, tutte le regioni del Nord nel 2020 hanno subìto un calo del tasso di immigratorietà di oltre un punto per 1.000 rispetto all’anno precedente: la Lombardia e l’EmiliaRomagna passano dal 7% del 2019 al 5% del 2020, il Piemonte e il Veneto dal 6 al 5%. Nel 2020, il calo degli spostamenti tra regioni diverse (329mila, -13%) a causa delle restrizioni alla mobilità si riflette anche nella riduzione di spostamenti che hanno come origine il Mezzogiorno e come destinazione il Centro-nord (108mila, -19%): se nel 2019 circa 7 cittadini su 1.000 residenti nelle regioni del Sud partivano verso le regioni Centro-settentrionali, nel 2020 questo numero si è ridotto a 5. La regione del Mezzogiorno da cui si parte di più è la Campania (29% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (24%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Calabria (oltre 7 residenti per 1.000).

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