giovedì, 25 Aprile, 2024
Politica

Il realismo di Giorgetti: “Attenti ai disastri sociali”

Il suo intervento al Meeting di Rimini, fuori da ogni retorica e improntato a concretezza e analisi cruda dei problemi: dai disastri sociali derivano disastri politici. Per questo le scelte della politica e del governo devono essere ragionate e tener contro delle conseguenze che avranno sulla carne viva della società.

Il Meeting di Rimini, promosso e organizzato da numerosi volontari di ispirazione Cristiana, è un modello di confronto su temi di grande attualità, sociale politica ed economica. L’appuntamento evidenzia lo stato dell’arte di temi difficili che vengono illustrati dai protagonisti del momento. Figure istituzionali, del mondo politico e della società civile, dal palco del Meeting si annunciano idee, progetti e cambiamenti che hanno un impatto nella vita del Paese. Fatta questa premessa un appuntamento clou dal titolo: “Capitale umano e sviluppo sostenibile” ha visto, tra molti economisti, banchieri, imprenditori, la presenza del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti che ha detto cose estremamente interessanti che però sono state archiviate dai media in modo frettoloso.

Incertezza e rischi sociali

Noi ripartiamo dalle osservazioni dall’esponente della Lega. Giorgetti ha il pregio di dire cose che non rassicurano, che non fanno parte di quella retorica politica accomodante. Dice, ad esempio, che avremo tempi di grande incertezza, di rischi sociali, di cambiamenti che teme siano ingovernabili. Niente facili e rassicuranti ottimismi, anzi i rischi sono evidenti.

“Sostenibilità  e transizione digitale sono sfide impegnative. Bisogna uscire dal provincialismo  della politica italiana”, dice Giorgetti, “Questa che abbiamo davanti è una specie di rivoluzione industriale. Prima, si prendevano le persone dai campi e le si mettevano in fabbrica. Ora le si toglie dalle fabbriche e le si manda a casa a lavorare. Ma tutto questo non può non avere conseguenze sull’ordine sociale”.

Ed è vero perché settembre sarà un banco di prova eccezionale quanto rischioso per le scelte e tenuta del Governo. I maggiori dossier sono sul tavolo: previdenza, lavoro, ammortizzatori sociali, riforma del reddito di cittadinanza, progetti e fondi del Piano di ripresa, concorsi e ammodernamento della pubblica amministrazione. La sfida della transizione ecologica che segnerà molte tensioni. Le richieste delle piccole imprese che sollecitano meno tasse e burocrazia. Così come le ultime forti tensioni tra Confindustria e sindacati sono un crescendo di litigi.

Difficoltà di aziende e lavoratori

Sullo sfondo le grandi infinite vertenze come il decollo della nuova Alitalia, il nodo della produzione di acciaio e il caso Ilva; le Autostrade con una rete che in estate mostra tutti i suoi pericolosi limiti. Finora abbiamo visto le conseguenze della politica che fa scelte disastrose come nel caso delle privatizzazioni. Dell’abisso di bilanci in rosso, di casse integrazioni interminabili, – ed ha ragione Giorgetti – nel constatate che le Cassa integrazione non è una tutela a vita, così come il Reddito di cittadinanza non può essere un anticipo a vita della pensione.

Così come sull’altro fronte abbiano visto troppi fallimenti economici in grandi gruppi industriali con manager strapagati, costi di Consigli di amministrazione alle stelle, con le relative spese caricate sulle spalle dei cittadini con la fiscalità generale. Che lo sviluppo non si faccia a parole è un dato certo. Giorgetti ha scoperchiato quel modo di fare politica che ha preso ormai piede, ossia ridurre i problemi a propaganda, a problemi seri da utilizzare nell’arco di una giornata ad uso di titoli di giornali, vizio che ha contagiato molti leader. La riflessione di Giancarlo Giorgetti va in tutt’altra direzione. Quella di recuperare alla politica la sua dimensione di studio, di confronto duro di scelte concrete e realistiche. Concludiamo con le sue parole, sperando che siano accolte da tutti come un invito alla moderazione e verso un nuovo impegno per il Paese.
“E noi politici dobbiamo essere responsabili. Stare attenti ai disastri sociali. Perché poi i disastri sociali provocano disastri politici”.

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