Sono passati da 598 a 623 i comuni riconosciuti da Legambiente “rifiuti free”in cui i cittadini producono annualmente meno di 75 Kg di rifiuti. Per la prima volta, tutte le regioni figurano in classifica
È soprattutto il Sud Italia a far registrare un’impennata positiva, stando ai numeri riportati nel dossier di Legambiente, stilato in collaborazione con Conai, Comieco, CoReVe, CoRePla, CiAl, Ricrea, Rilegno, CIC – Consorzio Italiano Compostatori, Assobioplastiche e i partner FaterSmart ed Eurosintexè, e patrocinato dal Ministero della Transizione Ecologica.
COMUNI RIFIUTI FREE: I DATI
Nella lista il 67,9% è rappresentato da centri del Nord Italia, in calo rispetto al 73,1% del 2020 e al 77% del 2019; crescono, invece, quelli premiati al Sud che rappresentano il 26% dei Comuni in classifica; mentre i Comuni del Centro rappresentano appena il 6,1%, in calo rispetto ai due anni precedenti. Sono quattro, poi, i capoluoghi di provincia che ottengono il premio Rifiuti Free: Trento, Pordenone, Treviso e Belluno.
Le Regioni che registrano un calo di Comuni Rifiuti free sono Trentino-Alto Adige (-18), Lombardia (-16) e Veneto (-6). Andamento positivo, invece, per la Sardegna (+39) che insieme all’Abruzzo (+8) contribuisce all’impennata del Sud. Segnali positivi anche per Piemonte (+11) ed Emilia Romagna (+10).
In testa alla classifica delle regioni resta il Veneto (con 162 Comuni, il 28,8% del totale della regione), seguito da Lombardia (91 Comuni, 6%), Trentino-Alto Adige (60 Comuni, 21,3%) Sardegna (48 Comuni, 12,7%), Friuli-Venezia Giulia (47, 21,9%) e Abruzzo (46 Comuni, 15,1%). In coda, invece, la Puglia (con soli 2 Comuni Rifiuti Free, lo 0,8% di quelli dell’intera regione), preceduta per numero di centri Rifiuti Free dall’Umbria (2 Comuni, il 2,2%) e dalla Valle d’Aosta (3 Comuni, il 4,1%).
SOLUZIONI COLLETTIVE
Un’evidenza di non poco conto è rappresentata dalle esperienze consortili: il 70% dei Comuni Rifiuti free, infatti, è legata a un consorzio.
“Risultati d’eccellenza – ha osservato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – si riscontrano in gestioni collettive in grado di garantire uniformità del servizio di raccolta, economia di scala e la possibilità d’introdurre su tanti Comuni un sistema di tariffazione basato sulle quantità di rifiuto indifferenziato prodotto. Un approccio che auspichiamo possa diffondersi presto in tutto il Paese”.
Spesso un gestore unico è in grado di assicurare maggiori vantaggi sia per l’amministrazione che per il cittadino.
“Interventi incisivi, – ha spiegato Ciafani – come l’applicazione della tariffazione puntuale, in nome del principio ‘chi inquina paga’, e la realizzazione degli impianti di riciclo e riuso, a partire dal Meridione, senza i quali l’economia circolare non esiste. Ancora, occorre una nuova norma nazionale per tartassare economicamente lo smaltimento dei rifiuti in discarica, tramite la revisione del relativo tributo speciale e la previsione di un pagamento in base ai kg pro-capite annui avviati a smaltimento”.