Il “Manuale sul dumping contrattuale nei pubblici esercizi”, è quanto previsto dalla Fioe Confcommercio per dare più stabilità ad un settore più attrattivo, competitivo e fondato sulla qualità del lavoro.
Il “Manuale” è stato presentato come uno strumento utile per fare chiarezza e contrastare una delle principali distorsioni del mercato del lavoro nel mondo della ristorazione.
L’impegno delle imprese e ruolo del Cnel
L’incontro tenuto a Roma si è aperto con i saluti istituzionali del presidente del Cnel, Renato Brunetta, che ha poi analizzato il fenomeno e le sue implicazioni per imprese e lavoratori e le possibili misure normative e contrattuali per mitigarne gli effetti e limitarne la diffusione. “Accolgo con piacere il lavoro straordinario di Fipe e Adapt. Il fenomeno del dumping è grave perché si tratta di concorrenza sleale che pesa soprattutto sul costo del lavoro. Al momento l’unica risposta è la trasparenza, raccontare il mercato come oggi. Ci sono però territori e lavoratori più fragili che devono essere aiutati e tutelati. La nostra missione come Cnel è proprio questa: proteggere i lavoratori più fragili. Potremmo immaginare una sorta di bollino per i contratti collettivi nazionali di lavoro, che garantisca la qualità del CCNL applicato. La trasparenza contrattuale sia cultura di questo paese”.
“Dire basta al dumping contrattuale significa dire basta alla concorrenza sleale a danno di imprese e lavoratori. È necessario uno sforzo aggiuntivo per tutelare e rimanere al fianco di chi si impegna a firmare contratti virtuosi, nell’interesse di un paese che merita più serietà”. Così Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, nel suo intervento di apertura, sottolineando l’urgenza di un intervento istituzionale forte e coordinato per ripristinare condizioni di equità e rispetto nel mercato del lavoro dei pubblici esercizi.
Il Manuale realizzato da Fipe-Confcommercio in collaborazione con Adapt e con il sostegno dell’Ente bilaterale nazionale del turismo, offre un quadro giuridico aggiornato e strumenti operativi per riconoscere e contrastare i contratti non rappresentativi, con l’obiettivo di favorire un cambio di passo culturale, oltre che normativo. Al suo interno è presente un’indagine che sottolinea i divari retributivi e normativi derivanti dall’applicazione di alcuni “contratti pirata”.
Il valore della contrattazione
Il contratto nazionale di FIPE viene applicato da oltre il 92% delle aziende del settore tuttavia “l’applicazione di contratti collettivi siglati da sigle prive di reale rappresentatività, con trattamenti peggiorativi rispetto a quelli previsti dal contratto di riferimento del settore, è ormai una realtà strutturale che danneggia l’intero comparto”, ha spiegato Stoppani. A subirne le conseguenze non sono solo i lavoratori, spesso privati di diritti e tutele fondamentali, ma anche le imprese che operano nella legalità e si vedono penalizzate da una concorrenza sleale.
“Il rapporto – ha proseguito Stoppani – ha evidenziato la proliferazione dei CCNL nel settore, con le conseguenti gravi differenze contrattuali e retributive che li caratterizzano. Infatti se emerge che il nostro CCNL è quello ampiamente più applicato nel settore, si registra anche il diffuso utilizzo della ‘teoria della sottrazione’ nei contratti concorrenti, esercizio che rende questi contratti solo apparentemente più convenienti, esponendo le imprese che le adottano a pesanti sanzioni e togliendo diritti ai lavoratori, spazio alla leale concorrenza, attrattività al settore e valori al lavoro. Proprio i tempi difficili richiederebbero, invece, che si debba rafforzare la ‘teoria della somma’ nei rapporti con i propri collaboratori, con addendi non necessariamente fatti solo di riconoscimenti economici, ma di valori umani e professionali, in grado di affrontare i problemi strutturali del settore, con la diminuita sua attrattività e la persistente debole produttività”.
Chi danneggia le imprese
“Il dumping contrattuale rappresenta una forma di concorrenza sleale che danneggia le imprese virtuose e i lavoratori, minando la credibilità dell’intero settore. Nonostante il CCNL di FIPE sia applicato da oltre il 92% delle aziende, la minaccia dei contratti pirata resta concreta”, ha dichiarato Riccardo Orlandi, presidente Aigrim Fipe e vicepresidente Fipe. “Il nostro impegno si articola su due fronti: un’intensa attività di sensibilizzazione delle imprese sui rischi legali ed economici di queste pratiche e la richiesta di interventi più decisi da parte degli organi di controllo. Solo attraverso un’azione coordinata tra informazione e vigilanza possiamo garantire legalità e tutele adeguate per tutti i lavoratori del settore”.
No alle scorciatoie
Inoltre, come è emerso nel corso della presentazione, le imprese che scelgono scorciatoie contrattuali rischiano gravi conseguenze sanzionatorie, sia in termini economici che reputazionali, come dimostrano le recenti sentenze della Corte di cassazione e gli interventi dell’ispettorato nazionale del lavoro. “L’Ispettorato”, spiega la Fipe Confcommercio, “in particolare, ha più volte sottolineato la possibilità di contestare alle imprese una violazione del principio di buona fede nell’applicazione del contratto collettivo, con effetti anche in sede di verifica contributiva, retributiva e previdenziale e il conseguente recupero delle differenze contributive e retributive applicate”.