I ghiacciai delle Alpi e di tutto il mondo sono in movimento; si stanno lentamente sciogliendo, con contestuali cadute di massi, la creazione di frane e anche alluvioni improvvise a valle.
La memoria impone il richiamo alle recenti frane che hanno colpito l’area alpina sul versante della Svizzera, esattamente il villaggio di Blatten, la frana di Brienz nei Grigioni, in Val Bondasca, nonché quella del Bondo (23 agosto 2017).
In Italia non possiamo non ricordare l’alluvione di Sarno e di Quindici, in Campania del 1998, nonché la nota valanga di neve e detriti che ha seppellito l’albergo di Rigopiano in provincia di Pescara, il 18 gennaio 2017.
Non tutte le frane sono dovute al cambiamento climatico, al riscaldamento globale
Il disgelo del permafrost è sempre più frequente, specie nei pendii ripidi in alta montagna, indipendentemente dalla presenza di ghiaccio; fenomeno termico che influenza la stabilità del suolo e delle stesse pareti rocciose.
Nelle varie riunioni mondiali, tra cui la prossima coop 30, si prendono accordi per attuare metodi prudenziali per salvaguardare la natura: non inquinare il terreno, i corsi d’acqua, i fiumi, nonché ampliare sistemi alternativi per la produzione di energia attraverso pannelli fotovoltaici, pale eoliche, geotermia, energia nucleare e, persino, la locomozione con batterie elettriche.
I ghiacciai si sciolgono al polo nord e anche sulle nostre Alpi
Le nevicate stagionali non sono sufficienti a reintegrare la neve che si scioglie. Alcuni fenomeni di dissesti idrogeologici dimostrano che forse anche le montagne incominciano ad invecchiare, a sentire il peso del tempo e alcune parti di montagna precipitano a valle, con o senza ghiaccio/neve, trascinando tutto quanto si incontra nel percorso.
Quando si perfora una montagna per un tunnel, per una breve galleria o per una costruzione impattante (profondi pilastri in cemento armato, pavimentazioni bituminose per la costruzione di strade), ne scaturiscono, inevitabilmente, cambiamenti del sottosuolo nella sua struttura morfologica, falde d’acqua comprese, prima di apparire in superficie sotto forma di ruscelli, torrenti e fiumi.
La catena delle Alpi e il riscaldamento del Pianeta
È tutto l’arco alpino che è sotto stress per eccessivo sfruttamento e per una probabile non oculata diligenza e/o non sufficiente rispetto da parte dell’uomo verso la natura che, se non parla, agisce. In particolare le Alpi valdostane, sono attualmente sotto pressione a causa di diversi fattori, tra i quali predominano i cambiamenti climatici e, purtroppo, anche gli incendi boschivi.
Le due scuole di pensiero
Alcuni sostengono che i segnali dei cambiamenti climatici, ovvero del riscaldamento del Pianeta, provengano da lontano e da molteplici concause e, pertanto, non ascrivibili all’uomo, se non marginalmente. Altri sostengono, invece, l’esatto contrario. Puntare il dito contro i cambiamenti climatici, quindi, è un modo semplicistico per affermare che l’uomo non ha alcuna colpa sul riscaldamento del Pianeta: del resto se non piove quando e dove dovrebbe piovere, quando e dove dovrebbe brillare il sole, quando e dove dovrebbe cadere neve in abbondanza, non è l’uomo a stabilirlo; egli non sarebbe l’attore, ma il soccombente.
Dalle Piramidi alle Alpi tra opinioni e iniziative
Molteplici sono le opinioni espresse e le iniziative adottate, quotidianamente, in Italia, a livello locale, regionale e nazionale per la così detta “lotta ai cambiamenti climatici”, ovvero al “riscaldamento globale”.
“Personalità giuridica all’Aspromonte e siti ambientali”
Parte, proprio, dal sud, da Polsi Ambiente, in Calabria, con la sua forza nella rassegna della sua quinta edizione, svoltasi nel mese di giugno scorso, una lusinghiera iniziativa che ha suscitato vivo apprezzamento e interesse anche nell’ambito della politica nazionale. Si parte dal principio del dettato della Costituzione che, dal 2022, nell’art. 9, garantisce la tutelare l’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. È bene dirlo che tale innovazione nella Costituzione è stata raggiunta grazie alla tenace volontà maturata a Saint-Vincent negli anni pregressi proprio nel convegno tenuto dal quotidiano “la Discussione”.
La proposta di Polsi rappresenta una svolta epocale tra uomo, territorio e futuro, espressa in modo forte e chiara dall’avvocato cassazionista Tommaso Marvasi, coordinatore dell’evento, durante cui sono stati trattati anche il problema dei rifiuti, dell’inquinamento e degli effetti sulla salute derivanti, in particolare, dalle plastiche ingoiate a mare dai pesci. Richiami non sono mancati all’impatto ambientale delle isole galleggianti del fotovoltaico, senza trascurare come ormai molte zone agricole sono coperte da pannelli fotovoltaici e le montagne da pale eoliche di forte impatto ambientale sotto vari aspetti, tra cui rumori molesti e mattanza di volatili.
Sono intervenuti giuristi, operatori del diritto, attivisti e studiosi i cui temi sono stati riportati durante la rassegna nel citato quotidiano, con un programma intenso, pieno di sorprese, ma anche di aspettative e di promesse significative per il futuro.
Milano-Cortina 2026
I lavori per la pista Eugenio Monti di Cortina d’Ampezzo, tra apprezzamenti e dissapori, proseguono secondo il così detto crono-programma. Trattasi dell’opera per i giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano Cortina 2026, ove si svolgeranno le gare di Bob, skeleton e slittino. All’esigenza di dover abbattere centinaia di alberi di alto fusto per la realizzazione delle opere murarie, in cemento armato e in legno, vi sono anche le promesse e le aspettative per l’attuazione della così detta ‘compensazione’. Si prevede, infatti, ‘la modellazione ambientale’ nella piantumazione di migliaia di alberi, in sostituzione di quelli eliminati.
Sono state eliminate piante di una certa consistenza, un intervento non indolore, in alta montagna, con ripercussioni, inevitabili, sull’eco-sistema, sebbene si spera, in via transitoria. Sono stati costruiti impianti ritenuti necessari per il riscaldamento degli atleti e lungo la pista per portare il liquido refrigerante per mantenere la consistenza del ghiaccio. Un esperto afferma che “Tutta l’opera verrà ricoperta con una struttura in acciaio e comunque tutto quanto mitigato a verde e di conseguenza l’impatto paesaggistico risulta minimo.”
“Oggi abbiamo una riqualificazione di una struttura che riprende vita al di là delle polemiche che vi sono state in merito al taglio degli alberi…” “…però ne riverranno piantumati altri 10.000. Ci sono già delle tempistiche di ripiantumazione del territorio, previste subito dopo le Olimpiadi.”
È proprio il caso di dire che: “se sono fiori fioriranno”.