Ieri è stata una delle giornate più sanguinose dall’inizio della guerra a Gaza: 84 i morti registrati, di cui almeno 73 nei pressi di centri per la distribuzione di aiuti. Tra i luoghi colpiti figura Zikim, a nord-ovest di Gaza City, dove l’esercito israeliano (Idf) ha aperto il fuoco contro un gruppo di civili in attesa di camion con farina. Scene simili anche a Rafah, nel sud della Striscia. Secondo fonti ospedaliere, molti dei feriti sono in condizioni gravi. L’Idf ha affermato che in zona erano stati identificati “sospetti” che si erano avvicinati troppo alle truppe, nonostante gli avvertimenti. I soldati avrebbero sparato “colpi di avvertimento”. Tuttavia, l’incidente è avvenuto vicino a centri umanitari americani gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), sollevando forti polemiche sull’uso della forza in zone civili e sulla trasparenza dell’operazione. Il bilancio delle ultime 48 ore parla di almeno 116 vittime, 38 delle quali uccise mentre erano in fila per ricevere aiuti. In molti casi, gli attacchi sono avvenuti vicino ai punti di distribuzione concordati tra Israele e Stati Uniti dopo lo stop imposto alle agenzie ONU. Nel mezzo del caos, l’Idf ha ordinato ieri l’evacuazione del settore sud-ovest di Deir al-Balah, nel cuore della Striscia, in preparazione della prima operazione terrestre nel centro di Gaza dall’inizio del conflitto. “Stiamo espandendo le attività in una zona dove finora non avevamo operato”, ha dichiarato su X il portavoce Avichay Adraee, esortando la popolazione a spostarsi verso l’area di Mawasi.
Proteste a Tel Aviv e tensioni con Trump
Sempre ieri sera, migliaia di israeliani sono tornati a manifestare a Tel Aviv per chiedere un accordo che garantisca il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. La protesta, guidata da familiari degli ostaggi, si è diretta verso l’ambasciata USA con un messaggio chiaro al presidente Donald Trump: “Salvate gli ostaggi, mettete fine alla guerra”. Secondo Axios, tra i consiglieri di Trump sta montando l’irritazione per la condotta del premier israeliano Benjamin Netanyahu. “Sta agendo come un pazzo”, ha dichiarato un alto funzionario USA, riferendosi all’intervento militare in Siria e ai bombardamenti su Gaza, incluso quello che ha colpito la chiesa cattolica della Sacra Famiglia. Trump avrebbe telefonato direttamente a Netanyahu per chiedere spiegazioni dopo la morte di Saif Musalt, palestinese-americano ucciso in Cisgiordania. Le accuse che circolano nei corridoi della Casa Bianca parlano di un premier sempre più isolato e guidato solo da logiche politiche interne. “È come un bambino che non sa come comportarsi”, ha commentato una fonte dell’amministrazione. Secondo fonti israeliane, però, un accordo tra Hamas e Israele per la liberazione degli ostaggi potrebbe arrivare entro due settimane, grazie alla mediazione del Qatar.
Pizzaballa a Gaza: “Non siete dimenticati”
Mentre i raid continuano, il patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha presieduto la messa nella chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, unica parrocchia cattolica della Striscia. Il 17 luglio, la chiesa è stata colpita da un missile israeliano che ha causato tre morti e diversi feriti, tra cui il parroco, padre Gabriele Romanelli. “La situazione resta gravissima”, ha detto ieri il sacerdote, intervistato dai media vaticani.
Siria: oltre 900 morti a Sweida
Nel sud della Siria, nella città di Sweida, è entrato in vigore un cessate il fuoco dopo giorni di violenti scontri settari tra beduini e drusi che hanno causato oltre 940 morti. Le forze governative si sono ritirate e i combattenti beduini hanno lasciato la città. Lo ha confermato il ministero dell’Interno siriano. Francia e Stati Uniti hanno accolto positivamente il cessate il fuoco. L’inviato USA, Tom Barrack, ha esortato le fazioni a “deporre le armi ora” per evitare nuovi cicli di vendetta. Gli Stati Uniti, insieme a Israele e Giordania, hanno mediato il ritiro delle forze siriane. Intanto, Israele ha annunciato l’invio di aiuti medici a un ospedale della città, a maggioranza drusa, sottolineando il proprio sostegno alla minoranza considerata leale e integrata nello Stato ebraico.
Iran: colloqui il 27 luglio
Si terranno il 27 luglio a Ginevra i colloqui tra Iran e i tre Paesi europei firmatari dell’accordo sul nucleare del 2015 (Francia, Germania, Regno Unito). I negoziati erano stati interrotti dopo un attacco congiunto USA-Israele in territorio iraniano, parte della cosiddetta “guerra dei 12 giorni”. Teheran ha annunciato di aver completato la riparazione delle proprie difese anti-aeree, danneggiate durante gli attacchi. Il generale Mahmoud Mousavi ha accusato Israele e Stati Uniti di aver agito insieme, definendoli “complici di crimini”. Il clima resta teso, ma l’apertura ai colloqui segna un possibile spiraglio diplomatico.