La Commissione europea ha presentato il nuovo Quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2028-2034: un progetto da 2.000 miliardi di euro, il più ambizioso mai proposto, secondo la presidente Ursula von der Leyen. Ma l’annuncio ha immediatamente innescato una tempesta politica: diversi Stati membri, Germania in testa, hanno definito l’incremento “inaccettabile”. Il piano prevede un aumento del contributo nazionale lordo dall’1,13% all’1,26%, con nuove risorse proprie come accise su tabacco, rifiuti elettronici e profitti delle grandi imprese. Tra le voci principali, 865 miliardi saranno destinati ai “Piani di partenariato nazionali e regionali”, che accorpano fondi agricoli, di coesione e sviluppo rurale. Ma proprio l’agricoltura subirà un taglio: da 378 a 300 miliardi, scatenando la protesta di Coldiretti e Cia, che parlano di “disastro annunciato”. La Germania ha espresso il suo dissenso con una nota ufficiale: “Non possiamo accettare un aumento complessivo del bilancio in un momento in cui tutti gli Stati stanno cercando di consolidare i propri conti pubblici” ha dichiarato il portavoce Stefan Kornelius. Anche l’Olanda ha criticato la proposta, chiedendo una gestione più efficiente dei fondi esistenti. Von der Leyen ha difeso il progetto: “È più ampio, più intelligente, più incisivo. È un investimento nel futuro dell’Europa”. Ma il Parlamento europeo ha già sollevato dubbi sull’architettura e sulla riduzione del controllo democratico, mentre alcuni commissari sarebbero stati tenuti all’oscuro fino all’ultimo. Il negoziato si preannuncia lungo e complesso. L’Europa è chiamata a trovare un equilibrio tra ambizione e sostenibilità, in un contesto geopolitico sempre più instabile.