venerdì, 11 Luglio, 2025
Società

Ecomafie, reati record: affari per 9,3 miliardi

Crescono denunce e arresti, aumenta la corruzione negli appalti ambientali. Legambiente: “Servono norme più severe e controlli rigorosi per arginare l’illegalità”

In Italia l’assalto delle ecomafie all’ambiente non conosce tregua e si intreccia sempre più con il fenomeno della corruzione. Il rapporto ‘Ecomafia 2025’ di Legambiente, presentato ieri a Roma, evidenzia un netto peggioramento dei dati rispetto agli anni precedenti: nel 2024 sono stati accertati 40.590 reati ambientali, con una crescita del 14,4% rispetto al 2023. Numeri drammatici, che corrispondono a una media di 111,2 reati al giorno, ovvero circa 4,6 ogni ora. Parallelamente, cresce anche il numero di persone denunciate, che sale a 37.186 (+7,8%), mentre il giro d’affari legato alle attività criminali ambientali raggiunge i 9,3 miliardi di euro, aumentando di mezzo miliardo rispetto al 2023. Si espande inoltre la presenza mafiosa nel settore, con 11 nuovi clan che si aggiungono alla già vasta rete di organizzazioni criminali coinvolte, arrivando a 389 clan censiti dal 1995.
Altro dato allarmante è quello relativo alla corruzione negli appalti ambientali: dal 1° maggio 2024 al 30 aprile 2025, Legambiente registra 88 inchieste (+17,3%) con 862 persone denunciate (+72,4%). Tali inchieste riguardano diversi ambiti, dalla realizzazione di infrastrutture alla gestione dei rifiuti urbani, fino alla depurazione e alle autorizzazioni ambientali per le imprese.

Arginare l’illegalità

Sono numeri, questi, che chiaramente rappresentano una sfida sempre più difficile per il Paese, che necessita di un’azione coordinata e incisiva per arginare l’illegalità diffusa. Proprio per questo, insieme al rapporto, Legambiente ha proposto un pacchetto di 12 misure che spaziano dal recepimento della direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, previsto entro maggio 2026, al potenziamento dei controlli ambientali e alla definizione di un Piano nazionale contro l’abusivismo edilizio. “L’Italia deve accelerare nella lotta alla criminalità ambientale”, le parole di Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente, “recependo rapidamente la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente. È indispensabile contrastare quei fenomeni di illegalità che compromettono la competitività delle imprese sane e ostacolano la transizione ecologica e la decarbonizzazione del Paese. Questo rapporto si inserisce nella campagna nazionale per un ‘Clean Industrial Deal made in Italy’, che punta a decarbonizzazione, competitività e legalità”.
Secondo il Responsabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente, Enrico Fontana, “le mafie e la corruzione negli appalti pubblici rappresentano una minaccia concreta per il tessuto economico e sociale italiano. Servono interventi decisi, a partire da un maggiore controllo sulla diffusione di pesticidi illegali e un contrasto più forte all’abusivismo edilizio”.

Analisi dettagliata per settore

Analizzando in dettaglio i dati forniti da forze dell’ordine e Capitanerie di porto, emergono alcune criticità specifiche. Il settore del cemento, dall’abusivismo edilizio alle cave illegali, fino agli appalti per opere pubbliche, resta in cima alla lista con 13.621 reati (+4,7% rispetto al 2023), pari al 33,6% del totale nazionale. Segue il ciclo illegale dei rifiuti, che registra un’impennata del 19,9% con 11.166 reati. Anche i reati contro gli animali segnano un incremento significativo (+9,7%), toccando quota 7.222 illeciti penali. Particolarmente preoccupante è l’aumento dei reati contro il patrimonio culturale, che nel 2024 raggiungono quota 2.956 (+23,4%).
Nel comparto agroalimentare, nonostante una lieve diminuzione dei controlli (-2,7%), crescono reati e illeciti amministrativi (+2,9%), con un significativo aumento degli arresti (+11,3%). Complessivamente, gli illeciti amministrativi rilevati sono stati 69.949 (+9,4%), circa 191,6 al giorno.

Delitti gravi

Per quanto riguarda i delitti più gravi previsti dal Codice penale, il reato di inquinamento ambientale guida la classifica con 299 illeciti contestati su un totale di 971 (+61,3%). Un risultato significativo, che testimonia l’efficacia della legge 68 del 2015: da giugno 2015 a dicembre 2024 sono stati accertati 6.979 illeciti, con 12.510 persone denunciate, 556 arresti e 1.996 sequestri. Il 42,6% dei reati ambientali si concentra nelle regioni storicamente caratterizzate dalla presenza mafiosa: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. La Campania, con 6.104 reati, è la regione più colpita, seguita dalla Puglia (4.146) e dalla Sicilia (9,4%). La Calabria conferma il quarto posto con 3.215 reati, seguita dal Lazio che registra un aumento consistente (+20,6%) e supera la Toscana.
A livello provinciale, Napoli resta la provincia con il maggior numero di reati (2.313), seguita da Bari (1.526) e Salerno (1.321). Roma, quarta, registra 1.021 reati ambientali. Notevole l’ascesa di Cosenza, quinta con 963 illeciti penali, e l’ingresso di Genova e Ancona nella top ten provinciale.

Corruzione ambientale

Nel settore della corruzione ambientale, la Campania si conferma al primo posto con 17 inchieste, seguita dalla Lombardia (16), dalla Puglia (10), Sicilia, Lazio (8) e Calabria (6). La Puglia guida la classifica per arresti (96), mentre il Lazio registra il maggior numero di denunciati (154). Dal 2010 a oggi, Legambiente ha censito 1.560 inchieste per corruzione ambientale, con 9.133 arresti, 12.374 denunciati e 2.532 sequestri. Numeri che dimostrano come il fenomeno sia profondamente radicato e in continua crescita.

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