venerdì, 11 Luglio, 2025
Cultura

La Reggia di Venaria Reale: la cultura e l’arte viatico di dialogo, incontro e progresso

Oggi ci soffermeremo sulla descrizione della Reggia di Venaria Reale a Torino, sito UNESCO e patrimonio dell’Umanità dal 1997, ristrutturata tra il 1999 ed il 2007, divenuta una delle località più visitate d’Italia insieme al famosissimo museo Egizio della stessa città.

Si parlerà del restauro, della sua storia e del significato che tale opera testimonia per la collettività, al termine di alterne vicende che l’hanno vista trasformarsi da Reggia a caserma ed infime a monumento di interesse globale.

Per il suo restauro negli anni 90 del secolo scorso furono stanziati 300 milioni di euro, 50 elargiti dal Ministero della cultura, 80 dalla Regione Piemonte, 170 dall’Unione Europea nel segno del superiore interesse artistico al di sopra e al di fuori delle competizioni ideologiche e politiche.

Attualmente la Reggia è uno dei più fiorenti centri per congressi, mostre ed eventi culturali più importanti d’Italia, a significare come l’investimento sull’arte, sulla storia e sulla cultura possano, se opportunamente valorizzati, innescare un circolo virtuoso per l’economia, producendo benessere, ricchezza e, attraverso la contemplazione della bellezza, predisporre lo spirito alla lietezza ed al conseguimento di valori alti ed universali.

Storia della Reggia

Gli ambiziosi “Duchi di Savoia” nel XVII secolo aspiravano ad elevare il loro rango a quello delle Monarchie assolute europee e per lo scopo desideravano ingrandire ed abbellire il loro Regno progettando una “corona” (a similitudine del collare della santissima annunziata) di castelli e di Reggie intorno alla città di Torino. Parliamo del castello di Moncalieri (TO), la palazzina di caccia di Stupinigi (TO), il castello di Rivoli (TO), il castello ducale di Aglié, il castello di Racconigi (CN), il castello di Pollenzo a Bra (CN) ed il castello di Govone (CN).

L’intraprendente ed attiva casa dinastica, come sappiamo, raggiunse il suo scopo fino a diventare nel 1861 Monarchia regnante in Italia, fu Carlo Emanuele II nel 1658 che incaricò l’architetto Amedeo di Castellamonte di produrre un progetto dopo aver acquistato poderi e terreni da destinare allo sfogo venatorio quale esercizio per l’arte della guerra nella quale i Duchi volevano essere pari agli altri regnanti europei: la reggia fu dedicata infatti alla dea della caccia Diana.

Nel 1716 Vittorio Amedeo II affidò la continuazione della costruzione all’architetto Filippo Juvarra ed infine, nel 1739, alla morte dello Juvarra, Carlo Emanuele III scelse l’architetto Benedetto Alfieri per il completamento dell’opera che avvenne nel 1761.

Durante l’epopea napoleonica il palazzo fu spogliato di molti arredi ed opere d’arte ed il complesso fu adibito ad uso militare di proprietà dell’omonimo demanio. Questa destinazione fu mantenuta fino alla fine della seconda guerra mondiale per trasmettersi successivamente alla tutela del Ministero della Cultura.

Nel periodo in cui la Reggia ha ospitato reparti militari dal 1851 al 1871 , la struttura alloggiò anche il famoso Reggimento di artiglieria terrestre a cavallo “VOLOIRE” (reparto tra i più significativi della tradizione dell’Esercito, oggi di stanza a Vercelli anche con compiti di rappresentanza), la Scuola di Cavalleria ed il V Reggimento di artiglieria terrestre.

Dopo il secondo conflitto mondiale la Reggia fu abbandonata, degradandosi, tranne qualche eccezionale intervento di manutenzione, fino alla realizzazione delprogetto di restauro.

La Reggia oggi

Il complesso di Venaria Reale è stato restaurato, arredato recuperando opere d’arte originariamente presenti e trasmigrate in altri palazzi, con l’aggiunta di nuovi arredi, rifatti secondo lo stile dell’epoca.

Nella galleria grande, nelle vecchie scuderie ed in altri locali vengono organizzati eventi, mostre, incontri culturali che suscitano passione ed interesse tra i visitatori che accorrono in gran numero.

Cultura ed arte come strumento di comunicazione ed incontro

L’opera testimonia alle generazioni che la cultura e l’arte possono abolire le barriere ideologiche e politiche, costruendo ponti di dialogo che favoriscono lo sviluppo del progresso umano, attraverso la contemplazione della bellezza e dello stile.

L’augurio che porgiamo è che l’Italia, multicolore, variegata, trabordante di cultura, usi, tradizioni, natura, possa essere un pacifico crocevia per alimentare la fioritura del dialogo, del progresso delle scienze e della tecnica, senza strumentalizzazioni o interessi di parte, educando al bello ed al buono.

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