Ieri notte, la Russia ha lanciato il più grande attacco aereo dall’inizio della guerra: 728 droni e 13 missili, molti abbattuti dall’aeronautica ucraina. Sono stati colpiti obiettivi strategici, inclusi aeroporti militari e impianti come lo stabilimento Motor di Lutsk e l’aeroporto di Ozernoye. Mosca ha riferito anche di aver abbattuto 86 droni ucraini. Nel frattempo si prepara l’apertura a Roma della Conferenza internazionale per la ripresa dell’Ucraina (Urc2025), co-organizzata dai governi italiano e ucraino. Un evento cruciale, al quale parteciperanno circa 5.000 delegati da oltre 90 Paesi, in un momento di forte tensione militare e diplomatica. Secondo il Ministero degli Esteri italiano, si tratta del più importante appuntamento internazionale dedicato alla ricostruzione dell’Ucraina. Sono attese 100 delegazioni governative, 40 organizzazioni internazionali, comprese le principali banche di sviluppo, e oltre 2.000 imprese, di cui 500 italiane. Previste anche 500 testate accreditate. I lavori si articoleranno in quattro aree tematiche: imprenditoriale, umana, locale e regionale, e il percorso di riforme verso l’adesione all’UE. È prevista anche una sezione culturale sulla tutela del patrimonio nelle zone colpite. La giornata di domani sarà inaugurata dal premier Giorgia Meloni, che accoglierà i capi di Stato e di governo dalle ore 10 presso il Centro Congressi La Nuvola. Seguirà la sessione plenaria, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani aprirà alle 8.30 la Conferenza dei Donatori, centrata sui finanziamenti alla ripresa. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella concluderà la giornata con un intervento serale, seguito dall’inaugurazione di una mostra sul patrimonio culturale al Museo delle Civiltà.Tajani ha dichiarato che “sostenere Kiev, oltre che un dovere morale, è un’opportunità straordinaria di crescita comune”, sottolineando il valore aggiunto che le imprese italiane possono portare alla ricostruzione.
Zelensky: “Sanzioni più dure”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito l’attacco una “prova ulteriore” della necessità di inasprire le sanzioni, in particolare contro il settore energetico russo. Ha chiesto misure “dolorose” per colpire il petrolio che, secondo Kiev, ha finanziato per oltre tre anni la macchina bellica del Cremlino. Zelensky ha esortato i partner occidentali ad agire con determinazione: “Chi vuole la pace deve agire”. Nonostante la tensione crescente, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che Mosca si aspetta un terzo ciclo di colloqui con l’Ucraina. Tuttavia, ha anche ribadito che le forze russe stanno “avanzando e creando zone cuscinetto” per proteggere le regioni di confine.
Trump: armi a Kiev, Mosca minimizza
Il presidente americano Donald Trump ha confermato l’intenzione di inviare nuove armi all’Ucraina e ha definito “molto dure” le sanzioni in valutazione contro Mosca. “Putin sta uccidendo molte persone, anche i suoi stessi soldati”. Dalla Russia, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha replicato che “la fornitura di armi a Kiev non favorisce una soluzione pacifica”, mentre Peskov ha liquidato le parole di Trump come parte del suo “stile duro”, ribadendo comunque l’intenzione di proseguire il dialogo con Washington. Il Cremlino ha anche risposto con scetticismo alla notizia secondo cui Trump, in un incontro privato del 2024, avrebbe minacciato di bombardare Mosca in caso di aggressione all’Ucraina: “Non sappiamo se sia vero, ci sono molte fake news”, ha detto Peskov.
Crosetto: “Quasi un milione di morti russi”
Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha espresso forte preoccupazione per la tenuta del fronte ucraino e per la strategia russa. “I soldati sono la risorsa più deperibile: mentre in Ucraina la popolazione è limitata, per Putin i morti non contano. Parliamo di quasi un milione di morti russi”, ha affermato. Crosetto ha poi descritto un quadro inquietante: un esercito russo di 1,6 milioni di effettivi, con 5 milioni in riserva, stipendi in aumento per attrarre nuovi militari, una produzione di armamenti superiore a quella della Guerra Fredda, e una macchina bellica che coinvolge l’intera economia nazionale.
L’Europa divisa sulle sanzioni
Infine, ieri la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha pronunciato una sentenza di condanna contro la Russia, riconoscendo “gravi violazioni del diritto internazionale” sin dalla primavera del 2014. Secondo il presidente della Corte, l’intento di Mosca è stato fin dall’inizio quello di “distruggere lo Stato ucraino”. Nonostante gli appelli all’unità, l’Unione Europea non ha ancora raggiunto un accordo sul 18º pacchetto di sanzioni contro la Russia. La Slovacchia ha bloccato l’intesa, mentre resta irrisolta la questione del tetto massimo al prezzo del petrolio. Il tema sarà nuovamente discusso venerdì al Coreper, con l’obiettivo di arrivare a una decisione definitiva al Consiglio Affari Esteri di martedì.