martedì, 8 Luglio, 2025
Esteri

Gaza, si tratta a Doha ma i raid continuano: Trump vede Netanyahu, “Buone chance di intesa”

Il summit alle 00.30 ora italiana. Trump: "Possibile intesa la prossima settimana". Bbc: "Hamas ha perso l'80% del controllo di Gaza".

Mentre a Doha si sono riaperti ieri sera i colloqui indiretti tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, i bombardamenti continuano e il bilancio delle vittime cresce. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, alla vigilia dell’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu previsto per questa notte a Washington, ha dichiarato che “ci sono buone possibilità di raggiungere un accordo con Hamas già la prossima settimana”. Il negoziato, mediato da Qatar ed Egitto, punta a ottenere una tregua di 60 giorni e il rilascio di ostaggi israeliani ancora prigionieri a Gaza, in cambio della liberazione di detenuti palestinesi. Una fonte palestinese vicina ai colloqui ha riferito che le discussioni si stanno ora concentrando sui meccanismi di attuazione dell’intesa. Tuttavia, la prima sessione si è chiusa senza risultati: secondo fonti palestinesi, la delegazione israeliana sarebbe arrivata a Doha con un mandato negoziale limitato, “priva dei poteri reali necessari a concludere un accordo”. Netanyahu aveva definito “inaccettabili” alcune modifiche proposte da Hamas al piano sostenuto dagli Stati Uniti. Intervenendo ieri prima di salire a bordo dell’Air Force One, Trump ha detto che “molti ostaggi sono già stati liberati” e che “per quanto riguarda i restanti, ci sono buone chance di concludere positivamente già nei prossimi giorni”. Il faccia a faccia con Netanyahu, previsto per le 00:30 ora italiana, sarà determinante per comprendere se la proposta americana riuscirà a sbloccare lo stallo.

UE: “Gli aiuti a Gaza siano indipendenti”

Sul piano umanitario, l’Unione Europea ha lanciato un appello affinché gli aiuti umanitari non siano strumentalizzati. “Non crediamo che possano essere privatizzati. Devono essere indipendenti e neutrali”, ha dichiarato un portavoce della Commissione, sottolineando l’urgenza di attivare le infrastrutture esistenti per portare soccorsi alla popolazione civile, stremata dalla fame e dai continui bombardamenti.

Gaza devastata: 105 morti in 24 ore

Nel frattempo, Gaza continua a bruciare. Secondo il ministero della Sanità locale, almeno 105 persone sono morte e oltre 350 sono rimaste ferite nelle ultime 24 ore. Il bilancio più pesante è stato registrato a Gaza City, dove 56 persone hanno perso la vita, di cui 30 in un bombardamento contro due abitazioni che ospitavano sfollati nel quartiere di Sheikh Radwan. Colpito anche l’ospedale Al Rimal, dove sei persone sono morte e 15 sono rimaste ferite, tra cui un neonato di cinque mesi. Secondo alcune fonti sanitarie locali, sette persone sarebbero state uccise mentre erano in fila per ricevere gli aiuti umanitari, una dinamica già vista troppe volte da inizio conflitto.

Hamas ammette: “perso l’80% di Gaza”

In un’intervista alla BBC, un alto ufficiale delle forze di sicurezza di Hamas ha ammesso che l’organizzazione ha ormai perso l’80% del controllo del territorio. “Siamo realisti: la struttura di sicurezza è completamente crollata. La maggior parte dei leader è stata uccisa e non esiste più alcun controllo sul terreno”, ha dichiarato il funzionario, aggiungendo che i tentativi di riorganizzazione durante la precedente tregua di 57 giorni sono stati vanificati dalla ripresa degli attacchi israeliani a marzo. A confermare il caos crescente, la presa di posizione del leader del clan beduino Abu Shabab, Yasser Abu Shabab, che in un’intervista a Ynet ha dichiarato che la “fine di Hamas è vicina” e ha definito il movimento islamista “un gruppo vile e spregevole”. Il suo clan, attivo tra Negev e Sinai, sostiene l’Autorità Nazionale Palestinese e combatte Hamas sul terreno. “Chi uccide e rapisce bambini non può giudicare gli altri. La popolazione comincia a ribellarsi”.

Israele attacca gli Houthi, l’Iran promette vendetta

Sul fronte regionale, la tensione si allarga. Ieri l’esercito israeliano ha colpito obiettivi Houthi in Yemen, tra cui i porti di Hodeidah, Ras Issa e Salif, nonché una centrale elettrica. Poco dopo, sono stati segnalati due missili lanciati dallo Yemen verso Israele, attacchi per i quali sono scattate le sirene antiaeree in diverse zone del paese. La risposta dell’Iran non si è fatta attendere. A margine di un incontro dei BRICS a Rio de Janeiro, il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha dichiarato che Teheran “si difenderà sempre” e “riterrà responsabili gli aggressori”. Parole dure rivolte a Stati Uniti e Israele, che secondo il presidente iraniano Masoud Pezeshkian avrebbero danneggiato le installazioni nucleari del Paese “al punto da impedirne qualsiasi ispezione”.

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