Elon Musk ha ufficializzato la nascita dell’“America Party”, un nuovo soggetto politico che promette di rompere il duopolio tra Democratici e Repubblicani. L’annuncio, avvenuto il 4 luglio sulla piattaforma X, ha immediatamente acceso il dibattito politico. Secondo un sondaggio di Quantus Insights, il 40% degli americani si dice disposto a sostenere un partito guidato da Musk. Ma dietro i numeri si cela una realtà più complessa: gran parte di questo consenso proviene da elettori già vicini al mondo conservatore, e in particolare a Donald Trump. Nonostante le recenti frizioni tra i due, culminate in uno scontro pubblico sulla riforma fiscale, Trump continua a godere di un consenso solido e radicato. Il suo messaggio anti-establishment, la retorica diretta e la capacità di mobilitare le masse restano senza pari. “Più voci contro il sistema corrotto sono benvenute,” ha dichiarato un portavoce del GOP, “ma il vero leader del cambiamento resta Donald J. Trump.” L’America Party, secondo alcuni analisti, potrebbe fungere da catalizzatore per l’elettorato indipendente, ma difficilmente riuscirà a scalfire la base trumpiana. Anzi, la presenza di Musk sulla scena potrebbe rafforzare il fronte conservatore, spostando il dibattito ancora più a destra e costringendo i Democratici a rincorrere temi che finora avevano evitato. Musk, con il suo seguito imponente sui social e la sua influenza nei settori chiave dell’economia, rappresenta una figura di rottura. Ma Trump, con la sua esperienza politica e il radicamento territoriale, resta il punto di riferimento per milioni di americani. In molti vedono nell’America Party un’operazione complementare, non alternativa, al progetto trumpiano. Con le elezioni del 2026 all’orizzonte e il 2028 già nel mirino, la destra americana si prepara a una nuova fase: più articolata, più mediatica, ma sempre sotto l’ombra lunga di Donald Trump.
