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Imprese più fiduciose, consumatori in calo: l’economia italiana a doppia velocità

venerdì, 27 Giugno 2025
1 minuto di lettura

A giugno 2025 l’economia italiana mostra segnali contrastanti: mentre la fiducia delle imprese continua la sua risalita per il secondo mese consecutivo, quella dei consumatori registra un lieve arretramento. Lo evidenziano i dati diffusi oggi dall’Istat, che fotografano un clima di fiducia in chiaroscuro. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese sale da 93,1 a 93,9, un incremento che riflette una dinamica positiva nella maggior parte dei settori produttivi. Migliorano infatti le aspettative nel comparto manifatturiero (da 86,6 a 87,3), nelle costruzioni (da 102,1 a 103,4) e nei servizi di mercato (da 94,5 a 95,6). Unica eccezione è il commercio al dettaglio, in flessione da 102,8 a 101,9, a causa di un calo marcato della fiducia nella grande distribuzione.
Le componenti prospettiche trainano il recupero dell’industria: crescono le attese sulla produzione e le scorte sono percepite in decumulo, sebbene i giudizi sugli ordini risultino in calo. Anche nelle costruzioni migliora l’ottimismo sull’occupazione, mentre rimane stabile la valutazione sugli ordini. Nei servizi, si rafforzano i giudizi su ordini e andamento degli affari, con un balzo nei comparti di trasporto e logistica, a fronte di una contrazione nei servizi turistici.

Consumatori

Sul fronte dei consumatori, invece, l’indice di fiducia scende da 96,5 a 96,1, interrompendo la breve ripresa di maggio. Il peggioramento riguarda tutte le componenti dell’indice, ad eccezione dei giudizi e delle attese sulla situazione economica generale e delle attese sulla disoccupazione, che restano positive. In particolare, il clima economico aumenta da 97,5 a 99,6, mentre rimane stabile il clima futuro (93,7). Peggiorano invece il clima personale (da 96,1 a 94,8) e quello corrente (da 98,6 a 97,9). Il quadro complessivo suggerisce una crescente fiducia da parte delle imprese, sostenuta da prospettive di produzione e occupazione, ma anche un consumatore ancora cauto, frenato probabilmente dall’incertezza economica e dall’evoluzione del mercato del lavoro.

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