“Denunciare si può, si deve e conviene”. È quanto sostiene il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli nel tirare le somme della dodicesima edizione della Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”. Con un primo dato significativo: nel 2024 sono stati a rischio 276mila posti di lavoro regolari, il 30% delle imprese ha percepito un peggioramento dei livelli di sicurezza. Per questo secondo il leader di Confcommercio : “Continuare a investire nella cultura della legalità”. Mentre per il sottosegretario Molteni: “L’asticella della sicurezza va tenuta alta”.
I costi: 39.2 miliardi
Nel 2024 l’illegalità è costata alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi 39,2 miliardi di euro e ha messo a rischio 276mila posti di lavoro regolari. Nel dettaglio, 10,3 miliardi di euro vengono dall’abusivismo commerciale,7,4 miliardi dall’abusivismo nella ristorazione, 5,1 miliardi dalla contraffazione e 5,4 miliardi dal taccheggio. Ci sono poi 7,1 miliardi imputabili a ferimenti, assicurazioni e spese difensive, per chiudere con la cyber criminalità che ha inciso per 3,9 miliardi. I dati emergono dalla ricerca “Più sicurezza per territori, imprese e città”, realizzata dall’Ufficio Studi Confcommercio e presentata in occasione del forum. Per la Confederazione sostenere la cultura della legalità è condizione essenziale per lo sviluppo economico e sociale.
Livelli sicurezza in calo
Dall’indagine emerge poi che il 30% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2024. A partire dai furti, stimati in aumento dal 28% degli imprenditori (+4,5% rispetto al 2023), seguiti da atti di vandalismo e spaccate (25,4%, +4,3 punti) e dalle rapine(25,3%, +6,4%). L’usura, che negli ultimi anni era stato il crimine segnalato più in crescita, scende al 20,6% (-3,8%).
Più esposizione a rischi
Quasi un imprenditore su tre (31,3%) teme che la propria impresa possa essere esposta al rischio di fenomeni criminali. Sono sempre i furti sono il crimine che preoccupa maggiormente gli imprenditori in termini di sicurezza personale, dei propri collaboratori e della propria impresa (33,2%).
Baby gang, nuova emergenza
Il 21,3% degli imprenditori dichiara di aver riscontrato episodi criminali legati alla presenza di “baby gang” nella zona di operatività dell’impresa e di questi quasi la metà (48%) è preoccupato per la propria attività. Tre imprenditori su dieci temono il fenomeno della “mala movida”, soprattutto per il degrado urbano (49,5%) e per atti di vandalismo e danneggiamenti alle strutture(45,8%).
Usure ed estorsioni
Il 27,7% degli imprenditori ha avuto notizia di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività e il 25,8% teme di essere esposto a questi fenomeni. Di fronte a questi crimini il 63,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, il 50,5% si rivolgerebbe alle associazioni di categoria e alle organizzazioni antiusura, il 22,1% non saprebbe cosa fare.
Abusivismo e contraffazione
Il 60,1% delle imprese del terziario si ritiene penalizzato dall’abusivismo e dalla contraffazione a causa soprattutto della concorrenza sleale (50,1%) e della riduzione dei ricavi (23,1%).
Investire in sicurezza
Più di otto imprese su dieci (82,9%) hanno investito negli ultimi anni in misure per la sicurezza, soprattutto in sistemi di videosorveglianza (64,3%) e di allarmi antifurto (53,4%).
Quando si parla di sicurezza bisogna tenere presente che “non conta solo il dato ma anche come viene raccontato. Guardiamo la nostra ricerca: si dice che il 30% delle imprese del terziario percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2024,ed è vero. Fa però un altro effetto notare che il 70% non percepisce un peggioramento”. E che “i dati percepiti, il cosiddetto ‘sentiment’ vanno sempre associati con i dati oggettivi. Per esempio, il reato violento per eccellenza, l’omicidio, è ormai in costante diminuzione in Italia in questi anni. Inoltre, rispetto al passato, c’è una propensione maggiore a denunciare”.
Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, è entrato nel vivo del suo intervento in occasione di “Legalità ci piace!”, ricordando poi per l’ennesima volta che “denunciare si può, si deve e conviene” e che l’aumento delle denunce “è un ottimo segnale che deriva anche da un clima generale a cui ha contribuito certo lo stesso Governo Meloni. Denunciare è infatti un sintomo di fiducia nello Stato e nelle sue possibilità di intervento”.