giovedì, 29 Maggio, 2025
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Cultura

1 milione di specie viventi su 8 a rischio estinzione

Qualche giorno fa è ricorsa la Giornata Internazionale per la Biodiversità dedicata quest’anno alla crisi climatica, alle energie alternative e allo sfruttamento delle risorse naturali. Proprio quest’ultime stanno seriamente mettendo a rischio i nostri ecosistemi minacciando la sopravvivenza dell’1% del totale delle specie esistenti

“Il nostro potere, il nostro Pianeta”. E’ stato questo il titolo della Giornata Internazionale per la Biodiversità 2025, per spingere tutti a una riflessione sulla crisi climatica, sullo sfruttamento delle risorse naturali e sulle energie alternative. Una celebrazione che è stata proclamata dalle Nazioni Unite per commemorare l’adozione del testo della Convenzione per la Diversità Biologica del 1992, con lo scopo di aumentare la comprensione e la consapevolezza dei problemi legati alla biodiversità e celebrare, di contro, la ricchezza della vita, a livello di ecosistemi, specie e geni, sul nostro Pianeta.

Purtroppo dal Rapporto Annuale sulla Biodiversità in Italia tracciato dal National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità, arrivano solo notizie allarmanti: degli oltre otto milioni di specie viventi presenti sulla Terra, un milione è a rischio estinzione. Più dell’80% degli habitat in Europa versa in cattivo stato di conservazione con ripercussioni sui servizi ecosistemici.

In Italia presenti la metà delle specie vegetali e un terzo di quelle animali

La responsabilità dell’Italia è enorme, perché è il cuore pulsante della diversità biologica mediterranea. Ospita, infatti, circa il 50% delle specie vegetali e il 30% di quelle animali di interesse conservazionistico, con benefici per la popolazione umana fondamentali per costruire il benessere e la prosperità delle comunità di tutto il mondo. Perdere un tale patrimonio può rappresentare una delle crisi ambientali più gravi e urgenti da affrontare a livello globale

L’agro-ecologia la risposta più immediata all’emergenza

Le minacce più incombenti vengono dal cambiamento climatico, l’agricoltura intensiva, consumo di suolo e aumento delle specie esotiche invasive, che stanno mettendo a rischio gli habitat naturali e sono tra le cause principali del declino della biodiversità. Una risposta all’emergenza potrebbe venire dalla agroecologia, di cui il biologico e biodinamico costituiscono le espressioni più avanzate, essenziali per salvaguardare la qualità e la salute dei nostri ecosistemi, poiché, favorendo un incremento significativo delle specie animali e vegetali, è decisiva per preservare la ricchezza degli habitat naturali. FederBio sottolinea come l’agricoltura biologica, che non utilizza sostanze chimiche di sintesi, ma si basa su pratiche ecologiche che preservano la fertilità del suolo e gli habitat naturali, contribuisce in modo significativo alla tutela della diversità biologica e costituisce un vero e proprio strumento di conservazione attiva dei servizi ecosistemici.

Numerosi studi e nuove ricerche confermano gli impatti positivi dell’agroecologia sul piano ambientale, come la corposa meta-analisi condotta dall’istituto di ricerca FiBL su 528 pubblicazioni scientifiche per analizzare gli effetti dell’agricoltura biologica. Il quadro che emerge evidenzia che le aziende agricole biologiche, rispetto a quelle convenzionali, registrano un incremento fino al 95% delle piante, in particolare di quelle erbacee spontanee, una crescita del 35% dell’avifauna, un aumento del 23% degli insetti impollinatori e del 61% di varietà di specie di semi dormienti nel suolo. Le pratiche biologiche contribuiscono, inoltre, alla protezione dei terreni, delle acque e alla riduzione delle emissioni di azoto, con una diminuzione media del 28%.

Il Green Deal suggerisce il passaggio del 25% dei terreni al biologico entro il 2030

A sostenere questo approccio anche l’analisi “Study on the environmental impacts of achieving 25% organic land by 2030 published” di Nicolas Lampkin e Katrin Padel. Questo rapporto rileva i miglioramenti ambientali, economici e sociali legati al raggiungimento del 25% di suolo agricolo biologico entro il 2030, come previsto dalla Strategia Farm To Fork prevista dal Green Deal europeo. Significativi i numeri dello studio, con il 25% di terreni coltivati a biologico si eliminerebbero 68 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, mentre la biodiversità aumenterebbe del 30%. Lo studio rileva, inoltre, che la conversione al biologico determinerebbe la drastica riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi di sintesi di chimica.

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