lunedì, 16 Dicembre, 2024
Europa

Elezioni europee… ma di Europa non si parla

Mancano meno di due mesi alle elezioni del nuovo Parlamento europeo. La campagna elettorale è iniziata già dall’autunno ma solo in chiave di politica interna. Nel centrodestra si discute se Salvini riuscirà a risollevarsi dal fuoco incrociato che è partito contro di lui da vari esponenti della Lega, se il Carroccio sarà sorpassato da Forza Italia e se gli equilibri nella maggioranza consiglieranno a Meloni di organizzare un balletto di ministri.

Nel centrosinistra si dibatte sui confusi rapporti tra Conte e Schlein complicati anche dalle vicende pugliesi e non solo.

Nell’area centrista c’è l’ennesima puntata della telenovela che contrappone Renzi a Calenda.

Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Eppure, la prossima legislatura europea dovrà prendere decisioni di portata storica. Ma di questo non c’è traccia nel dibattito elettorale. Al massimo si discute di equilibri tra i vari gruppi dell’Europarlamento.

Il rischio è che i cittadini vadano a votare come se si trattasse di elezioni politiche nazionali e non europee. E che poco o nulla sappiano di quale Europa vogliano davvero i partiti.

L’elenco dei temi su cui sarebbe opportuno far capire cosa hanno in mente le forze politiche è lungo. Sappiamo che la conoscenza della tematica non è molto diffusa nell’opinione pubblica. Un motivo di più per spendere i prossimi 50 giorni a far crescere una maggiore consapevolezza dei problemi e delle prospettive dell’Europa.

La carenza di attenzione verso l’Europa è anche un po’ colpa di certi giornalisti sempre pronti ad accendere i fuochi delle polemiche di politica interna e poco propensi a portare gli esponenti dei partiti ad esprimersi in maniera precisa e non vaga sui quesiti cruciali dell’Europa: deve essere federale o confederale? Il diritto di veto che fine farà? Ci sarà una difesa comune e che ruolo avrà all’interno della Nato? Come si alleggerirà il peso della burocrazia regolatoria di Bruxelles a vantaggio di una vera progettualità comune? Ci sarà una politica industriale dell’Ue? Si arriverà ad un bilancio comunitario degno di questo nome con o senza emissione di debito comune e via di questo passo? E poi c’è la questione cruciale: l’Italia Paese fondatore vorrà finalmente giocare un ruolo di primo piano o accontentarsi di assistere al solito passo a due tra Parigi e Berlino?

Come si vede, ci sarebbe tanto da discutere su questi temi staccandosi un po’ dalle faccende di casa nostra. Una manciata di settimane con meno polemiche di politica interna e più attenzione all’Europa forse farebbe crescere la fiducia dei cittadini nella politica e riavvicinerebbe alle urne tanti delusi che sono il primo partito italiano: quello degli astenuti.

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