domenica, 10 Novembre, 2024
Attualità

A Napoli lodano l’ufficio anagrafe. Ma Cgia: “Sportelli inefficienti”

Supplizio uffici pubblici ,attese sempre più lunghe

Mentre da Napoli arrivano lodi agli uffici dell’anagrafe cittadina per l’efficienza con la quale si rilasciano le carte d’identità elettronica, dalla Cgia veneta arrivano rimbrotti per le code che i cittadini devono sopportare, sempre più lunghe, e sempre di più al Sud.“Il rapido e efficiente processo di rilascio delle carte d’identità elettroniche a Napoli è un’eccellente dimostrazione di innovazione e impegno da parte della nostra città. Sono estremamente orgogliosa del dato riportato anche dalla stampa nazionale dal quale si evince che Napoli ha raggiunto un primato significativo nel settore, offrendo ai suoi cittadini un servizio tempestivo ed efficiente.” Lo ha detto la Presidente del Consiglio comunale di Napoli (dove tra l’altro c’è un assessore veneziano) Enza Amato che si è congratulata con i dirigenti dell’anagrafe. In una decina di giorni si rinnova la carta d’identità e finora si viaggia a una media di 10.000 al mese.

Penalizzati gli anziani

Dalla Cgia di Mestre, però, arrivano sollecitazioni di tutt’altro tenore. Sostengono che con la fine del Covid i cittadini hanno ricominciato a frequentare, fisicamente, gli uffici pubblici e questi non rispondono a con performance ottimali. A patire più di tutti sono gli over 64 che hanno meno conoscenze informatiche e quindi sono vittime dell’inefficienza degli sportelli pubblici. Tra il 2021, anno in cui ci trovavamo in piena crisi pandemica, e il 2023, primo anno post Covid, le persone che si sono recate presso una ASL sono aumentate del 12,9 per cento (+ 2.246.000 persone), mentre quelle in attesa da più di 20 minuti sono incrementate del 24,4 per cento (+1.926.000 persone). Sempre nello stesso arco temporale, coloro che hanno dovuto interfacciarsi fisicamente con l’ufficio anagrafe del proprio comune sono aumentati del 13,4 per cento (+1.976.000 persone), mentre si è protratta l’attesa oltre i 20 minuti per il 14,1 per cento degli intervistati (+553.000 persone). Su questi dati la Cgia stima “con buona approssimazione” che nel 2023, rispetto al 2021, tra tutti i cittadini che hanno dovuto recarsi presso uno sportello pubblico (di una ASL o dell’ufficio anagrafe del comune) ed hanno aspettato più di 20 minuti, quasi 2,5 milioni (il 17,3 per cento del totale) hanno visto allungarsi i tempi di attesa ulteriormente.

In Sicilia i peggiori

A livello regionale nel 2023 gli sportelli ASL più “lumaca” nell’espletare i referti e le pratiche tecnico/burocratiche sono stati quelli della Sicilia. Nella regione più a sud del Paese, il 68,4 per cento degli over 18 ha dichiarato di aver atteso più di 20 minuti. Seguono le ASL di Molise con ritardi denunciati dal 67,6 per cento dei cittadini, la Calabria con il 67,2 per cento, la Campania con il 65,8 per cento e la Basilicata con il 65 per cento. Tra il 2021 e il 2023 le regioni dove “idealmente” la fila agli sportelli ASL è aumentata maggiormente sono l’Abruzzo (+11 persone), il Veneto e la Basilicata (entrambe con +10 persone) e la Sardegna (+9 persone). Ovviamente, i maggiori utilizzatori dei servizi resi dalle ASL sono le persone in età maggiormente avanzata e, conseguentemente, ad aver atteso più di 20 minuti davanti allo sportello è stata proprio la coorte demografica degli over 64.

Un costo per le imprese

Tra il 2021 e il 2023 i comuni dove “ipoteticamente” la fila agli sportelli dell’anagrafe è aumentata maggiormente sono la Calabria (+8 persone), l’Umbria (+6 persone) e l’Abruzzo (+5 persone). Diversamente, le amministrazioni comunali che in questi due ultimi anni hanno visto diminuire la fila sono state quelle del Molise (-6 persone), delle Marche (-3 persone), dell’Emilia Romagna, Piemonte e Campania (tutte e tre con -2 persone). Generalmente l’efficienza degli uffici anagrafe dei comuni è inversamente proporzionale al crescere della dimensione di questi ultimi. A lamentarsi, comunque, non sono solo i cittadini ma anche il sistema produttivo. Per più di 8 imprenditori su 10, infatti, la Pubblica Amministrazione (PA) italiana obbliga le imprese a delle procedure amministrative complicatissime. Esclusa la Francia, nessun altro paese dell’Area dell’Euro ha registrato un sentiment così negativo come il nostro.

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