L’Italia vive una fase difficile, siamo agli inizi del 1951; un Paese disastrato e conflittuale: a Modena tafferugli con una sparatoria contro gli operai delle ex fonderie, in Sicilia il cadavere e il mistero della morte del bandito Salvatore Giuliano.
La gente vuol credere nel meglio, con tanta voglia di aprire il cuore al desiderio e alla gioia di vivere e di sognare quel miracolo economico che verrà proprio da lì a poco tra il ‘55 il ’65. La motorizzazione è ai primi passi e con una bassissima percentuale di possessori di automobili.
Tutto è casuale, dai successi editoriali dei rotocalchi a grande tiratura, al settimanale “Oggi”, nonché all’onda popolare di piena per la musica leggera che si gonfia al massimo con quello che sarà il Festival della canzone di Sanremo: un matrimonio di idee tra due speciali personaggi ed esattamente tra il giornalista Angelo Nizza e il proprietario del casinò di Sanremo Pier Busseti, dietro suggerimento di Amilcare Rambaldi, fioraio e consulente del Comune di Sanremo.
Angelo Nizza (1905- 1961), oltre che giornalista, è anche autore di riviste musicali, nonché drammaturgo, sceneggiatore, paroliere, direttore artistico e autore radiofonico.
Il Festival si svolge nel Salone delle feste del Casinò dal 29 al 31 gennaio del 1951. Il tutto inizia con l’orchestra del Maestro Cinico Angelini (1901-1983) – una delle figure più note e influenti nella programmazione della radio italiana tra il 1930 e il 1960 – e i suoi cantanti, con la conduzione di Nunzio Filogamo, direttore artistico Giulio Razzi e 9 strumentisti, rispettivamente per i seguenti strumenti: batteria, contrabbasso, pianoforte, chitarra, tromba, trombone, vibrafono, fisarmonica, nonché per violino e sax-tenore un solo strumentista.
Un’ organizzazione alla buona, come per qualche serata dei soliti gala, quasi lontana anni luce rispetto all’evoluzione dall’attuale organizzazione e lusso sfrenato. L’orchestra nel salone da pranzo, i cantanti sul palco e gli spettatori – più o meno attenti alle canzoni – ai loro tavoli, fra i camerieri impegnati a portare le consumazioni.
Riesce, comunque, a scattare subito il meccanismo popolare quale il gusto per le scommesse e per i pronostici dentro e fuori il casinò, mezzi di informazione compresi.
In questa prima edizione vi sono complessivamente 20 canzoni in gara, con solo tre interpreti ed esattamente Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. Nella seconda e nella terza e ultima serata il pubblico vota per decidere la canzone vincitrice tra le 10 canzoni per sera delle quali solamente cinque le finaliste, con le prime tre classificate.
L’evento viene trasmesso in radio, sulla Rete Rossa (attuale Rai Radio 2).
La canzone vincitrice è “Grazie dei fiori”, interpretata da Nilla Pizzi, composta dal Maestro Saverio Seracini (1905-1969), chitarrista e direttore d’orchestra, scritta da Gian Carlo Testoni e Mario Panzeri, i quali entrano nella storia della musica leggera proprio come autori della prima canzone vincitrice del Festival. All’atto della premiazione però il maestro Seracini, per una sopraggiunta completa cecità, non riesce ad essere presente, come pubblicamente resa nota.
Nel 1952 è sempre Nilla Pizzi che si aggiudica addirittura le tre posizioni con le rispettive tre canzoni “Vola colomba”, “Papaveri e papere” e ‘Una donna prega” e l’anno successivo arriva seconda con la canzone “Campanaro”.
Il successo di questo evento per effetto dei meccanismi dell’informazione di massa impone modifiche sostanziali all’assetto organizzativo: il salone da pranzo del casinò viene trasformato in un teatro con poltrone prenotate da un anno all’altro, con conseguenti lievitazioni dei prezzi per ciascuna serata.
Anche il pubblico, i concorrenti e le giurie dentro e fuori le mura del Teatro sono cambiati, ma i fiori di Sanremo sono sempre speciali.