venerdì, 22 Novembre, 2024
Lavoro

Più occupati, balzo per le donne. Inattivi in calo. Ma ancora ultimi in Ue

Dati Istat. Ancora basso il tasso di occupazione

Positivi i dati sull’occupazione con un balzo di quella femminile, ma è solo una faccia della medaglia. Sull’altra c’è una Italia che finisce negli ultimi posti della classifica Europea per numero di occupati.

A certificare il lato positivo ieri è stato l’Istituto nazionale di statistica che ha reso noto i dati “su base mensile” sul tasso di occupazione. Ad aprile, il livello delle persone con un lavoro o un impiego è salito al 61%, mentre al contrario, quello di disoccupazione è sceso al 7,8%. Due cifre positive che sono state accolte con soddisfazione.
“Ad aprile 2023”, spiega nel merito l’Istituto di statistica, “rispetto al mese precedente, all’aumento degli occupati si associa la diminuzione dei disoccupati e degli inattivi”.

Disoccupazione in discesa

Per altri versi, spacchettando i numeri, ci sono stati 48mila occupati su mese e 390mila su anno. Cifre se non da record, di sicuro positive al punto che il tasso di disoccupazione cala al 7,8%, il più basso dopo giugno 2009. Per gli amanti delle eccezioni va fatta una precisazione, quella relativa a marzo-aprile 2020, quando per le misure drastiche anti contagio e di isolamento per la pandemia, si verificò un crollo verticale delle persone in cerca di lavoro.

Il calo degli inattivi

C’è una ulteriore buona notizia che trascina con sé i dati di aprile dell’Istat, quella del calo del numero delle persone inattive. L’istituto ha monitorato una fascia di età molto ampia dai 15 e i 64 anni – gli inattivi sono diminuiti tra le donne e tra chi ha 50 anni o più -. Risultato il tasso di inattività è sceso di una tacca, al 33,6%. Scaglionando le percentuali per età ci sono delle sorprese. Ad esempio il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 15 e i 24 anni cala al 20,4%, con una riduzione di 1,4 punti su marzo e di 4,4 punti percentuali su aprile 2022.

Balzo delle nuove lavoratrici

Se c’è un dato che fa ben riflettere sulle mutazioni dell’occupazione è la performance femminile che prosegue il suo cammino su un terreno di crescita. A segnalare il fatto è l’Istituto di statistica, che osserva: “A fronte di un aumento di 48mila unità nel complesso su marzo si registra un calo di 4mila unità tra gli uomini e un aumento di 52mila unità per le donne”. Inoltre il dato significativo che la crescita non si limita ad aprile.
Anche su base annua le donne registrano il risultato migliore con 217mila occupate in più a fronte di un aumento di 173mila unità tra gli uomini. Il tasso di occupazione femminile arriva ad aprile al 52,3% con un aumento di 0,3 punti su marzo e una crescita di 1,4 punti su aprile 2022 (+0,6 punti sull’anno per gli uomini). Un risultato notevole che conferma come le donne stiano diventando protagoniste nel mercato del lavoro.

Restiamo ultimi in Europa

Fin qui le note positive, mentre per quelle dolenti c’è da registrare che pur aumentato il numero delle persone al lavoro, l’Italia non riesce a recuperare terreno e arrivare a superare la media degli occupati dell’Europa a 27 che è al 69,9%. L’Italia pur raggiungendo il 61% rimane distante dai Paesi Ue. Per Eurostat siamo scivolati tra le ultime posizioni contendendo la maglia nera tra il nostro Paese e la Grecia che, stando ai numeri delle statistiche europee, ha migliorato l’occupazione di 3,5 punti arrivando al 60,7%. In più malgrado il balzo della occupazione femminile registrata ad aprile con il più 52.3% la media europea è molto più alta, e tocca il 65%. Un divario significativo di 13 punti.

Cassa integrazione, crollo di ore

Infine un segnale positivo arriva dalla flessione delle ore di cassa integrazione. “Significa che il sistema produttivo si sta rimettendo in moto dopo anni difficili. Questa è la lettura”, commenta la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, “che diamo al dimezzamento di ore autorizzate di cassa integrazione e Fondi di Solidarietà registrato nei primi 4 mesi dell’anno, che passano dagli oltre 318 milioni di ore del 2022 ai 152 milioni del 2023”.
“Ci auguriamo che questa lenta ma visibile ripresa porti anche ad un aumento di occupazione di qualità”, auspica la dirigente sindacale. Per la Uil resta inoltre necessario sostenere fortemente, così come è stato con la pandemia, con tutti gli strumenti possibili, le aziende e tutte le lavoratrici e i lavoratori che vivono il triste momento dell’alluvione in Emilia Romagna. “Oggi, come ieri, chiediamo di coprire con misure di sostegno al reddito e ammortizzatori sociali tutti loro”, sollecita Ivana Veronese, “ricordando che siamo in presenza di territori a forte valenza turistica, dove il lavoro temporaneo e discontinuo nei settori stagionali è quasi la normalità”.

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