martedì, 17 Dicembre, 2024
Sanità

Sanità in crisi, ritardi Pnrr e medici in lutto

La crisi della sanità pubblica e l’insoddisfazione dei medici si fa sempre più dolorosa e cupa. Alle allarmanti difficoltà per i turni di lavoro e l’assistenza dei pazienti, a prevalere sono le notizie di cronaca. “Il decesso della collega Barbara Capovani ci lascia sgomenti, non si può morire di lavoro, non si può morire al lavoro. Ora è il momento di un assordante silenzio, verrà il momento di urlare al mondo la nostra indignazione”. Il “momento”partirà all’indomani di mercoledì 3 maggio a Pisa, quando alle 20 in Piazza Vittorio Emanuele II si terrà una fiaccolata in ricordo della dottoressa aggredita e uccisa da un ex paziente. “È il momento del rispetto, per Barbara e per la sua famiglia.
Per tutte le vittime di un lavoro che è diventato troppo duro, troppo pericoloso, troppo opprimente”, scrivono tutte le sigle sindacali e delle Associazioni dei medici e dirigenti, ospedalieri, “Cammineremo in silenzio, tenendo accesa quella fiaccola simbolo della speranza, per un servizio di cure che oggi più che mai è al lumicino”.

Sanità, la delusione Pnrr

L’ira e l’insoddisfazione dei medici è salita alle stelle, dopo l’ennesima aggressione al personale sanitario e la delusione per i mancati e attesi provvedimenti per la sanità pubblica. Il Piano nazionale di ripresa, per l’Anaao Assomed si è rivelato una delusione e, ancora più cocente il “Decreto Bollette”, approvato dal Consiglio dei Ministri che, sottolinea il leader dall’Associazione dei medici e dirigenti ospedalieri, Pierino Di Silverio, “È rigorosamente senza impegni economici, che lasciano privo di soluzione e di prospettive il grande problema del destino del Sistema sanitario nazionale”.
Dall’emergenza alla lotta Sotto lo slogan “Il tempo è scaduto. Fermarsi qualche giorno per non fermarsi per sempre”, l’Intersindacale medica – che raggruppa tutte le sigle dei lavoratori della sanità pubblica – ora
annuncia che riprenderà: “la mobilitazione per organizzare entro il mese di maggio, insieme con le associazioni dei cittadini e le componenti sociali e professionali, gli Stati generali della salute. In assenza di
risposte convincenti, nel mese di giugno scenderanno in piazza, prevedendo anche scioperi perché dopo 10 anni di tagli indiscriminati di strutture, posti letto e offerta sanitaria occorre fermare questa deriva”.

Personale, le riforme mancate

L’elenco delle mancate riforme per l’Intersindacale medica e lungo e suona come uno schiaffo alla sanità pubblica. “Niente risorse extracontrattuali per il 2019-2021, i cui incrementi previsti sono un
terzo del tasso inflattivo, niente fiscalità di vantaggio, concessa a privati e altri settori del pubblico impiego, neppure per attività di valore sociale come l’abbattimento delle liste di attesa”. Per i medici il decreto è “monco”, non solo sotto il profilo economico ma anche sotto quelle delle tutele fisiche. Il Governo per i sindacati ha disatteso, “la procedibilità d’ufficio per chi aggredisce gli operatori sanitari”, più in generale le iniziative annunciate con il Pnrr e con il Decreto Bollette “falliscono”, l’obiettivo di risollevare un servizio sanitario nazionale “in ginocchio e arrestare la fuga di medici, dirigenti sanitari e veterinari, delusi e insoddisfatti, dal Sistema sanitario pubblico”. Anche le attenzioni poste per chi lavora nel Pronto soccorso appaiono sbiadite e inefficaci. Gli aumenti previsti, chiosa l’Anaao per le prestazioni aggiuntive in Pronto soccorso saranno “ampiamente” tassate.

Poche risorse, niente svolta

Quadro che resta asfittico anche per il futuro, perché le risorse che sono ancora da definire sono largamente insufficienti. “Di fatto si lascia invariato il quadro economico delineato dalla Nota di aggiornamento del documento economico e finanziario mirando nel 2025 ad una spesa sanitaria che le stesse Regioni giudicano insostenibile, minacciando ulteriori tagli”. “La crisi della sanità pubblica”, puntualizza l’Anaao Assomed, “richiede investimenti congrui e spendibili oggi mentre il disagio dei professionisti al suo interno, necessita di provvedimenti strutturali, e non cosmetici”.

La mobilitazione a maggio

Il disagio lascerà il passo alla mobilitazione ed entro il mese di maggio, i medici chiameranno a raccolta “le associazioni dei cittadini e le componenti sociali e professionali, gli Stati generali della salute”.
“In assenza di risposte convincenti, nel mese di giugno scenderanno in piazza, prevedendo anche scioperi perché dopo 10 anni di tagli indiscriminati di strutture”, osserva l’Anaao, “posti letto e offerta sanitaria occorre fermare questa deriva: siamo all’ultima chiamata per il servizio sanitario nazionale e pubblico”.

Spesa sanitaria in coda

L’Intersindacale medica sottolinea come anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sia intervenuto sul Pnrr proprio per sollecitarne la messa in opera. Per i sindacati colpisce particolarmente
il dato dei ritardi per la Sanità. La Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza destina alla Sanità investimenti pari a 16 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2022 l’Italia ha speso solo 79 milioni di euro
per questa Missione. Ovvero lo 0,5% del totale programmato da qui al 2026. Inoltre tra i programmi in in ritardo la Missione 6 è il fanalino di coda.

Missione 6 progetti fermi

D’altro canto va sottolineato che lo stesso Governo ha chiesto all’Europa più flessibilità, indicando l’eccezionalità dei problemi con la pandemia, la guerra e l’inflazione. C’è poi l’aumento dei prezzi
delle materie prime e anche la mancanza di professionalità adeguate per far procedere i progetti. C’è chi puntualizza, ad esempio, che uno dei capitoli fondamentali della Missione 6 sono i 3 miliardi di euro
destinati al potenziamento dei servizi territoriali, con l’attivazione di oltre 1.400 case di comunità e di oltre 12.400 ospedali di comunità entro la metà del 2026. I ritardi hanno mandato in soffitta i piani annunciati. Tema ripreso dal segretario nazionale di Anaao-Assomed, Pierino Di Silveri. “Già ai tempi della stipula del Pnrr noi lo denunciavamo: non è una questione di quante risorse investi, ma di come le investi e di come le distribuisci. Se devi investire nella medicina di prossimità, il Piano dovrebbe tenere conto delle diversità geografiche, patologiche e territoriali delle varie Regioni. Che inevitabilmente non sono omogenee, bensì eterogenee. In questa situazione”, evidenzia Di Silverio, “la divisione regionale delle competenze rende la partita molto più complicata. Perché è come se già si ragionasse in termini di regionalismo asimmetrico. Un errore strategico dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria”.

Assistenza, emergenza esplosa

Nel frattempo che si discute la disaffezione dei medici verso i turni di lavoro sempre più duri diventa una emergenza che già è esplosa. Le punte del malcontento registrate da una analisi condotta dall’Anaao Assomed cui hanno risposto 2.130 tra medici, sono estreme. Più della metà (56,1%) tra medici e dirigenti sanitari è insoddisfatta delle condizioni del proprio lavoro e 1 su 4 (26,1%) anche della qualità della propria
vita di relazione o familiare. Distacco che cresce con l’aumentare della anzianità di servizio e delle responsabilità, tanto che i giovani medici in formazione (24,6%) si dichiarano meno insoddisfatti dei colleghi di età più avanzata (36,5%), tra i quali si raggiunge l’apice nella fascia di età tra i 45 e i 55 anni, un periodo della vita lavorativa in cui si aspetta quel riconoscimento professionale che il nostro sistema, però, non riesce a garantire. “Serve una profonda riprogrammazione strategica delle politiche sanitarie”, sottolinea infine l’Anaao, “un cambio di paradigma che realizzi un netto investimento sul lavoro professionale,
che nella sanità pubblica rappresenta il capitale più prezioso. Altrimenti anche il Pnrr rappresenterà la ennesima occasione perduta”.

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