Se 125 milioni di utenti al mese ritengono di accedere ad un servizio in ogni caso bisognerebbe averne rispetto. Confesso di non utilizzare Tik Tok e di conoscerla a malapena, ma so che è in uso a quasi tutto lo Star System e che costituisce un importante mezzo di comunicazione con i giovani e tra i giovani. Francamente riesce difficile immaginare come si possa limitare l’accesso ad un’app senza che ciò crei qualche conseguenza sociale e, soprattutto, normativa. Per quanto riguarda il nostro paese, è la Costituzione a tutelare la libertà di manifestazione del pensiero e di comunicazione.
Solo esigenze di difesa della sicurezza nazionale possono giustificare la decisione di un governo di limitare le libertà legate ai diritti cosiddetti sociali e personali di ciascuno di noi. Laddove si dovesse quindi scoprire, e ricordo che questo è appannaggio dei nostri ottimi servizi di sicurezza ed Intelligence, che attraverso l’app contestata ci sono concreti pericoli di attività spionistiche, si potrebbe arrivare a valutare di limitare l’accesso da strutture pubbliche e sensibili a Tik Tok. Ciò vale anche, ed è stato già fatto in passato, nei confronti di siti on-line attraverso le email aziendali. Giammai questo è praticabile, all’evidenza, nei confronti di generalità di individui, soprattutto se trattasi di dispositivi telefonici o informatici utilizzati per scopi privati. La tutela prevista dal nostro codice penale è già sufficiente ed è successiva alla commissione di eventuali reati, così come deve essere.
I reati commessi attraverso il web, penso alla pedopornografia, ai traffici illeciti nel Dark web da parte della criminalità organizzata e finendo alle semplici captazioni di dati personali per le frodi on-line, sono puntualmente sanzionati dalle nostre leggi e da quelle europee. Purtroppo non uniformemente, questo è vero, mentre da tempo si discute su come raggiungere la più efficace deterrenza nei confronti degli hackers e degli abusivi del web. Non credo che gli effetti migliori si raggiungano con il proibizionismo e la censura, ma indubbiamente con la prevenzione ed il controllo.
Provvedimenti come quello annunciato provocherebbero, come è avvenuto in altri casi, la diffusione di comportamenti elusivi per chiunque, magari in buona fede, volesse continuare a mandare video senza incorrere in infrazioni. Questo è vero soprattutto per le giovani generazioni, che non comprenderebbero divieti assoluti e generalizzati. I pericoli che internet porta con sé sono ormai noti e la Cyber sicurezza sta faticosamente avanzando nella cultura di ciascuno di noi. Precauzioni, questa è la linea consigliata dagli esperti, dai giuristi, dalla politica.
Se invece quest’ultima volesse entrare nel merito delle scelte comunicative e quotidiane di ciascuno di noi troverebbe più di qualche difficoltà, laddove non seguisse le regole basilari che una comunità adotta ogni minuto per le sue opzioni di consumo. Tra l’altro, si è anche scherzato sull’utilizzo proprio di Tik Tok nella campagna elettorale per le politiche italiane recenti. E personalmente pensai che fosse di cattivo gusto, poiché ognuno può adottare gli strumenti comunicativi che ritiene utili, purché senza violenza e con i limiti del buon costume, come già prevedono le leggi in vigore. Le modalità di intercettazione abusiva di dati ed opinioni altrui sono ormai scolasticamente note come possibili attraverso qualsiasi app o social ciascuno di noi adoperi quotidianamente. Forse sarebbe meglio fare una sana riflessione su idonee campagne informative e di studio riguardanti il corretto utilizzo del web, posto che i dati di cui ad oggi disponiamo circa l’expertise degli italiani in materia di educazione informatica non sono confortanti.