Meeting virtuale a Palazzo Steri a Palermo tra il team del progetto LIFE Desert-Adapt, CINEA e NEEMO, per discutere di adattamento ai cambiamenti climatici e lotta alla desertificazione. I progetti di LIFE concorrono a fare dell’Europa un continente a impatto climatico zero entro il 2050, a supportare i cittadini nelle azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici in tutti i settori, favorendo il recupero della biodiversità e lo sviluppo sostenibile, con azioni concrete di trasferimento di conoscenza.
Il progetto è parte integrante del programma Life, promosso dall’Unione europea attraverso finanziamenti per lo sviluppo ambientale e l’azione per il clima. Palermo è uno dei cinque atenei continentali che vi ha aderito insieme all’Università della Campania Luigi Vanvitelli, l’ateneo di Extremadura in Spagna e altri due in Portogallo. La scelta è legata alla difficile situazione delle aree mediterranee, dove la degradazione dei sistemi agricoli e l’erosione del suolo hanno ricadute negative sotto l’aspetto sia sociale che economico; ciascuna università cura un aspetto specifico del progetto, con Palermo attiva nel controllo e nella gestione delle biodiversità (animale, vegetale e microbica).
Alla parte teorica, che prevede l’illustrazione dei rischi e dei modelli di adattamento, viene affiancata una pratica con le attività svolte direttamente nei territori in cui il rischio desertificazione è più alto. In questo modo, il modello di adattamento alla desertificazione viene promosso tra agricoltori ed enti locali in modo da fornire loro strategie sostenibili a lungo termine: inoltre, il coinvolgimento delle scuole consente di sensibilizzare fin da subito alla responsabilità nei confronti della propria terra contro la degradazione dell’ecosistema. Le aree prese in esame in Sicilia sono Caltagirone (dove i lavori del progetto proseguiranno domani), Lampedusa e Caltanissetta.
La situazione più difficile riguarda l’isola, dove negli ultimi anni il numero di ettari coperti da vegetazione è sceso da 102 a 34, mentre nel caso di Caltagirone il caldo record registrato nel 2021 ha inflitto un duro colpo alla biodiversità e comportato la revisione del modello di adattamento alla desertificazione. Due ulteriori difficoltà, spiega la coordinatrice regionale del progetto Paola Quatrini, “sono legate agli scogli burocratici e soprattutto alla pandemia: la massiccia circolazione del virus e le misure restrittive dei governi hanno inevitabilmente rallentato l’invio di materiali e macchinari, impedito il reclutamento del personale e spostato su un piano solo virtuale una discussione che invece non può prescindere dalla dimensione applicativa”.