domenica, 24 Novembre, 2024
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L’Ue spieghi a Xi: il futuro della Cina non è con Mosca

La guerra di Putin massacra quella globalizzazione di cui la Cina è stato il principale beneficiario. In 20 anni Pechino, entrando nel commercio internazionale, ha bruciato le tappe ed è diventata la seconda potenza economica mondiale, a differenza della Russia (148 milioni di abitanti) il cui Pil è ancora molto basso, €1.514 miliardi, pro-capite €12.500. Il Pil italiano (60 milioni di abitanti) è €1.781 miliardi, pro-capite circa €30.000.

Le strategie della Cina e quelle della Russia finora sono andate in direzioni diverse. Pechino guardava avanti, Putin indietro. Xi puntava ad una forte presenza commerciale, con la Belt and Road Initiative, e voleva espandere la sua influenza con il soft power nei Paesi in via di sviluppo. Putin sogna di ricostruire l’impero sovietico con guerre, violazioni di sovranità e ricatti verso i suoi partner commerciali.

In comune hanno solo i regimi, totalitari e repressivi. Può bastare questo per creare un’alleanza strategica “senza limiti”, come non si stancano di ripetere Xi e Putin?

La logica sottostante a questa alleanza è la fine del multilateralismo e della globalizzazione. Se l’asse Cina-Russia si propone come una santa alleanza di dittature che intende combattere i regimi liberi e democratici si condanna all’isolamento  e alla regressione economica e civile.

È questo che l’Europa deve far capire alla Cina. Il multilateralismo oggi è un dato di fatto e consente a Paesi con differenti regimi politici di cooperare, con vantaggi elevati soprattutto per i Paesi totalitari. Probabilmente fu un errore nel 2001 non ancorare l’accesso della Cina ai mercati internazionali ad un  progressivo superamento del regime dittatoriale. Lo abbiamo capito con ritardo ma l’abbiamo capito. Se la Cina vuol creare con la Russia un fronte delle dittature deve mettere nel conto la fine dei suoi sogni di espansione commerciale e di benessere per i suoi cittadini. La reazione dell’Occidente non potrà che essere dura e finirà per togliere a Pechino tutti quei privilegi di cui finora ha goduto negli scambi internazionali. Le guerre commerciali con gli Usa sono solo un antipasto di quello che potrebbe succedere.

L’Unione europea deve spiegare a Pechino che l’irrigidimento ideologico e l’abbraccio mortale con la Russia sono incompatibili con la cooperazione con le economie occidentali.

La guerra in Ucraina è l’occasione storica che ha la Cina per dimostrare di essere una potenza lungimirante. Intervenga con forza per convincere Putin a mettere fine al conflitto. Se resterà alla finestra, peggio, avallerà le scelte del dittatore di Mosca, la Cina farà una scelta opposta alla strategia finora seguita. Un ‘assurda e pericolosa retromarcia.

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