Dopo sedici mesi di passione tra contagi, lockdown e restrizioni, e’ concreta ora la possibilita’ di guardare oltre, perche’ il sollievo estivo questa volta non sara’ temporaneo, grazie alla diga della vaccinazione via via sempre piu’ solida. E’ il tempo della ripartenza ed e’ anche il tempo dei cantieri, il tempo cioe’ per costruire, ristrutturare e migliorare gli edifici sociali cosi’ importanti per le nostre vite. Cantiere per eccellenza sara’ la Sanita’, sia perche’ e’ stato l’edificio sociale piu’ esposto nella pandemia, sia perche’ tutti finalmente ne riconoscono la centralita’. Da qui nasce “I Cantieri per la Sanita’ del Futuro”, una piattaforma che Censis e Janssen Italia hanno costruito come base di partenza e di collaborazione fattiva sulle direttrici di sviluppo che i protagonisti del sistema salute hanno individuato come fondamentali. Il periodo di emergenza pandemica, infatti, ha mostrato la centralita’ della Salute come bene universale e l’importanza fondamentale del nostro Servizio Sanitario Nazionale, mettendo pero’ in evidenza anche diverse aree su cui intervenire. Si apre ora l’opportunita’ storica di ridefinire la Sanita’ del domani, con l’obbligo di sfruttare al meglio l’iniezione di risorse economiche in arrivo: solo nel 2020 sono stati attivati 5,6 miliardi di euro e nel Pnrr sono circa 20 i miliardi di euro resi disponibili. Poter fronteggiare con soluzioni efficaci i tre fronti di acuzie, cronicita’ ed emergenze: e’ questa la sfida che ci troviamo davanti. I dati indicano che in Italia al 2040 ci saranno oltre 19 milioni di anziani e 28 milioni di cronici, con incrementi rispettivamente del +38,5% (+5,4 milioni di anziani) e del +12% (+3 milioni di cronici). A questo, piu’ nell’immediato, va aggiunta “l’emergenza” della Sanita’ “sospesa” – 46 milioni di visite specialistiche e accertamenti diagnostici e 3 milioni di screening oncologici in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente – che tornera’ presto a impegnare significativamente il Servizio sanitario nazionale. Sanita’ di prossimita’ e Sanita’ digitale sono le due direttrici indicate con chiarezza sia dai cittadini che dai rappresentanti istituzionali nazionali e regionali. Sono ambiti in cui gia’ da tempo le realta’ territoriali hanno avviato progetti ed incursioni piu’ o meno virtuose, di certo frammentate e parziali. Del totale assegnato alla Missione Salute del Pnrr, circa 10 miliardi saranno dedicati alla prossimita’, al digitale e alle relative competenze. La pandemia ha sfidato ciascuna sanita’ regionale: in primo luogo sulla territorialita’ dell’offerta, mettendo in luce qualche punto di forza, ma in generale segnalando la necessita’ di compiere un upgrading sostanziale mediante opportuni investimenti che devono avere tre obiettivi fondamentali: distintivita’ del punto di accesso, presa in carico sostanziale e messa a disposizione di un’assistenza a domicilio integrata e digitalizzata. Le esperienze realizzate finora in maniera indipendente dai vari territori hanno dato vita ad una moltiplicazione infinita di piattaforme e progetti con il risultato che l’Italia vanta una babele di software, device, tecnologie. Del digitale e’ emersa la fragilita’ e, ad oggi, l’incapacita’ di informare di se’ la sanita’ perche’ in troppi casi si e’ constatata l’insufficiente digitalizzazione o l’altrettanto pericolosa digitalizzazione dell’analogico che finisce per generare piu’ danni che benefici. Ma cosa vogliono gli italiani dalla sanita’ digitale prossima futura? Chiare le aspettative che emergono dai dati: l’86,5% di poter prenotare prestazioni sanitarie direttamente da smartphone, pc, laptop; l’86,6% di avere accesso alla cartella sanitaria ovunque e in modo semplice. Richieste basiche, ormai mature, che mettono in rilievo che il digitale e’ ben visto laddove facilita l’accesso alle strutture ed ai servizi, rendendo disponibili il totale delle informazioni relative ad una persona in ogni contesto in cui servono, per consentire interventi appropriati. Anche su quali sono gli elementi imprescindibili per avere un Servizio sanitario piu’ vicino ai cittadini, con un accesso semplice e possibile sempre e comunque vi e’ uniformita’ di vedute: centralita’ del fattore umano. La buona sanita’ e’ data ancora e comunque in primo luogo dagli uomini e dalle donne della sanita’ competenti ed empatici, che riscuotono una fiducia eccezionale dagli italiani (oltre il 96% dichiara di avere fiducia negli operatori sanitari); digitalizzazione “vera” di servizi e competenze. La pandemia ha svelato che, a fronte delle opportunita’ straordinarie del digitale, a cui gli italiani hanno ricorso spontaneamente in massa per resistere in ogni ambito, in sanita’ prevale ancora o l’assenza di digitalizzazione pura e semplice o la frammentazione delle soluzioni persino negli stessi territori o, soprattutto, la persistenza di logiche, competenze e anche personale analogiche; riconoscimento della sanita’ come ecosistema. La sanita’ moltiplica la sua capacita’ di rispondere ai fabbisogni laddove si riconosce come ecosistema, cioe’ come un insieme di attori diversi che devono interagire tra loro e con attori di altri mondi. La sanita’ non puo’ piu’ essere un sistema chiuso autosufficiente come in altri tempi, ma motore virtuoso delle mobilitazioni locali delle risorse dei tanti attori e mondi con cui si relaziona. E ancora, cooperazione reale e virtuosa. Cio’ dovra’ avvenire a livello istituzionale, dove l’apprezzamento dei cittadini per la responsabilita’ regionale in sanita’ si accompagna alla richiesta che le Regioni cooperino sia tra loro sia con il centro, per evitare diversita’ inutili e frammentazioni che in molti ambiti costano caro a imprese e cittadini. E lo stesso dovra’ avvenire a livello di programmazione e implementazione dei nuovi servizi di prossimita’ sui territori, in cui e’ indispensabile aprire ad attori non esclusivamente o rigorosamente afferenti alla rete dei servizi e delle strutture interne al Servizio sanitario. Piu’ efficienza, piu’ umanita’, piu’ spazio alla responsabilita’ dei cittadini e piu’ collaborazione tra pubblico, privato, non profit e volontariato. Ecco la sostanza delle idee dei cittadini sulla sanita’ del futuro: il 52% si attende di vedere piu’ efficienza, cioe’ che si faccia di piu’ e meglio su liste di attesa, strutture, servizi; il 33,2% piu’ umanita’, maggiore attenzione al malato come persona, piu’ ascolto, dialogo, empatia; il 33% piu’ responsabilizzazione dei cittadini, in primo luogo sul fatto che anche la sanita’ pubblica ha un costo, poi nell’assunzione di stili di vita adeguati, in relazione ai comportamenti da tenere nelle varie situazioni; il 30,8% piu’ collaborazione tra i diversi soggetti della sanita’, ovvero pubblico, privato, non profit, volontariato, cittadini ecc. Il 26% piu’ equita’, cioe’ che l’accesso alla sanita’ sia garantito in modo eguale al di la’ di residenza, ceto, sesso, eta’, nazionalita’; oltre il 91% degli italiani dice ok all’uso della telemedicina purche’ resti centrale il rapporto diretto medico-paziente. ‘Attualmente ci troviamo in una fase del tutto eccezionale, che ci permette di tenere insieme due sfide che devono alimentarsi reciprocamente: da una parte la gestione dell’emergenza, dall’altra la sfida piu’ importante per il medio-lungo periodo, quella di definire, proprio sulla base dell’esperienza di questi ultimi mesi, come possiamo rilanciare il nostro Servizio sanitario nazionale – ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza -. Ora ci sono le condizioni per uno scatto, c’e’ una nuova, diffusa consapevolezza della forza e del valore del nostro Ssn, che e’ una pietra preziosa e di cui rivendico fino in fondo l’impianto universalista. Oggi si chiude la stagione dei tagli in sanita’ e si apre quella degli investimenti’. ‘Le risorse pero’ da sole non bastano, sono necessarie anche le riforme – ha sottolineato Speranza -. La prossimita’ dovra’ essere uno degli elementi fondanti, la casa deve diventare il primo luogo di cura, ma dobbiamo anche rafforzare la nostra capacita’ di investimento sulla sanita’ digitale. La riforma della sanita’ e’ la sfida piu’ importante del nostro Paese: abbiamo bisogno di un grande Patto Paese sulla salute, in cui tutti i soggetti coinvolti, insieme, provino a disegnare una nuova visione. La chiave e’ la logica dell’ecosistema, grazie alla collaborazione tra pubblico, privato, istituzioni, industria, ricerca e no profit’. ‘L’esperienza traumatica della pandemia ha dimostrato che la sanita’ e’ la pietra angolare della societa’ migliore che gli italiani si aspettano – ha dichiarato Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis -. La transizione demografica del nostro Paese, con piu’ anziani, piu’ malati cronici e non autosufficienti nei prossimi decenni, ci obbliga a ripensare l’offerta sanitaria secondo sperimentazioni e servizi innovativi. Va compiuta una rivoluzione copernicana: va messo al centro il cittadino-paziente, non le strutture. E bisogna lavorare in una logica di ecosistema, pensando a un sistema sanitario non come un fortino chiuso, ma in grado di mobilitare soggetti, risorse e competenze diverse, pubbliche e private, per arrivare a soluzioni ottimali. Infine, c’e’ il nodo delle risorse. Gli ingenti investimenti previsti dal Pnrr non potranno essere una soluzione una tantum’. ‘Come Janssen Italia abbiamo sempre avuto molto chiara la responsabilita’ del nostro operato e il contributo che potremmo offrire al sistema salute del Paese, un contributo che abbiamo intensificato durante questa sfida epocale – ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente e amministratore delegato di Janssen Italia -. Credo che questo sia il portato piu’ interessante dello studio Censis: la volonta’, rilevata tra tutti gli operatori del sistema a vari livelli, di mettere davvero insieme tutte le competenze e le risorse disponibili. In Janssen stiamo gia’ lavorando a progetti che portano benefici concreti alle persone, con soluzioni per una migliore presa in carico dei pazienti, servizi di monitoraggio a distanza, iniziative per portare le terapie a casa, laddove le condizioni della patologia e il tipo di farmaco lo consentano, soluzioni digitali innovative per una connessione continua anche da remoto tra clinici e pazienti, sempre con l’obiettivo di un miglioramento della qualita’ di vita delle persone’.