mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Cultura

Chiudiamo Maggio con un pensiero a Maria

TRATTO DAL MANIFESTO 2017 DELLO SPAZIALISMO DELL’ANIMA

E’ nel Vangelo del giorno della Candelora, che riferisce di Simeone e della Presentazione di Gesù al Tempio, che lo Spazialismo dell’Anima trova le sue fondamenta. Il significato di queste opere si innesta direttamente e principalmente in due espressioni dell’evangelista Luca relative a questo episodio (Lc 2,25-35a). Luca dice: “…luce per illuminare le genti…” e “…a Maria… …disse… …anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Lo Spazialismo, appunto, dell’Anima si inserisce tra le correnti nate all’interno del movimento spazialista dell’arte informale.”

PRESENTAZIONE DELL’OPERA

L’opera “Marija”, che è l’Opera-Manifesto dello Spazialismo dell’Anima, è stata presentata per la prima volta, appunto, durante la Mostra-Manifesto in Vaticano, presso la Galleria La Pigna, voluta da Paolo VI per gli artisti cattolici. Successivamente, l’opera è stata inviata a Parigi, nella Galerie Mona Lisa, all’incrocio tra Rue de Varenne e Rue du Bac, a pochi metri dalSantuario che sorge nel luogo dell’apparizione della cosiddetta “Madonna Miracolosa”, che irradia grazie a piene mani, raffigurata su una medaglietta che tutti conosciamo. Ho scelto “Marija” come prima di due opere da inviare perché mi è sembrato opportuno, se non doveroso, fare un omaggio a Colei che per prima ha accolto nella sua umanità, ed ha riflesso pienamente, la Luce di Dio, Luce che ha ispirato il mio Spazialismo dell’Anima.

SPIEGAZIONE DELL’OPERA

Lc 2,35a: “…e anche a te una spada trafiggerà l’anima…”. Questa è l’anima trafitta di Maria. Il taglio della tela non vuole essere un’imitazione di Fontana, ma è relativo all’argomento soggetto dell’opera. Come in tutte le opere dello Spazialismo dell’Anima, leggiamo separatamente la stesura del colore, che è espressione della dimensione umana, e la disposizione dei cristalli, che è espressione della dimensione trascendente. Nelle mie immagini interiori la tonalità di azzurro presente in questo quadro, un celeste che vira lievissimamente al pervinca, è un colore mariano. Penso sia così per molti di noi. Riguardo al bianco c’è da dire che io adopero un tipo di bianco, più brillante e luminoso, quando devo trattare la luce di Dio, mentre adopero un bianco più piatto, più opaco, quando tratto l’essere umano.

Il bianco qui è assoluto, perché Maria è ‘Immacolata, senza peccato originale. C’è una teoria interessantissima, che io definisco “a piramide”, evoluzionistica in senso catartico dal peccato originale, secondo cui poco a poco, nei secoli, la stirpe di Maria si sarebbe purificata fino ad avere Gioacchino ed Anna, che sono i Santi genitori che avrebbero generato questa bimba senza peccato originale. Quindi: il bianco è l’anima immacolata della donna Maria, l’azzurro caratterizza meglio la sua esistenza fisica.

Anche per ciò, il titolo dell’opera è “Marija” scritto in ebraico, ma il sottotitolo è “Maria” scritto in aramaico, per collocare la Madonna storicamente, geograficamente, genealogicamente e direi proprio anagraficamente; cioè lei parlava in aramaico, la sua lingua era l’aramaico: lei era una donna.

Quest’opera raffigura la “donna” Marija. L’anima trafitta sprizza dolore, sofferenza, ma senza il peccato originale questo dolore e questa sofferenza sono limpidi, trasparenti. In opposizione ai cristalli rossi di un’altra opera, “Xristòs”, lì con altro significato ma rappresentano comunque coaguli di sangue, perciò vanno verso il basso, l’anima non ha, ovviamente, consistenza, non segue la gravità, ecco perché i cristalli che sprizzano fuori dall’anima, cioè il dolore, non vanno verso il basso secondo la gravità ma si dispongono intorno e anche al di sopra della ferita. Questo è il senso dell’evanescenza, della fluttuazione dell’anima, e del dolore, quando non è appesantito dalle connotazioni negative che possono incupirlo, dovute al peccato originale. Maria, infatti, è senza peccato originale.

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