giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Festa dell’Africa. P. Albanese “non dimenticare e cooperare”

Con la Festa mondiale dell’Africa si ricorda un giorno importante nella storia del continente africano. Il 25 maggio del 1963 i leader di 30 dei 32 stati indipendenti del continente firmarono lo statuto di Addis Abeba in Etiopia, che dava vita all’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA), progenitrice dell’attuale Unione africana (UA). Il premier britannico Harold Mcmillan definì frutto del “wind of change”, vento di cambiamenti, il fatto che le nuove classi dirigenti africane presero in mano il testimone dell’indipendenza, pur mantenendo le fittizie frontiere ereditate dal colonialismo.

 

COSA RIMANE DEL RINASCIMENTO AFRICANO

A 58 anni dalla Conferenza di Adis Abeba, però, questo rinascimento africano sembra svanito sotto il peso di una penosa congiuntura, avvisa Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e noto africanista. Alle guerre etniche dalle radici lontane, la penetrazione di cellule jidahiste nell’area meridionale, l’ingresso di formazioni del Daesh-Isis nella fascia Saheliana e, addirittura, in Mozambico , si sono aggiunti – ricorda l’editorialista dell’Osservatore Romano e di Avvenire – la crisi economica scatenata dal Covid-19, i cambiamenti climatici e il deficit di virtuosismo da parte di alcune leadership locali: “In molti paesi africani ancora oggi le élite dominanti tendono ad assecondare gli interessi stranieri legati allo sfruttamento delle commodity. Fare memoria dell’Africa è un dovere della cooperazione internazionale. Questa giornata deve essere una occasione di riflessione”.

 

I GIORNALI ITALIANI CON IL COVID HANNO CANCELLATO L’AFRICA

Ma proprio oggi Amref Health pubblica il rapporto “LAfrica MEDIAta” curato dall’Osservatorio di Pavia, che denuncia la progressiva scomparsa mediatica di temi, eventi e Paesi di quel continente. “Di Africa se ne parla sempre poco – ci dice Roberto Zuccolini, portavoce di Sant’Egidio – in particolare in Italia. E quando se ne parla è sempre visto come il continente della miseria e delle guerre. Invece sappiamo che è una risorsa, lo dimostra anche il nostro Pil sostenuto proprio dalla presenza dei lavoratori stranieri che contribuiscono al risanamento delle nostre casse, anche previdenziali. È fondamentale imparare a fare i conti con l’Africa, sia per i fenomeni migratori sia come fronte strategico di contrasto al terrorismo, non più rappresentato solo dal Mediterraneo. L’Italia sta dimostrando sicuramente maggiore sensibilità alle tematiche del continente, testimoniata anche da un numero maggiore di nostre ambasciate, ma sul piano della cooperazione per lo sviluppo locale ancora c’è molto da fare”.

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