venerdì, 29 Marzo, 2024
Società

Zitti e buoni oltre Sanremo

I Måneskin a Sanremo hanno vinto con un testo, “Zitti e buoni”, che è sintesi stringata di emozioni forti soffocate, sincopate e urlate. Si susseguono in una serie di crasi che accorciano la narrazione di un anno, questo nostro ultimo e indefinibile anno, in un’alternanza di “sale”, nell’accezione dantesca più dolorosa, e “poi lacrime”.

Un anno planato come un drone sopra un tratto della nostra esistenza, violata, stravolta, annichilita, immersa in attimi lunghissimi di terrore, e fugacissimi di speranza.

Speranza, grande assente! “Uomini in macchina”, recita il testo. Nel deserto che c’è intorno, come in una interminabile e buia notte umida di pianto, esplode la rabbia, depressa dall’urto quando “prendo a calci ‘sti portoni”, dei grandi e alti Palazzi, infatti “sguardo in alto tipo scalatori”.

E in queste “troppe notti”, “stavo chiuso fuori”. Ossimoro molto interessante, in questo anno di pandemia in cui abbiamo potuto più appropriatamente dare un prezzo (caro prezzo!) al significato di stare chiusi in casa.

Il testo sottolinea che è la chiusura dei Palazzi ad escludere, a tenere fuori, ad ignorare i veri protagonisti della scena,  “chiusi” sebbene stiano “fuori”, all’aperto, liberi solo formalmente.

In realtà, “manca l’aria”… “Tu portami dove sto a galla che qui mi manca l’aria”. Strano, no? che in un luogo aperto, “fuori”, manchi l’aria… E poi, perché l’acqua, perché dover stare “a galla”? Non sarà, forse, quasi patognomonico di Sars? che ti fa morire annegato in una fame d’aria mostruosa fino ad essere mortale? “Voi siete sporchi, fra’, di fango”… I Måneskin, nonostante tutto, non tradiscono la romantica, notturna e beethoveniana tenerezza del loro cuore… “Chiaro di luna”, è la traduzione dal danese “Måneskin”.

Chiamano “fra’ “, fratelli, gli “attori” di questa scena di fango (“e buonasera, signore e signori, fuori gli attori”, frase seguita da scongiuri equivalenti a “io speriamo che me la cavo”).

In molti, in troppi, hanno detto cose di cui non avevano cognizioni esatte… “Parla, la gente purtroppo parla, non sa di che cosa parla”. La grinta graffiante, vera, potente, diretta, della voce di Damiano svela l’autenticità di una sofferenza gridata che diventa più orgoglio che rabbia fino a virare in sfida.

“Siamo fuori di testa”, secondo alcuni, “ma” bene per noi, “diversi da loro”. Dovremmo stare “zitti e buoni”? No, perché non sono “solo canzonette”.

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