giovedì, 28 Marzo, 2024
Società

Lezioni a distanza, oltre il 54% ne soffre “molto” la mancanza

Oltre 6 ragazzi su 10 fra i 14 e i 19 anni tengono “molto” alla didattica in presenza. La scuola è associata a socialità, crescita, confronto, le lezioni a distanza a fatica, stress, noia. Questi i primi risultati dell’indagine portata avanti dal Centro Studi del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi nell’ambito delle attività congiunte con il Ministero dell’Istruzione per dare supporto alle istituzioni scolastiche nel periodo dell’emergenza.
L’indagine è stata consegnata alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina “Ascoltare le opinioni dei giovani, i loro vissuti, è importante. In questo caso i dati dell’indagine ci consegnano uno scenario molto chiaro: la didattica a distanza non attutisce i danni dell’impossibilità di andare a scuola e porta soprattutto stress, noia, fatica”, spiega il presidente del Cnop, David Lazzari.

“Della scuola in presenza ai ragazzi piace la socialità, la possibilità di avere un confronto con gli altri e la possibilità di frequentare amici e compagni, che la didattica a distanza non garantisce. Mentre della scuola in presenza i giovani non apprezzano gli orari rigidi, marginale nota positiva della didattica a distanza”, prosegue. A tenere alla scuola in presenza, secondo il report realizzato dal Cnop, sono praticamente tutti i giovani intervistati, con una quota di “molto” davvero alta (63%), mentre ad apprezzare la didattica a distanza sono meno di 4 studenti su 10, e, in ogni caso, con un numero di “molto” decisamente più bassa (12%). Si registra anche un sensibile calo della “fedelta'” alla partecipazione alle lezioni a distanza. L’86% dei giovani intervistati dichiara infatti di aver seguito tutte le lezioni a distanza durante il lockdown, mentre ora la quota scende al 70%.

“Ringrazio il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi per lo studio realizzato – spiega la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina -. Sono dati che devono farci riflettere e guidare il nostro operato. Uno spaccato di come i nostri ragazzi stanno vivendo questo momento. In questi mesi abbiamo dato alle scuole risorse per promuovere attivita’ di sostegno psicologico per fare fronte a situazioni di insicurezza, stress, ma anche paura e tristezza fra gli studenti e il personale. Porteremo avanti questo tipo di attivita’, in collaborazione con l’Ordine degli psicologi. Anzi, le rafforzeremo. Non possiamo infatti assolutamente sottovalutare gli aspetti psicologici di questa crisi e che cosa voglia dire, per i nostri giovani, la prolungata mancanza di una socialita’ sana, come quella che si vive a scuola”.

40%), in definitiva, sentono la mancanza della scuola in presenza, e il 98% a settembre era felice di poter rientrare in aula. Il sentimento prevalente, in questo momento, tra i giovani italiani, e’ negativo, e si traduce soprattutto in tristezza, malinconia, paura, rabbia e distacco. I sentimenti positivi sono minoritari.
“Probabilmente, il dato piu’ allarmante e’ che solo il 2% dei giovani italiani, in questo momento, riferisce di provare gioia o allegria. Un malessere psicologico che deriva dall’isolamento e dalla assenza o carenza delle attivita’ educative ma anche ludiche e sportive”, afferma Lazzari. Sono dati che riscontrano quanto emerso in altre indagini (ad esempio Unicef nel novembre 2020) dove un ragazzo su tre ha chiesto la presenza di reti di ascolto e sostegno psicologico nella scuola.

Questo lungo periodo di lontananza dalla scuola come spazio fisico ha fatto riscoprire la valenza della scuola come “spazio psicologico”, terreno fondamentale per il percorso di crescita dei futuri adulti. “La scuola non e’ solo trasmissione di informazioni e contenuti ma un luogo di relazioni, di costruzione di socialita’, di educazione emotiva. E’ ora fondamentale aiutare le ragazze ed i ragazzi a recuperare e a superare il malessere psicologico che si e’ creato con azioni efficaci e, al contempo, attrezzarci meglio per il futuro, perche’ la scuola possa valorizzarsi come luogo di crescita psicologica per la vita”, conclude il presidente del Cnop.

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