martedì, 19 Marzo, 2024
Società

Diritto allo studio, quali soluzioni per gli studenti italiani?

L’articolo 34 della Costituzione italiana riconosce il diritto allo studio, parlando di una “scuola aperta a tutti”, e al comma 4 aggiunge che “la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.

Tale diritto soggettivo della persona riceve riconoscimento anche a livello internazionale grazie alla Dichiarazione universale dei diritti umani.

In concreto, però, diversi ostacoli rendono ancora molto ampio il gap esistente tra i vari Paesi europei e quello interno a ciascuno di essi, per motivi geografici e socio-economici.

Le tasse e le borse di studio a cui gli studenti hanno la possibilità di accedere rappresentano uno strumento indispensabile, per incoraggiare la progressione e il completamento del percorso scolastico. Le relative scelte politiche, pertanto, hanno un impatto molto forte sulla tutela effettiva di tale diritto.

Lo scorso dicembre la Rete Eurydice ha pubblicato l’aggiornamento annuale del Rapporto National Student Fee and Support Systems in European Higher Education – 2020/21, il quale offre una panoramica comparativa tra i diversi sistemi di tassazione e di supporto finanziario agli studenti dell’istruzione superiore in 43 sistemi educativi europei, e un focus su ciascun Paese. Il Rapporto rivela che tutti gli studenti del primo ciclo pagano le tasse in circa un quarto dei Paesi europei presi in esame (Belgio – Comunità tedesca e fiamminga, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito – Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, Albania, Svizzera, Islanda e Liechtenstein). In sette Paesi non ci sono tasse (Danimarca, Grecia, Cipro, Malta, Finlandia, Svezia e Turchia nel primo ciclo), mentre le pagano solo alcuni studenti in più della metà di tutti i Paesi analizzati. E sono pochi i sistemi di istruzione superiore che adottano politiche di differenziazione degli importi delle tasse a carico degli studenti in base alle condizioni economiche.

Seppure l’Italia sia tra questi, allo stesso tempo rientra anche nel gruppo di Paesi europei con un’alta percentuale di studenti universitari che pagano le tasse e una bassa percentuale di studenti che ricevono una borsa di studio.

Ma non è questo l’unico limite con cui si scontrano gli studenti italiani: in altri Paesi è più agevole fare ricorso a strumenti come il prestito d’onore, un particolare finanziamento erogato a beneficio dei giovani

Come rivela uno studio Tortuga, in Italia, nonostante sia in aumento l’offerta da parte delle banche, meno dell’1% dei giovani fa richiesta di credito d’onore. Questo perché nel nostro Paese lo Stato non può erogare direttamente il prestito, ma solo qualificarsi come garante. La carente informazione sul tema, poi, e la paura di non riuscire a ripagare il debito a causa di prospettive incerte, fanno la loro parte.

Nell’anno del Covid-19, in tutti i Paesi sono state adottate diverse misure nell’ambito della tassazione superiore e del sostegno finanziario per supportare gli studenti in difficoltà economica, per evitare anche che il divario diventasse incolmabile.

Nello specifico, in Italia a maggio è stato aumentato da 13.000 a 20.000 euro il limite di reddito familiare che permette agli studenti di essere esentati dal pagamento delle tasse, allo scopo di concedere esenzioni a più studenti in situazioni precarie.

Lo stesso innalzamento è stato applicato alle borse di studio: per ottenere un sostegno economico per l’anno accademico 2020/21 è stato aumentato da 13.000 a 20.000 euro (Indicatore ISEE). Sono stati messi a disposizione degli istituti di istruzione superiore fondi aggiuntivi per aiutare gli studenti con difficoltà economiche negli anni accademici 2019/20 e 2020/21.

Volendo proiettare lo sguardo al post pandemia, però, cosa ne sarà del diritto allo studio?
I dati del Miur mostrano che nell’anno accademico 2018-2019 solo l’11,7% degli iscritti è risultato beneficiario di una borsa di studio, con grandi disparità geografiche.

Dal Rapporto Eurydice – Commissione europea, nel 2018-2019 il 12,0% degli studenti italiani iscritti a corsi di laurea di primo livello ha beneficiato di una borsa di studio, contro il 22,0% di beneficiari in Germania, il 33,0% in Francia e il 28,0% in Spagna. Oltre al fatto che in Italia meno dell’1% dei giovani usufruisce del prestito d’onore, mentre in Gran Bretagna, Olanda e nei Paesi scandinavi la percentuale è superiore al 50%, in Germania circa il 22%.

La tutela del diritto allo studio, garantisce quel potenziamento di competenze del capitale umano, che è un’assicurazione per lo sviluppo e l’innovazione del Paese stesso.

Pertanto, l’innalzamento della no tax area, lo stanziamento di risorse aggiuntive, la creazione di una Società dei Prestiti Studenteschi a partecipazione pubblico-privata, come prevista dal Disegno di legge n. 1840 presentato in Parlamento a giugno 2020, sono provvedimenti da incoraggiare e implementare per costruire un futuro oltre la crisi.

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