venerdì, 26 Aprile, 2024
Salute

Vaccini. Dalle parole del professor Remuzzi, la verità sulla società del futuro

Basta decodificare le interviste degli esperti per rendersi conto della partita: la costruzione della società del futuro.

Siccome economia, strutture organizzate, nazionali e internazionali, soldi, Welfare, sussidi, casse integrazioni, non reggevano più (e prima o poi avrebbero visto la fine, con relative implosioni istituzionali), la pandemia, al contrario, è riuscita nel miracolo. Velocizzare un processo storico che altrimenti avrebbe incontrato troppe resistenze, troppi ostacoli e pericolosi vuoti.

Rispetto alla globalizzazione (l’idea di un governo mondiale dell’economia), o alla rete-sovrana (l’individualismo virtuale di massa), la gestione politico-sanitaria del virus, si è dimostrata molto più efficace. Perché si basa su un collante che le altre due prospettive non potevano e non possono avere: la paura, il terrore.

La paura, infatti, è il coesivo, il mastice, che sta legittimando strategie, operazioni che, partendo dalla salute, arriveranno direttamente alla politica, all’economia, alle nuove istituzioni.

Le parole del professor Giuseppe Remuzzi, intervistato dal Corriere della sera, sono emblematiche. “Il virus resisterà anche dopo il vaccino, ci proteggerà dalla malattia, ma non la farà sparire”.
Fin qui, tutto normale. È evidente che un vaccino si muova sul terreno della prevenzione, cioè gli anticorpi, per rendere più immune l’umanità. Ma è il seguito che sconcerta: “Nel giro di qualche anno, la maggior parte degli abitanti della terra avrà la sua dose. Nel frattempo dovranno essere mantenute le attuali misure di attenzione: distanziamento sociale, lavaggio delle mani etc”.

Anche qui: oltre al business (in primis, Co-vax formata da Oms, dalla fondazione di Bill Gates e dal World Forum), le ricette della nonna non ingannino. Sono abitudini di buon senso (la pulizia, l’igiene personale).

Ma il concetto di “misure di attenzione” suscita sgomento. Vuol dire che mascherine, distanziamento sociale, confinamento privato, coprifuoco, lockdown periodici, parziali o totali, sono ormai diventati normalità, strumento politico di gestione del virus (il Regime-Covid). E ciò riguarda non più l’aspetto-malattia, ma la società del domani. Una nazione, una collettività possono vivere sempre con questo spauracchio, con questo incubo?

È lecito, quindi, pensare che politica e “soloni in camice bianco”, stiano disputando il medesimo campionato? Conte intende blindarsi ed eternarsi al potere, gli esperti ci vogliono far arrivare passivi e impauriti al vaccino (imposto de facto), come idolo salvifico. Ma il controllo di massa sarà la conseguenza.

In vista di un mondo dove certamente spariranno quelle categorie che al momento sono le principali vittime dei Dpcm. I non-garantiti: dagli artigiani alle partite Iva, dai ristoratori ai commercianti etc. Lo smart working che oggi viene presentato come alternativa, come bandiera di modernizzazione, in realtà nasconde la scomparsa dei luoghi fisici della relazione, della comunità, del lavoro, come le fabbriche, le aziende, la stessa polis. Dice niente il tecnocrate Monti dirigente dell’Oms? Ecco la saldatura: poteri forti e pandemia.

(Lo_Speciale)

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