giovedì, 28 Marzo, 2024
Società

Amatrice, Palombini: “Da Conte a Fontanella ottimismo elettorale. Quattro anni buttati, ma c’è una speranza”

Sono passati quattro anni da quel tragico 24 agosto 2016 in cui un terremoto ha devastato Amatrice e il Centro Italia. Quattro anni durante i quali poco si è fatto per la ricostruzione. Lo ha ammesso senza troppi giri di parole anche il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini che in un’intervista al Corriere della Sera ha dichiarato: “Oggi sono state concluse solo 85 opere su 1.400 finanziate. Ora però avremo tempi più rapidi per le pratiche dei cittadini: da 70 a 110 giorni invece di un anno e mezzo”. Ieri ad Amatrice c’è stata la visita del premier Giuseppe Conte che fra le contestazioni ha detto di essere lì non per promettere ma per ascoltare. “I cittadini di Amatrice e i familiari delle vittime – ha detto Conte – hanno completamente ragione. Noi siamo qui per ascoltare e per fare sempre meglio. Le istituzioni devono agire nella migliore tutela delle comunità locali”. Anche perché di promesse gli abitanti delle zone terremotate in quattro anni ne hanno sentite davvero tante, troppe. A far discutere poi è anche un intervento alla stampa del sindaco di Amatrice Antonio Fontanella, a capo di una giunta di centrosinistra, che a proposito dei cantieri da attivare ha dichiarato: “Aprire più cantieri è impossibile, anzi pericoloso alla luce dell’emergenza Covid”. Una dichiarazione che molti hanno letto come una difesa d’ufficio del governo, quasi a voler giustificare i ritardi della ricostruzione utilizzando gli stessi argomenti dell’Esecutivo di fronte alla rabbia della gente che vede ancora le macerie per le strade. Ieri poi il primo cittadino è apparso come interessato a difendere l’operato di Conte di fronte ai suoi stessi concittadini che lamentavano ritardi, inadempienze, promesse inevase. Al punto da essere lui a ripetere come un mantra che il governo ha semplificato le normative e che quindi adesso tutto procederà velocemente.
Di tutto questo abbiamo parlato con l’ex sindaco, e oggi capo dell’opposizione al Comune di Amatrice Filippo Palombini.

Ha letto l’intervista del sindaco Fontanella? Secondo lui aprire troppi cantieri sarebbe pericoloso per via del Coronavirus. E intanto la ricostruzione è al punto di partenza. Come commenta?

“Direi che si tratta di una frase molto grave, quasi incommentabile. In questi giorni, forse per la ricorrenza dell’anniversario del terremoto, forse perché è partita la campagna elettorale che come tutti sanno riguarda anche le Marche dove si dovrà eleggere il Presidente di Regione, si sta spargendo un eccessivo ottimismo sulle popolazioni dell’Italia centrale colpite dal sisma. Il messaggio consiste nel dire che finalmente il quadro normativo è stato semplificato, che la ricostruzione è partita e che procederà talmente spedita che potrebbero aprirsi anche diversi cantieri contemporaneamente, fino a costituire una situazione di pericolo con il Coronavirus in circolazione. La frase di Fontanella come detto è incommentabile, oltre che infelice, e rappresenta un vero e proprio schiaffo in faccia ai cittadini, anche se il vero problema non è questo”.

E quale sarebbe?

“L’errore è dispensare tutto questo ottimismo fra la gente, un ottimismo che invece ritengo del tutto fuori luogo. Ora, dire che la ricostruzione è in partenza equivale a dire che fino ad oggi non è partita e che quindi si sono buttati al vento quattro anni. Questi territori dopo quattro anni stanno ancora vivendo l’incertezza del futuro, la stanno vivendo i padri e ancora di più i figli. Il messaggio che arriva a chi vuole tornare in questi luoghi è che è inutile farlo perché tanto qui siamo al punto di partenza. Oggi dispensare ottimismo per avere una facile visibilità mediatica, significa far perdere ancora più la fiducia ai cittadini che non credono più alle promesse e si sentono presi in giro. L’errore più grande commesso in questi anni è stato proprio quello di illudere le popolazioni facendo perdere loro fiducia nelle Istituzioni”.

Il premier Conte ieri ha detto di non essere venuto ad Amatrice per fare promesse ma per ascoltare. Forse ha capito che la gente è stanca di sentirsi ripetere da quattro anni le stesse cose poi puntualmente disattese?

“Qui vale il discorso inverso. Conte ad Amatrice fece la prima uscita pubblica da Presidente del Consiglio due anni fa quando io ero sindaco. Anche allora per la verità disse che non avrebbe fatto promesse. Forse dopo due anni di governo, seppur con maggioranze differenti, qualche promessa avrebbe potuto anche farla visto che ha avuto tutto il tempo per lavorare. Due anni fa da parte sua fu onesto non fare promesse, ma non farle oggi è a dir poco offensivo. Io penso che invece sia arrivato il momento di fatti concreti e di assumersi pienamente le proprie responsabilità senza inutili proclami. Se è vero che lo Stato ha deciso di ricostruire e di favorire una semplificazione del quadro normativo, adesso Conte si rimbocchi le maniche e porti risultati. Oggi siamo ancora governati da una politica che pensa unicamente al consenso e poco ai risultati”.

Anche il sindaco Fontanella rientra in questa categoria?

“Sinceramente un primo cittadino che si comporta come ha fatto lui credo di non averlo mai visto. Ho avuto modo di conoscere i sindaci di circa 138 Comuni devastati dal sisma, anche se poi alcuni di questi in quattro anni sono cambiati. Tutti, indistintamente dal colore politico, hanno continuato a svolgere la propria funzione di baluardi dei cittadini difendendo e sostenendo le loro istanze nei confronti del governo. Quando mi trovo davanti un sindaco che si mette a fare l’avvocato difensore del Presidente del Consiglio di fronte ai propri concittadini legittimamente indignati, resto sconcertato e percepisco tutto questo come una sconfitta. E credo che il cittadino non possa fare a meno di perdere ancora più fiducia in quella che dovrebbe essere l’Istituzione a lui più vicina”.

Il commissario Legnini ha puntato il dito contro la burocrazia che sarebbe la principale responsabile dei ritardi nella ricostruzione. E’ davvero così? E si può avere fiducia nel commissario?

“Io ho avuto rapporti con tre commissari, questo è il quarto e anche con Legnini ho avuto una serie di incontri. Tutti i sindaci sin dall’inizio hanno denunciato come il quadro normativo delineato dal decreto principale fosse sbagliato e di come per correggerlo fosse necessario un confronto serrato con i territori, ovvero con i primi cittadini. Questa è stata la prima battaglia. La seconda ha riguardato tutta una serie di criticità che i sindaci stessi hanno evidenziato chiedendo per la loro risoluzione un maggiore coordinamento fra Stato e territori, traguardo che alla fine è stato raggiunto. Però ciò che fino ad oggi è mancato è stato un commissario con poteri politici. Legnini ha dato una dimostrazione di concretezza raccogliendo le istanze portate avanti da anni e ha soprattutto avuto un ruolo decisionale nel tradurle in ordinanze ascoltando il territorio. Se il quadro normativo sta avendo un’evoluzione verso una maggiore semplificazione, va detto con onestà che il merito è soprattutto del commissario, la prima scelta giusta fatta in quattro anni. E’ ancora presto per dare un giudizio definitivo, ma sul piano della determinazione e del decisionismo mi sento di dire che forse abbiamo la persona giusta. Ma c’è ancora tanto lavoro da fare”.

Quanto la burocrazia ha davvero rallentato e bloccato la ricostruzione?

“La burocrazia è stata creata dallo Stato, non è venuta fuori da sola. Le norme volendo si potevano semplificare anche prima, bastava la volontà politica di farlo come chiedevano i sindaci. Ciò che è mancato in tutti questi anni è stato soprattutto il rapporto fra Stato e cittadino. Non vorrei che se prima si diceva che i cittadini partecipavano poco alla ricostruzione perché gravati dalla troppa burocrazia, oggi che la burocrazia non c’è più si arrivi ad addossare al cittadino la responsabilità della mancata ricostruzione. Un errore che spero si possa evitare, come anche quello di continuare a dispensare un ottimismo che in realtà rischia di tradursi in un fuoco di paglia”.

(Lo_Speciale)

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