venerdì, 26 Aprile, 2024
Economia

Confartigianato Roma. Rotondo: “Per uscire dalla crisi servono fondi”

Per uscire dalla crisi servono fondi alle imprese, e un salto di qualità dell’amministrazione pubblica. Necessario tagliare la burocrazia e puntare sulla innovazione, formazione. Serve meno fisco e più incentivi per chi lavora e produce.

Andrea Rotondo, presidente di confartigianato Roma, è un visionario con i piedi per terra. In un momento così difficile per il Paese, per le imprese e per le famiglie, l’idea è quella di puntare allo sviluppo grazie agli incentivi, un mix di fondi europei e nazionali che dovranno servire a ridare un orizzonte produttivo alle imprese artigiane, oggi tra le più colpite dall’emergenza economica. Ecco le idee del leader della Confartigianato Roma.

Presidente Andrea Rotondo oggi, finalmente, sono stati accreditati al Fondo di solidarietà bilaterale dell’ artigianato 516,3 milioni per le prestazioni di sostegno al reddito dei dipendenti delle imprese artigiane in sospensione dal lavoro per il COVID19. Si procederà all’erogazione ma secondo il suo parere saranno sufficienti?

“Il 23 luglio, sono stati accreditati al Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato 516,3 milioni per le prestazioni di sostegno al reddito dei dipendenti delle imprese artigiane in sospensione dal lavoro “per Covid-19”. Fsba proseguirà con l’erogazione delle prestazioni per i mesi di febbraio e marzo. Il trasferimento delle risorse, ripetutamente sollecitato da Confartigianato, era atteso da oltre due mesi.
Le risorse, però, non saranno mai sufficienti se non sfruttiamo questo momento storico per rivedere un welfare concentrato quasi totalmente sull’erogazione di sussidi economici e molto meno sulle politiche attive. Durante l’emergenza  Covid, l’Italia ha adottato misure di sostegno al reddito straordinarie. Cassa integrazione estesa a tutti, durata di NASpI e Dis-Coll prolungata, accesso a un nuovo assegno forfettario per gli autonomi, procedure facilitate per il Reddito di Cittadinanza e introduzione del Reddito di Emergenza. Per il 2020 la cassa per gli ammortizzatori supera i 30 miliardi contro i 630 milioni dedicati alle politiche attive. I decreti Cura Italia e Rilancio hanno stanziato oltre 21 miliardi per prorogare Cig e fondo di solidarietà per 18 settimane e 600 milioni per prorogare la Naspi.
Le procedure eccessivamente complesse, però, rallentano l’erogazione delle risorse e le nuove causali Covid, allungando la lista di opzioni mentre l’assegno di ricollocazione, attraverso un voucher per servizi di assistenza personalizzata presso i centri per l’impiego o le agenzie per il lavoro, è stato utilizzato solo per poche migliaia di percettori di Naspi, poi ne è stato limitato l’utilizzo per i soli percettori del Reddito di Cittadinanza. La Naspi è quindi, attualmente, un semplice sostegno economico senza alcun obbligo di attivazione con il conseguente azzeramento del sistema della formazione duale. Solo una misura è dedicata alle politiche attive: il fondo nuove competenze istituito dal decreto Rilancio e assegnato ad Anpal. I contratti collettivi, nazionali o aziendali, possono prevedere una rimodulazione dell’orario di lavoro e una parte dell’orario può essere utilizzata per percorsi formativi, con l’aiuto del fondo.
Considerate queste premesse, la sfida a breve termine, sarà costruire una rete di protezione universale accompagnata da un sistema di politiche attive, sfruttando anche le risorse del Recovery Fund. La Cig potrebbe diventare uno strumento universale con i relativi incentivi alla ripresa dell’attività. La NASpI dovrebbe essere estesa anche ai lavoratori con percorsi professionali discontinui. L’assegno di ricollocazione deve tramutarsi in un vero strumento di accompagnamento nella ricerca di un nuovo lavoro. Per i lavoratori autonomi è possibile immaginare una evoluzione per il bonus 600 euro, selezionando meglio il target. Un reddito di ultima istanza potrebbe intervenire constatata l’inapplicabilità degli strumenti precedenti, specializzando magari i Servizi per il Lavoro Pubblici e lasciando ai privati la gestione delle professionalità maggiormente riconosciute dal mercato del lavoro (gli operatori pubblici destinati ai servizi per il lavoro sono in Italia 7.934, contro i 115.000 della Germania, i 49.000 della Francia e i 77.000 del Regno Unito).  La cosa certa, è che qualunque intervento di protezione del reddito deve essere guidato da un sistema evoluto di politiche attive. Anpal Servizi potrebbe tranquillamente fornire tutte le best practices”.
 La strategia industriale europea non tiene conto della crisi pandemica, di cosa hanno reale bisogno le micro, piccole e medie imprese per essere valorizzate?
“La strategia industriale vuole, in sintesi, impattare sul futuro digitale europeo, sulla competitività dell’industria, difendere la sovranità tecnologica europea e rivedere le norme Ue in materia di aiuti di Stato. La strategia cercherà di aiutare le PMI in materia di sostenibilità, incoraggiando l’innovazione attraverso nuovi finanziamenti e poli dell’innovazione digitale, nel quadro della transizione sostenibile e digitale, tagliando la burocrazia attraverso una riduzione delle barriere all’interno del mercato unico.
A mio parere, per avere maggiore equilibrio nel mercato europeo, sarà fondamentale indirizzare gli interventi verso gli Stati più colpiti dalla crisi. La strategia industriale dovrà quindi dialogare con la Next generation EU Initiative che, forte di una dotazione di 750 miliardi di euro, porterà il totale del bilancio dell’UE a 1,85 trilioni di euro per il periodo 2021/2027.
Questo è il quadro generale. Traslato sul nostro territorio, la strategia europea deve essere l’occasione per realizzare quelle riforme che consentano alle imprese italiane di puntare nell’immediato sull’innovazione digitale, la qualità manifatturiera e la sostenibilità ambientale. Confartigianato ha indicato diverse priorità: sostegno alla liquidità delle imprese, iniziando dai ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione; miglioramento della macchina burocratica evitando nuovi oneri per le PMI; applicazione di due principi fondamentali: quello del “one in one out”, per cui per ogni nuova norma introdotta deve sostituirne una esistente, e del “divieto di gold plating” , cioè dell’introduzione di oneri e adempimenti superiori rispetto a quelli richiesti dalle normative europee in fase di recepimento nei diversi ordinamenti; introduzione del principio della obbligatoria indicazione dell’origine di provenienza dei Paesi extra-UE per valorizzare le produzioni europee e delle filiere ad esse connesse e tutelare e informare i consumatori.
La nostra Confederazione cercherà di rafforzare e diffondere lo spirito di innovazione imprenditoriale, promuovere i partenariati pubblici-privati (es. Regioni-PMI), incoraggiare innovazioni e sperimentazioni anche con il coinvolgimento di soggetti già attivi sul territorio, in particolare i DIH (Digital Innovation Hub) e la rete EEN (European Enterprise Network)”.
 
Essere associati a Confartigianato è oggi per le PMI di sicuro una grande opportunità spieghiamo quali sono i servizi e perché bisogna associarsi?
“Il lavoro artigianale, dall’alta sartoria alla meccanica di precisione, con la sua natura di capitalismo “personale, continua a contraddistinguerci nel mercato globale, il quale riconosce ancora il nostro Made in Italy e la capacità di governare e anticipare la domanda”. I nostri imprenditori condividono una dimensione d’impresa in cui l’apporto umano, è insostituibile all’interno di una associazione che conta in Italia più di 700.000 associati.
In estrema sintesi i servizi vanno dall’ assistenza fiscale, previdenziale, legale, sindacale e amministrativa, all’ assistenza all’export e alla promozione, al credito, alla fornitura di energia, all’innovazione fino all’aggregazione di imprese.
Nel 2020, l’associazionismo datoriale all’interno delle relazioni industriali e del lavoro, opera in un mercato di servizi inflazionato, dove molte attività, vengono svolte da professionisti, da società di servizi o internalizzate in azienda. Dove troviamo quindi Il quid pluris di Confartigianato? Iniziando dall’azione collettiva imprenditoriale, dalla rappresentanza degli interessi e nella cooperazione tra associazioni.  Contribuendo al percorso di costituzione dei contratti collettivi, Confartigianato ha risposto alle sfide imposte dal decentramento contrattuale, attraverso la modifica del portafoglio di servizi forniti, la negoziazione di alleanze strategiche e creando nuove forme di sviluppo organizzativo, dimostrando forte flessibilità e modificando struttura e attività a seconda delle circostanze socioeconomiche, intervenendo prontamente su sistemi dedicati come la bilateralità. Integrare le funzioni classiche dell’associazione datoriale (rappresentanza di interessi, erogazione di servizi e promozione di politiche economiche), con i  buchi strutturali tra imprese, istituzioni e altre organizzazioni è l’innegabile valore aggiunto della nostra Confederazione”.
Presidente ci può anticipare delle novità circa il suo impegno tangibile nell’associazione? Ha già nuove iniziative in mente?
“Durante il momento peggiore del Covid, abbiamo diviso i nostri interventi in misure per l’emergenza   (liquidità, sostegno agli affitti, blocco della tassazione locale e di tutte le deliberazioni di limitazione dell’operatività aziendale) e misure per la ripresa (sostegno alle aziende e ai territori, semplificazione amministrativa, programmazione economica, sostegno all’occupazione e interventi di smart city).
Con i nostri strumenti finanziari dedicati, siamo riusciti a sostenere solo tra la fine di maggio e le prime due settimane di giugno, più di 300 nuovi associati. Abbiamo lanciato una piattaforma dedicata ai servizi previdenziali ed una dedicata a quelli fiscali che in tre mesi hanno gestito centinaia di pratiche di aziende, professionisti e cittadini. La nostra piattaforme elearnig ha implementato tutto il ciclo della formazione continua e obbligatoria e siamo riusciti a lanciare una nuova applicazione per sostenere i prodotti dei nostri associati nei singoli municipi.
Per rilanciare il commercio di prossimità, favorire la ripresa del comparto artigianale alimentare e riqualificare l’ambiente urbano circostante, insieme a Comprartigiano, lo store di prodotti artigianali in viale Giulio Cesare, a Roma, abbiamo previsto l’apertura di due ulteriori punti vendita e la presenza nei principali mercati rionali romani, tramite corner dedicati, con l’obiettivo primario di unire al successo dell’e-commerce, una maggiore capacità dei produttori di rinnovare e rilanciare il commercio di prossimità, abbattendo i rischi d’impresa.
Infine stiamo chiudendo due interventi che vogliono superare un percorso di accesso al credito ancora troppo condizionato dal credito bancario. Una piattaforma Fintech ed uno strumento per interventi in capitale di rischio, entrambi ritagliati sulle caratteristiche dei nostri associati”.
Servono più fondi alle imprese e servono nuove start up , avete un servizio che segua gli associati passo dopo passo nella costruzione e  nella progettazione  delle idee imprenditoriali? Che ruolo hanno i bandi?
“L’ultimo rapporto sulle start-up innovative del Misee in collaborazione con InfoCamere e Unioncamere, ci dice che le startup iscritte si assestano ormai stabilmente sopra quota 10 mila. Al 30 giugno 2020, se ne contano 11.496, il 3,1% di tutte le società di capitali di recente costituzione. La Lombardia ospita oltre un quarto di tutte le startup italiane (27,3%). La sola provincia di Milano, con 2.254, rappresenta il 19,6% della popolazione, più di qualsiasi altra regione: solo il Lazio supera quota mille, in gran parte localizzate a Roma (1.178, 10,2% nazionale).  Milano e Roma continuano ancora a trainare la concretizzazione delle visioni imprenditoriali innovative. Come Confartigianato abbiamo uno sportello dedicato all’avvio d’impresa che oltre alle questioni di mera burocrazia cura la fattibilità dell’idea imprenditoriale fino al momento del finanziamento, utilizzando i bandi camerali, gli interventi promossi dalla Regione Lazio e strumenti di microcredito dedicati.
Da Artigiancassa a Mediocredito centrale lavoriamo sempre come partners diretti. Come mediatori creditizi abbiamo la possibilità di ritagliare, alla stregua di un sarto, il miglior prodotto sul mercato in base al fabbisogno espresso dai nostri associati. Con il nostro CSA (Centri Servizi per l’Artigianato) possiamo veicolare i finanziamenti non solo della Camera di Commercio ma tutte le iniziative legate ai Fondi strutturali gestite dalla Regione Lazio. Naturalmente tutto questo non basta. Confartigianato deve continuare a cercare di condizionare le politiche istituzionali di supporto alle start-up, come la detassazione per chi investe, il coinvolgimento come investitori dei fondi istituzionali e una no tax e bureaucracy area fino ad un determinato fatturato”.
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