venerdì, 26 Aprile, 2024
Politica

2 giugno. Ma quale unità. È guerra civile, come nel 1946, anche ieri in Aula

Il 2 giugno si celebra la festa della Repubblica, che sarà ricordata ovviamente in tono dimesso. Niente sfilata, solo il presidente Sergio Mattarella, in visita solitaria all’Altare della Patria. E poi, qualche altra piccola cosa.

La gente resterà a casa. Ma ciò che indigna Aldo Cazzullo sulle colonne del “Corriere della sera”, è che dato il particolare momento politico, a causa della bagarre di ieri alla Camera e al Senato, si è inesorabilmente perso lo spirito repubblicano e si è vanificata “la lezione del 1946”. Cioè, la pacificazione nazionale, lo slancio unitario, lo spirito costituente che contrassegnarono la politica italiana dopo la dittatura fascista e la guerra mondiale.

Invece no, caro Cazzullo, quella pacificazione nazionale allora fu un inganno, una mera operazione di facciata. Per due ragioni: la vittoria della Repubblica, al netto dei gravi sospetti di brogli, aveva comunque evidenziato una nazione divisa in due, il nord repubblicano e il centro-sud monarchico. Re Umberto II, infatti, lasciò l’Italia e andò in esilio, proprio per evitare una temuta guerra civile (specialmente dopo i morti di via Medina a Napoli). E poi, dentro il fronte ciellenista (i governi De Gasperi), già serpeggiava quella che successivamente sarà la guerra fredda, lo scontro tra la Dc e il Pci, che si sarebbe tradotto pochi anni dopo, nella defenestrazione di Togliatti dall’esecutivo e nel famoso duello all’ultimo sangue delle politiche del 1948.

Inganno ieri e inganno oggi. Ma a quale spirito unitario può aspirare l’odierna politica italiana? A quale mastice culturale può aggrapparsi? Ci sono di fatto due visioni della nazione (a livello politico, economico, ideologico, internazionale), totalmente inconciliabili, quella del centro-destra e quella giallorossa.
Conte naturalmente sperava e spera ancora, di utilizzare il contagio e la fase-2 per rafforzare la propria leadership e facilitare i suoi disegni elettorali. Ma invano.

La prova plastica di questa inconciliabilità? Ieri in Parlamento: risse a 360 gradi, comunicazione becera e insulti da osteria. Espressione non tanto di polemiche personali, quanto di strategie, rendite di posizione, e contrapposizioni sostanziali.
Il premier è apparso in Aula con il suo solito stucchevole richiamo al senso patriottico. E la risposta della sua maggioranza si è vista con l’intervento del grillino Ricciardi che ha attaccato la Sanità lombarda, rispondendo a un preciso ordine di scuderia. “Consiglio al presidente Conte – ha tuonato il pentastellato – di fare come Gallera (assessore sanità Lombardia, ndr), che a differenza sua, in conferenza stampa si è sempre presentato puntuale, annunciando un ospedale per il quale hanno speso 21 milioni di euro per 25 pazienti. Ecco come sono stati spesi i soldi delle tesse e dei cittadini”. Apriti cielo, rissa, con microfoni rotti e pugni sul tavolo. Sotto sotto c’è l’accusa di cedimento colposo dello Stato e del pubblico (sanità in primis) agli interessi privati, amici e sodali compresi.

Per non parlare del battibecco rosa tra la Boschi e la Meloni sulle lacrime del ministro Bellanova. “Meloni – ha bacchettato la renziana di Iv – da donna a donna, non condivido le sue idee, ma lei non può attaccare la ministra per le lacrime. Potrà parlare quando anche lei farà per i disoccupati le due di notte, rispetti chi ha speso una vita per gli ultimi”.
E, infine, la replica di Salvini (oggetto di scherno) al Senato in difesa della sanità lombarda; leader della Lega vicino al processo per sequestro di persona, in mano quindi, a una magistratura, viste le ultime intercettazioni, in odore di grave pregiudizio politico.

E se la maggioranza vede sfumare i suoi sogni di gestione unitaria (si legga gestione a senso unico) del clima post-contagio, le opposizioni stanno recuperando terreno (dopo l’appannamento registrato dai recenti sondaggi), alimentando la protesta contro le disposizioni economiche blande e insufficienti. Anche in vista delle manifestazioni che hanno organizzato proprio per il 2 giugno.
Piazze ostili al governo che confermeranno l’esatto contrario del richiamato spirito del 1946 e dell’invocato spirito del 2020.

(Lo_Speciale)

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