Ieri Hamas ha annunciato ufficialmente una risposta “positiva” alla proposta di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, aprendo alla ripresa immediata dei negoziati. Un passo che segna un possibile cambio di rotta nel conflitto, ma che non ha arrestato le operazioni militari israeliane: almeno 70 palestinesi sono stati uccisi nelle ultime 24 ore, portando il bilancio totale delle vittime dall’ottobre 2023 a oltre 57.000, secondo fonti mediche locali. Hamas ha trasmesso ad Israele la propria adesione al piano proposto dai mediatori internazionali, chiedendo però alcune “piccole modifiche”. Le richieste principali riguardano: Il ritorno dell’ONU e di altri enti internazionali come gestori esclusivi degli aiuti umanitari, escludendo la controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da USA e Israele. Il ritiro delle forze israeliane (IDF) dalle posizioni attualmente occupate, soprattutto nelle aree densamente popolate, per tornare alle linee della tregua precedente. Garanzie vincolanti da parte di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per evitare la ripresa delle ostilità al termine del cessate il fuoco, previsto per 60 giorni. Secondo fonti palestinesi, Hamas sarebbe disposta a discutere anche un ritiro parziale dell’IDF, purché negoziato formalmente. Israele, dal canto suo, ha avviato un’analisi della risposta palestinese e si prepara a inviare una delegazione a Doha. La stampa araba parla di un accordo “vicino”, anche se le vere sfide emergerebbero nel “giorno dopo”: la gestione di Gaza, il disarmo e il futuro assetto civile e politico della Striscia.
Trump: “Possibile accordo la prossima settimana”
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, parlando con i cronisti a bordo dell’Air Force One, ha detto di considerare “molto probabile” la firma di un accordo di cessate il fuoco entro la prossima settimana. “Non sono stato ancora informato dell’ultima risposta di Hamas, ma dobbiamo fare qualcosa per Gaza. Bisogna mettere fine a questa situazione”, ha dichiarato.Intanto, anche il presidente turco Erdogan ha sottolineato l’importanza del ruolo degli Stati Uniti, definendo “decisiva” la loro influenza su Israele per arrivare a una tregua. Erdogan ha ribadito che “Hamas ha mostrato buona volontà” e ha accusato Israele di aver violato ripetutamente i precedenti cessate il fuoco.
Operatori americani feriti da Hamas
La Gaza Humanitarian Foundation ha reso noto che due operatori umanitari americani sono rimasti feriti a Gaza durante una distribuzione di cibo, in un attacco che l’organizzazione attribuisce ad Hamas. “Non sono in pericolo di vita. Sono eroi che rischiano ogni giorno per sfamare la popolazione”, ha dichiarato un portavoce della GHF. Hamas, al momento, non ha commentato ufficialmente l’accaduto.
Tensioni tra Netanyahu e l’Idf
Sul fronte interno israeliano, si registra un duro scontro tra il premier Benjamin Netanyahu e il capo di Stato maggiore Eyal Zamir. Durante una riunione a porte chiuse, Netanyahu avrebbe chiesto un piano per trasferire la popolazione di Gaza nel sud della Striscia e per “non lasciare Hamas indietro in alcun modo”. Zamir avrebbe risposto in modo critico, sostenendo che un’occupazione prolungata rischierebbe di far perdere il controllo dell’intera operazione. Il premier, prima della sua partenza per Washington, avrebbe ribadito la volontà di vedere “un piano di evacuazione completo” al suo ritorno.
Raid notturni
Nonostante i segnali positivi dal tavolo negoziale, sul terreno il conflitto continua senza sosta. Nella notte tra venerdì e sabato, l’IDF ha colpito diverse zone della Striscia: sei persone sono morte in un accampamento di sfollati ad al-Mawasi, due nel campo profughi di Bureij, e si registrano feriti a Gaza City. Il bilancio complessivo delle vittime della giornata di ieri è di almeno 56 morti, di cui nove mentre aspettavano aiuti umanitari. Tra loro, tre bambini. Nelle ultime 24 ore il numero dei feriti è salito a oltre 330. Secondo le autorità sanitarie locali, il totale delle vittime palestinesi dall’inizio delle ostilità ha superato quota 57.000, con più di 135.000 feriti. La maggior parte sono donne e bambini.
Emergenza latte, allarme dei medici
La crisi umanitaria si aggrava ulteriormente. I medici dell’ospedale Nasser di Khan Younis hanno lanciato l’allarme sulla carenza di latte artificiale per neonati, ormai pressoché esaurito. Il primario di pediatria, Ahmad al-Farra, ha dichiarato al Guardian che il suo reparto dispone di scorte per appena una settimana. “È una situazione catastrofica”, ha detto, spiegando che molti neonati fuori dall’ospedale non ricevono alcun tipo di nutrimento. Gli aiuti attualmente distribuiti da GHF non includono latte artificiale, mentre Hamas insiste per il ritorno alla gestione ONU.