In una performance al Teatro Argentina di aprile scorso Corrado Augias, scrittore, giornalista e storico, ha raccontato al pubblico gli 80 anni di libertà dal nazifascismo partendo dalla visione degli ultimi minuti del film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Una pellicola emblematica che non solo mostra il primo vero grande traguardo per l’emancipazione delle donne, ma anche quanto ancora oggi sia necessario ricordare – con qualsiasi mezzo – che non si smette mai di lottare per la propria libertà e indipendenza. Il film si conclude con Delia, la protagonista, che si reca alle urne, uscendo di casa, di nascosto dal marito, per votare e contribuire al cambiamento.
In Italia il 2 giugno del 1946, le donne votano per la prima volta, anche se il decreto legislativo per il diritto al voto è stato approvato il 1° febbraio del 1945. Oggi, 79 anni dopo, la condizione femminile è migliore in Italia e in molte parti del mondo, eppure ancora non si è raggiunta davvero la sperata uguaglianza tra generi.
Le leggi a favore delle donne
In Italia sono state molte le vittorie, dal punto di vista politico e dei diritti, come la parità giuridica sancita nel 1948 con la Costituzione che stabilisce l’uguaglianza dei cittadini senza distinzione di sesso o anche la legge n. 741 del 1956 di ratifica ed esecuzione della Convenzione n. 100 adottata a Ginevra concernente l’uguaglianza di remunerazione del lavoro tra uomini e donne, e ancora nel 1975 la riforma del diritto di famiglia, che riconosce alla donna una condizione di totale parità con l’uomo all’interno della famiglia e davanti alla legge, o la legge n. 194 del 22 maggio 1978, che legalizza e regolamenta l’aborto. Una delle più grandi vittorie per il nostro Paese, ma soprattutto per il genere femminile, è arrivata il 5 agosto 1981, quando viene emessa la legge n. 442 che abroga quanto previsto nel 1930 dal “Codice Rocco” sul matrimonio riparatore e sul delitto d’onore (l’estinzione della pena per la violenza sessuale seguita dal matrimonio e la pena ridotta per chi uccideva moglie, figlia o sorella per “illegittima relazione carnale”). Infine, poco più di dieci anni fa arriva la legge n.119 del 15 ottobre 2013 contro il femminicidio e la violenza sulle donne.
Un’evoluzione giuridica, ma anche sociale?
Un Paese che, anche se lentamente, si è evoluto, basti pensare che attualmente il nostro Presidente del Consiglio è la prima donna ad aver assunto tale carica, ma i cambiamenti realizzati normativamente con le leggi sopra ricordate, hanno portato davvero in concreto a un’evoluzione nel modo di vedere e considerare le donne? Per come stanno le cose oggi si direbbe che tutto ciò non sia accaduto e anzi sembra che si stia tornando indietro nel tempo. I femminicidi, gli abusi, le violenze sessuali e psicologiche, sono notizie aberranti che sembrano appartenere in realtà a un quotidiano Medioevo per l’assoluta assenza di rispetto del genere femminile che dimostrano.
La situazione attuale nel mondo
I tempi cambiano, le generazioni si avvicendano, eppure nel mondo c’è ancora una visione distorta e retrograda delle donne e del ruolo femminile nella società e anche nell’ambito del lavoro la parità di salario per pari mansioni è solo una chimera. Le notizie di cronaca, i film, le serie o i romanzi, che mostrano violenze di genere di qualsiasi tipo, evidenziano quanto sia ancora necessario per le donne lottare per la libertà, per non avere più paura quando camminano da sole per strada. Esistono uomini che non hanno il minimo riguardo per la donna e che pensano solo al proprio benessere, maschi insicuri che vogliono dominare per sentirsi superiori. Si trovano ancora paesi del mondo dove le donne non possono nemmeno studiare perché farsi una cultura permetterebbe loro di sviluppare consapevolezza e uno spirito critico che le indurrebbe a ribellarsi per vivere la vita che meritano.