Le immagini diffuse sui social mostrano scene drammatiche: tende bruciate, barelle abbandonate, macerie tra cui si muovono medici e infermieri impegnati a evacuare centinaia di pazienti nel cuore della notte. I testimoni parlano di esplosioni violentissime, Al Jazeera riporta che il raid è avvenuto mentre il personale sanitario cercava di portare in salvo i degenti. L’ennesimo bombardamento di un ospedale nella Striscia di Gaza avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 aprile alimenta le accuse reciproche tra Israele e Hamas e porta all’attenzione internazionale una crisi umanitaria senza precedenti. L’attacco aereo dell’esercito israeliano (Idf) ha colpito l’ospedale Al-Ahli di Gaza City – conosciuto anche come Ospedale Battista – provocando la distruzione del pronto soccorso, dell’ingresso principale e dell’impianto per l’ossigeno medicale utilizzato nei reparti di terapia intensiva. Il bilancio provvisorio parla di un bambino morto, mentre non sono stati ufficialmente confermati altri decessi secondo il servizio di emergenza civile di Gaza.
Una base di Hamas
Le Forze di Difesa Israeliane sostengono che all’interno dell’ospedale fosse presente un centro di comando e controllo di Hamas e di aver agito sulla base di informazioni fornite dallo Shin Bet, i servizi segreti interni israeliani adottando “misure preventive per limitare le vittime civili”, tra cui l’avviso alla popolazione prima dell’attacco. “I terroristi pianificavano ed eseguivano attacchi contro civili israeliani proprio dall’interno dell’ospedale”, si legge nella nota. Muhammad Sakr, direttore del reparto infermieristico dell’ospedale Nasser, ha infatti raccontato di aver ricevuto minacce dalla jihad islamica dopo aver chiesto ai combattenti di non usare la struttura per attività militari. “Mi è stato detto che devo permettere le loro operazioni in ospedale. Poi ho ricevuto un biglietto con scritto: ‘Hai oltrepassato ogni limite’”, ha scritto Sakr sui social, pubblicando anche l’immagine del messaggio intimidatorio. Ma il governo di Gaza respinge con forza questa versione, parlando di “ennesimo crimine di guerra” e accusando Israele e i suoi alleati occidentali di complicità nei bombardamenti. L’ufficio stampa di Hamas ha definito l’attacco all’Ospedale Battista “un’azione brutale e ingiustificata contro l’unica struttura ancora operativa a pieno regime nella Striscia”. Anche l’Onu ha espresso forte preoccupazione per l’aggravarsi della crisi umanitaria nella Striscia.
Sistema sanitario al collasso
Secondo un elenco reso pubblico dal governo locale di Gaza, sono 35 gli ospedali colpiti da attacchi israeliani dall’inizio del conflitto. Tra questi, il noto complesso medico Al-Shifa, l’ospedale Kamal Adwan, l’ospedale indonesiano nel nord della Striscia e l’ospedale Nasser a Khan Younis. Alcuni sono stati completamente distrutti, altri resi inagibili. Dopo l’attacco di ieri, l’intero sistema sanitario palestinese è al collasso. Gli operatori parlano di una rete ospedaliera sotto attacco sistematico, incapace di garantire anche solo i servizi minimi a causa del blocco degli aiuti imposto da Israele dal 2 marzo scorso. Particolarmente colpiti sono i centri dotati di reparti pediatrici e di maternità.
Onu: 60.000 bambini a rischio malnutrizione
Il deterioramento della situazione umanitaria è confermato anche dalle Nazioni Unite. Il coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Sigrid Kaag, ha denunciato che oltre 60.000 bambini sotto i cinque anni rischiano la malnutrizione. Dopo una breve tregua il 19 gennaio, che aveva permesso l’ingresso di aiuti nella Striscia, dal 2 marzo il blocco è tornato totale. Kaag ha ricordato che, secondo il diritto internazionale, Israele ha l’obbligo di garantire il passaggio degli aiuti umanitari. “Gli attacchi non sono solo devastanti per i civili, ma anche per il personale umanitario internazionale”, ha detto Kaag, che ha chiesto una riapertura immediata dei corridoi umanitari.
Rafah: timori per una nuova offensiva
Nel frattempo, l’attenzione si sposta anche a sud, a Rafah. Il comune ha denunciato che le operazioni dell’esercito israeliano per isolare la città costituiscono una “flagrante violazione della legittimità internazionale”. Le truppe israeliane sono state dispiegate nel cosiddetto “corridoio di sicurezza” di Morag, un’area strategica tra Rafah e Khan Younis. Il premier Benjamin Netanyahu ha paragonato il nuovo corridoio al “Corridoio di Filadelfia”, ossia la fascia di confine tra Gaza ed Egitto sotto controllo israeliano dal maggio 2024. Il timore è che possa preludere a una nuova offensiva di terra su vasta scala per creare una zona cuscinetto.