Nel cuore della notte, il cielo ucraino è tornato a riempirsi di esplosioni. Ventitré missili e 109 droni russi, tra cui decine di Shahed kamikaze di fabbricazione iraniana, hanno colpito varie regioni del Paese, da Kiev a Mykolaiv. Secondo l’Aeronautica ucraina, sei missili da crociera Kalibr, uno Iskander-M balistico e oltre quaranta droni sono stati intercettati dalle difese aeree. Ma l’offensiva non si è fermata: oltre cinquanta droni-esca sono precipitati in aree aperte, mentre altri hanno raggiunto i loro obiettivi, seminando distruzione. Il bilancio si aggiunge a quello di una settimana già drammatica: oltre 1.460 bombe aeree guidate, quasi 670 droni d’attacco e più di trenta missili hanno colpito città e villaggi. “Ogni attacco è contro il nostro popolo, contro i bambini che giocano nei parchi”, ha dichiarato con tono accorato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il suo discorso serale, trasmesso ieri sui canali ufficiali, ha assunto toni di sfida e dolore: “La pressione sulla Russia non è ancora sufficiente. Questo è il modo in cui Mosca risponde agli sforzi diplomatici: con il terrore sistematico”.
Avanzata di Mosca
La situazione resta incandescente. Mosca rivendica l’occupazione del villaggio di Basivka, nella regione di Sumy, al confine nord-orientale. Una notizia prontamente smentita dalle autorità ucraine, che parlano di “disinformazione”. Secondo Andriy Demchenko, portavoce della Guardia di frontiera, si tratta dell’ennesimo tentativo russo di estendere la zona di combattimento con piccoli gruppi d’assalto. “Questi gruppi vengono neutralizzati nella misura massima possibile dalle nostre forze”, ha assicurato. Confermata invece l’avanzata russa nella regione di Donetsk. Secondo quanto riferito da fonti russe alla Tass, le truppe avrebbero raggiunto la periferia orientale del villaggio di Shevchenko, liberando circa otto chilometri quadrati. Un avanzamento che, se confermato, conferma la lenta ma costante progressione di Mosca nel sud-est del Paese. Da parte sua, la Russia accusa Kiev di violare la tregua sugli attacchi contro le infrastrutture energetiche, promossa dagli Stati Uniti. Il ministero della Difesa russo ha denunciato sette attacchi ucraini in un solo giorno contro obiettivi in Crimea e nelle regioni di Bryansk, Rostov e Voronezh. In quest’ultima, sarebbe stata danneggiata una conduttura di gas.
“L’America risponda”
Zelensky ha poi puntato il dito contro Mosca per il rifiuto a una proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti. “Noi l’abbiamo accettata, Putin l’ha respinta. Ora attendiamo la reazione americana, che tarda ad arrivare”, ha detto il presidente ucraino, sollecitando una presa di posizione chiara da parte di Washington. Un primo commento è arrivato, seppur in tono meno incisivo, da Donald Trump. Durante un volo sull’Air Force One, il presidente degli USA ha dichiarato: “Vorremmo che la Russia si fermasse. Non mi piace che continuino a bombardare e che ogni settimana vengano uccisi migliaia di giovani”. Nessuna condanna esplicita, nessuna proposta concreta. Solo un auspicio, l’ennesimo, in un conflitto che sembra destinato a proseguire ancora a lungo.
Accordo sui minerali
Intanto, Kiev prepara un viaggio strategico a Washington. La prossima settimana una delegazione di alto livello si recherà negli Stati Uniti per discutere un accordo sulle risorse minerarie del Paese. Secondo il ministro dell’Economia Yuliia Svyrydenko, l’intesa prevederebbe un accesso privilegiato per gli Stati Uniti a materiali preziosi come terre rare, gas e petrolio, ma con sostanziali modifiche. La bozza trapelata in precedenza, infatti, aveva suscitato critiche feroci: si temeva una cessione di sovranità economica in cambio di investimenti americani.
Peskov: risposte da dare per una tregua
In questo clima, le possibilità di una tregua sembrano molto poche. Secondo le parole del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “Il presidente Putin sostiene l’idea di un cessate il fuoco, ma prima bisogna rispondere a un’intera serie di domande. Domande a cui nessuno, finora, ha risposto”. Nessun dettaglio su quali siano queste condizioni: la posizione russa resta volutamente ambigua.