L’acqua è diventata un tema prioritario per gli italiani: secondo un rapporto Coldiretti/Censis, l’89% della popolazione ritiene indispensabile un piano strategico per la gestione delle risorse idriche. La creazione di invasi, la manutenzione dei fiumi e interventi strutturali mirati sono considerati essenziali per contrastare la siccità e ridurre il rischio di catastrofi naturali, come alluvioni e bombe d’acqua. Il tema è stato al centro del Forum dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti a Roma in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Eventi climatici estremi, come le recenti alluvioni in Emilia Romagna e a Valencia, hanno reso evidente l’urgenza di affrontare il problema. Non si tratta più di eventi eccezionali, ma di una nuova normalità che modifica profondamente il quotidiano. Nel 2024, i cambiamenti climatici hanno provocato danni per 8,5 miliardi di euro al settore agricolo italiano. Il Sud è stato colpito da una siccità senza precedenti, mentre il Nord ha subito violenti eventi atmosferici.
La siccità ha avuto conseguenze drammatiche: un campo su cinque di grano duro per la pasta è andato perduto, con cali produttivi del 40-50% al Sud. Anche il grano tenero per il pane ha subito un decremento dell’8%, mentre l’olio extravergine d’oliva ha registrato un crollo del 32%. Perfino la produzione di vino, simbolo del made in Italy, è calata del 13%, nonostante un leggero recupero rispetto al disastroso 2023.
Non solo siccità
Oltre alla siccità, il maltempo ha inflitto gravi perdite alle colture. La produzione di riso è diminuita nonostante l’aumento delle superfici coltivate, e cali significativi sono attesi anche per mais, soia e nocciole. Questi eventi non solo minacciano l’economia agricola, ma mettono a rischio la sicurezza alimentare e la sostenibilità ambientale. In risposta a questa emergenza, Coldiretti ha rilanciato la proposta di un piano invasi con pompaggio, un progetto che prevede la costruzione di una rete di bacini di accumulo per raccogliere l’acqua piovana e ridistribuirla nei periodi di necessità. Gli invasi, realizzati senza cemento ma con materiali locali, servirebbero non solo a garantire risorse idriche per usi civili e agricoli, ma anche a produrre energia idroelettrica e prevenire il rischio di esondazioni.
L’obiettivo è ambizioso: raddoppiare la raccolta di acqua piovana, contribuendo al tempo stesso alla regimazione delle piogge in eccesso e al recupero degli invasi esistenti attraverso un’intensa opera di manutenzione.