giovedì, 19 Settembre, 2024
Agroalimentare

Vendemmia 2024: +8% di raccolto, ma maltempo e siccità pesano sul Vigneto Italia

La vendemmia 2024 mostra segnali di ripresa rispetto alla disastrosa annata precedente, con un incremento dell’8% nel raccolto. Tuttavia, maltempo e siccità continuano a mettere sotto pressione il settore vitivinicolo italiano, portando la produzione di vino a una stima tra i 41 e i 42 milioni di ettolitri, ben al di sotto della media degli ultimi anni. È quanto emerge dall’indagine condotta da Coldiretti in collaborazione con il Centro studi Divulga, presentata in vista del G7 dell’Agricoltura ad Ortigia. La vendemmia, entrata ormai nel vivo, evidenzia un’Italia spaccata in due dal punto di vista climatico. Al Nord, le intense piogge e le grandinate di primavera e inizio estate hanno messo a dura prova i viticoltori, costretti a numerosi interventi fitosanitari, specialmente nei vigneti biologici. In molte zone, l’eccesso di pioggia ha danneggiato i grappoli, riducendone il peso. La raccolta è iniziata con un ritardo di 10-15 giorni rispetto al 2023, e terminerà intorno a metà-fine ottobre per le uve più tardive, come cabernet, nebbiolo e raboso, nelle aree collinari più alte, come la Valtellina.

Al Centro-Sud, la vendemmia proseguirà fino a novembre nelle zone interne e collinari (Irpinia), con le varietà tardive come l’Aglianico. Qui la situazione è leggermente migliorata rispetto all’anno scorso, segnato da un forte attacco di peronospora, ma la siccità continua a essere un problema. In regioni come il Sud Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e la Sardegna, la carenza di piogge ha ridotto drasticamente la produzione, soprattutto dove non è stato possibile intervenire con irrigazioni di soccorso. Gli effetti di queste condizioni meteo avverse si faranno sentire anche sulla vendemmia del 2025, con la vite che ha sofferto in modo significativo.

Buone prospettive

Nonostante queste difficoltà, la qualità delle uve è attesa dal buono all’ottimo nelle aree con un clima più favorevole. Secondo un’indagine Divulga-Ixè, il 76% dei produttori ritiene che la qualità della vendemmia 2024 sarà superiore rispetto alle annate precedenti. Di questi, il 57% prevede una qualità buona, mentre il 19% la giudica ottima. Questo dimostra come i viticoltori italiani siano riusciti a adottare tecniche colturali adeguate per garantire la qualità nonostante le anomalie climatiche, anche se la sfida diventa sempre più ardua a causa del cambiamento climatico. Il cambiamento climatico non solo ha inciso sulla quantità e qualità del raccolto, ma ha anche aumentato i costi di produzione, riducendo i margini e la redditività delle aziende. Molti produttori stanno lottando per mantenere gli impegni presi nell’ambito delle misure di settore, come la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, gli investimenti e la promozione, con il rischio di perdere risorse preziose provenienti dai fondi comunitari. Per far fronte a queste sfide, Coldiretti ha chiesto alle istituzioni europee e nazionali strategie concrete, a partire da finanziamenti per la ricerca e investimenti mirati a contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Tra le proposte, spicca l’adozione delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) e dell’Agricoltura di precisione (Adp). Altre misure includono una maggiore flessibilità nella gestione delle autorizzazioni per il reimpianto dei vigneti e la creazione di un fondo straordinario nazionale per le emergenze.

Enoturismo

Un altro aspetto cruciale per il futuro del settore è l’enoturismo, che nel 2024 ha superato il record delle sei milioni di notti trascorse tra le vigne italiane. Questo settore, in forte espansione, rappresenta un’opportunità per supportare la produzione vinicola nazionale e promuovere i territori vitati. L’Italia, con 635 varietà di viti registrate – il doppio rispetto alla Francia – e 529 vini a indicazione geografica (Docg, Doc, Igt), si conferma un punto di riferimento nel panorama vitivinicolo mondiale. Il vino italiano continua inoltre a essere protagonista anche sui mercati esteri, con un export che, nei primi sei mesi del 2024, ha raggiunto i 3,9 miliardi di euro, in crescita del 3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un dato che conferma l’importanza del vino come prima voce dell’export agroalimentare italiano. Tuttavia, Coldiretti avverte dei rischi legati alla demonizzazione del vino come bevanda alcolica, chiedendo di distinguere tra consumo moderato e abuso, e promuovendo la cultura del vino come parte integrante del patrimonio enogastronomico italiano.

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