“Ci doveva essere uno straordinario vento del Sud quando Pierluigi Farnese e Giovannella Caetani concepirono Giulia. E le piogge in arrivo dovevano essere fin troppo robuste, un vero e proprio diluvio.” Inizia così la storia che Gianfranco Formichetti narra in “Vita di Giulia Farnese. La tirannia della bellezza nella Roma dei Borgia”. Giulia Farnese, appellata dal mondo come Giulia la bella, concubina del Papa o sponsa Christi, per la sua relazione con Rodrigo Borgia, che l’11 agosto 1492 diverrà Papa Alessandro VI. Quel che è certo è che siamo di fronte ad una figura eccezionale e ad un materiale letterario che pertiene alla storiografia, alla biografia, alla psicologia e nondimeno alla sociologia. Gianfranco Formichetti, storico, saggista, giornalista e insegnante realizza, con questo libro edito da Bompiani, un piccolo miracolo sinestetico per portare il lettore dentro un’epoca affascinante e ricca quale quella del rinascimento italiano e dello stato Pontificio del tempo. Il libro, che ha la forma del romanzo, entra, con resa cinematografica, dentro gli sfarzosi saloni del tempo, come dentro le private stanze in cui venivano decise le sorti del mondo, dove si svela l’inatteso potere conferito alla bellezza. Giulia Farnese e le altre eroine del rinascimento italiano sono state presentate al pubblico alla Galleria del Cembalo a Roma, il 18 aprile alle 17, nell’appuntamento romano del tour di presentazione del libro.
Erano presenti, insieme all’autore, Paola Stacchini Cavazza ed Emanuela Varano Pinzari, con l’Associazione dal Vero e si sono susseguiti gli interventi di Claudio Strinati, Fabrizio Moscato, ed il mio, che ho avuto il piacere e la responsabilità di leggere degli estratti di un libro dalla trama cosi fitta, intricata e appassionante. E proprio a partire dagli intrecci biografici e narrativi si compie uno dei grandi talenti dell’autore, che riesce, a mano a mano che il lettore avanza dentro il reticolato narrativo, a lambire, avviluppare e infine sedurre il pubblico con un’intensità che pertiene alla natura del romanzo, assai raramente ad un saggio. Formichetti riesce a creare un’alchimia potentissima, data dal rigore della ricerca filologica, sempre viva, sempre accesa, mai preconcetta, insieme alla capacità di “sentire” come presenze pulsanti e prossime i personaggi e restituire, attraverso il suo stile narrativo, i nervi e il sangue caldo della vita delle figure che ci racconta. Desidero indugiare proprio su questa duplice maestranza dell’autore, il modo in cui fa ricerca e la maniera in cui racconta le esistenze nelle sue biografie; siamo infatti davanti ad una propensione all’inesauribile che questo autore coltiva in pectore, che ramifica e fiorisce di due risultati letterari apparentemente in antitesi.
Da un lato Formichetti continua a fare ricerca incessante su tutte le figure da lui trattate, senza che la pubblicazione dell’opera fiacchi motivazione e “vigore speleologico”, trattando sempre le fonti storiche con assoluto rigore filologico, dall’altro lato troviamo nell’autore una capacità di immergersi tra i personaggi, dare linfa e anima a quei nomi che giacciono orizzontali tra le pieghe della storia e degli archivi. Gianfranco Formichetti sa ricostruire esistenze e viaggiarci accanto e può farlo perché è innamorato dell’arte come della vita. Solo un autore capace di amare e cogliere la bellezza, in tutte le sue declinazioni esistenziali, può aver amato e raccontato “Giulia la bella”, e tutte le altre donne che si incontrano nel romanzo, come un dotto compagno di viaggio a cui è stato affidato il compito della memoria di quelle vite. “Vita di Giulia Farnese” è un romanzo che racconta in realtà la vita di un’epoca e delle sue più grandi figure femminili, alcune delle quali ricevono, per la prima volta giustizia, come Lucrezia Borgia, a cui l’autore toglie il velo nero posto a nascondiglio delle virtù umane e della profonda spiritualità, che la porteranno a prendere i voti e a fondare il monte di pietà per sostenere gli indigenti e sottrarli agli usurai. Per dire con una frase, che splendido, affascinante e terribile viaggio affronterà il lettore “Sembra quasi di assistere ad uno splendido incendio di vita in cui fiorisce la morte. La morte di un epoca”.
Quest’epoca che affogherà nel sangue con il sacco di Roma Gianfranco Formichetti riesce a restituirla con sapienza registica, dando ad ogni capitolo ambiente e inquadrature, controcampi e piani sequenza di grande efficacia e bellezza narrativa; non a caso si vociferano adattamenti cinematografici, che mi auguro per la qualità letteraria e il valore delle figure rappresentate.
Gianfranco Formichetti ha realizzato altre biografie di successo, tra cui Tommaso Campanella. Eretico e mago alla corte dei Papi (Piemme), Caravaggio. Pittore, genio, assassino (Piemme), Vita di Antonio Vivaldi (Bompiani) che è appena uscito anche in edizione Giapponese, a conferma della fama internazionale dell’autore, a cui ho rivolto delle domande di approfondimento:
Gianfranco, che peso aveva la bellezza nel periodo storico in cui è vissuta Giulia Farnese?
Il tema della bellezza è nella realtà della splendida stagione del Rinascimento romano. Tra fine ‘400 e primo ‘500 si muovono nello scenario capitolino giganti quali Raffaello, Michelangelo, Leonardo e figure di grandi papi come Alessandro VI Borgia, Giulio II, Leone X, Paolo III, e sullo sfondo europeo il grande cambiamento del nuovo mondo vedrà protagonisti Carlo VIII di Francia e Carlo V di Spagna e momenti di gloria bellica e di profonda crisi religiosa Lutero e Calvino.
La penisola italiana diviene, nel giro di poco tempo, terra di conquista degli eserciti francesi e spagnoli. E proprio a Roma lo straordinario incendio di vita artistica si trasformerà in un doloroso incubo di morte con il Sacco del 1525.
In questo arco di tempo si consuma l’esistenza di Giulia Farnese.
Nasce nella provincia viterbese da una ricca famiglia borghese e nel giro di pochi anni, si trasferisce a Roma presso l’abitazione della suocera, cugina del cardinale Borgia, per i classici giochi di intrighi matrimoniali; destino a lei particolarmente favorevole, si ritrova a condividere l’adolescenza a fianco di Lucrezia, figlia del cardinale Borgia, che se ne innamora. Ha sessanta anni e lei è una splendida quindicenne.
È l’inizio di una storia che la vedrà a fianco del cardinale che nel frattempo è divenuto papa Alessandro VI.
Cosa significa questo nella vita di Giulia?
“Giulia la Bella” diviene la sponsa Christi, indiscussa protagonista della vita mondana romana. Ufficialmente presente a fianco di Alessandro VI nella vita ufficiale e nelle grandi occasioni, ben considerata nel mondo diplomatico internazionale che vedeva in lei un prezioso tramite per giungere al papa.
Sappiamo bene che nell’epoca che stiamo prendendo in considerazione, come ha scritto la storica Chiara Frugoni: “Papi e cardinali erano anzitutto uomini politici e uomini di mondo, non necessariamente credenti. Attenti a ingrandire il proprio casato e desiderosi del ben vivere”. Proprio per questo è indispensabile conoscere il contesto storico e i valori che esso manifesta e rappresenta. Sta tutta qui la differenza tra una biografia mediocre e una che rende giustizia al soggetto che si prende in considerazione. Si tratta di fondere insieme storiografia, romanzo e inchiesta. Essenziali sono le fonti che diano certezze e sulle quali corre la narrazione. Si deve saper entrare nella quotidianità, quasi diventare personaggio che sa muoversi silenzioso e invisibile nelle vicende narrate.
Giulia è vittima o tiranna per la sua avvenenza?
In questo ben sa inserirsi Giulia Farnese, anche lei alla ricerca di un ingrandimento personale e familiare, basti pensare a quanto ne beneficerà il fratello Alessandro, che vedrà la sua carriera religiosa fino a diventare papa . Non sarà un caso che nel suo testamento Giulia gli lascerà in eredità il suo letto.
Il rapporto con il papa arriverà alla ipotesi, ben suffragata da testimonianze, che la figlia Laura sia diretta conseguenza del concubinato con Alessandro VI. Giulia è una donna che sa muoversi con particolare intelligenza e avvedutezza, tutto questo si evidenzierà in quella che possiamo considerare la sua seconda vita, quando dopo la morte di Alessandro VI si ritirerà nella sua Carbognano e sarà capace di gestire le sue ricchezze e proprietà con spirito manageriale.
Ci sono elementi di contemporaneità in Giulia Farnese e Lucrezia Borgia?
Sull’attualizzazione dei fatti narrati occorre molta attenzione, c’è il rischio di porre anacronistici valori che sanno di infelice modernismo. Nel caso di Giulia Farnese o di Lucrezia Borgia tanto si è fatto di denigrazione e poco di valorizzazione dei comportamenti che sanno rispecchiare valori universali, come la generosità, l’impegno sociale. Queste figure femminili riescono a vivere in una dimensione originale, non consona ai loro tempi e per questo diventano interessanti. Nel caso di Giulia Farnese è ben rilevabile la sua differenza rispetto a Vannozza Cattani, l’altra concubina di Rodrigo Borgia, che gli aveva dati addirittura tre figli: Vannozza è nella cronaca, Giulia è nella storia.
La sua biografia di Vivaldi continua a crescere e collezionare successi, c’è un segreto?
La prima edizione della biografia di Vivaldi è del 2006 e del 2019 una nuova edizione aggiornata di oltre cento pagine frutto di ulteriori studi e ricerche. Proprio quest’anno è uscita l’edizione giapponese. Vivaldi è uno dei compositori più noti ed seguiti al mondo, la sua vita è ancora in parte misteriosa, e spesso negli archivi si possono trovare documenti inediti che offrono novità sull’uomo e sull’artista.
Durante il suo lungo assessorato alla cultura ha realizzato eventi di straordinario valore formativo. Qual’e’ il compito e il valore dell’arte?
Il mio assessorato alla cultura, durato più di 20 anni, mi ha dato la possibilità di creare nella mia Rieti occasioni culturali di grande rilevanza. In particolare, oltre a restituire ad una larga fruizione le attività collegate ai musei, biblioteche e teatro, ha puntato molto al coinvolgimento delle scuole con attività formative. Mi piace ricordare che il Reate Festivale che, da 15 anni celebra il bel canto, ha portato nel teatro Flavio Vespasiano centinaia di bambini di Rieti e provincia. Non solo da spettatori ma da protagonisti. Partecipano alle rappresentazioni dalla platea, alzandosi in piedi. Prendono parte attivamente allo spettacolo. Eseguono insieme ai cantanti e all’orchestra i brani studiati precedentemente, indossando i costumi costruiti con le proprie mani.
Sui tre ordini dei palchi assistono allo spettacolo genitori, nonni e familiari con visibile commozione.
Inutile sottolineare l’alto valore formativo per bambini e adulti. Questo credo sia uno dei valori salvifici, irreplicabili altrimenti, dell’arte: iniziare l’animo alla bellezza, perché chi si nutre di bellezza non potrà coltivare il male.