venerdì, 6 Dicembre, 2024
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Vlad Dracula lotta col tempo e il Brancaccio mette a segno un altro grande successo

Chi non conosce Dracula, diabolico vampiro nato dalla penna di Bram Stoker nel 1897? Protagonista indiscusso della letteratura inglese di fine ottocento, ispirato alla storica figura del Principe di Valacchia Vlad III e dotato di grande fascino, Dracula non solo rappresenta il vampiro per antonomasia ma è anche una delle maggiori incarnazioni del male: attrae e terrorizza, seduce e uccide. Ma il Dracula che abbiamo visto alla prima al teatro Brancaccio, è un Dracula che stupisce e dissona, sia rispetto alla storia che ha reso questa figura eternamente celebre, sia rispetto al timore che il Signore della predazione giugulare incute. Questo Dracula infatti spaventa e commuove, si teme e si abbraccia, quando rivela un’inedita umanità e una ferita inferta dalla morte della sua amata. Viene quasi voglia di volergli bene, ad osservare il dolore mai sedato di questo personaggio di sangue assetato, incapace di saziare la sete data dalla mancanza del suo unico amore, ma complessa e pur riflessa nella sua stessa origine, la natura di Dracula si conferma spietata verso l’altrui candore, affamata dell’amore sincero e nuovo che solo i cuori delle fanciulle più pure possono provare. Anche questo Dracula che continuamente sale e scende scale e architetture praticabili, sulla scena del Brancaccio, succhia sangue e amore e vita, sacrificando innocenti, per sopravvivere e fare sopravvivere l’ombra della sua amata. In questa regia amore e morte si magnificano come nell’omonimo canto leopardiano (…fratelli, ad un tempo amore e morte ingenerò la sorte, altre cose quaggiù sì belle il mondo non ha, non han le stelle…). Basterebbe questa contraddizione esistenziale a rendere tremendamente contemporaneo il nostro Vlad ed il suo narcisismo, così diffusamente praticato e validato, nutrito proprio dall’amore delle innocenti; ma qui si fa di più, perché il tempo, l’illusione di dominarlo, la follia di controllare la natura centrano in pieno il bersaglio umano che tutti, socialmente e intimamente, oggi siamo. Questo Dracula ci riguarda, perché racconta, chi più, chi meno, ognuno di noi. La narrazione scenica è una meraviglia dal fondo amaro, perché se estremamente suggestivo e sinestetico è l’impianto dato dalla commistione di proiezioni e materia, al confine con la cinematografia, è altrettanto vero che sembra siano necessari sempre più stimoli e sempre più spettacolari, perché la verità, che dovrebbe stare in seno alla capacità degli attori, basti da questi ad arrivare. Ad ogni modo il musical è avvincente, forse meno spaventoso e più amaro nel messaggio, ma non fa piangere né spaventa meno: è vero il contrario.

Vlad Dracula” è un nuovo modo di interpretare gli spettacoli musicali, che ha convinto platee esigenti come quelle di Roma, Milano, Firenze, Torino con tanti sold-out e decine di migliaia di spettatori entusiasti. È uno spettacolo rivoluzionario, innovativo, visionario che ridefinisce il genere musical, grazie ad un linguaggio artistico moderno, cinematografico, vero, in cui tutti i media (musica, video, luci) si fondono in una nuova forma di espressione artistica.
“Vlad Dracula” nasce dalla volontà di Ario Avecone (“Murder Ballad”, “Amalfi 839AD”, “Rebellion”, “That’s Amore!”), regista, autore del libretto, e di buona parte delle musiche, di voler innovare l’iconico racconto di Bram Stoker e di volergli offrire una nuova prospettiva. Il regista, da sempre attento a ricercare nuove forme di linguaggio teatrale, si avvale dell’importante collaborazione di Manuela Scotto Pagliara, autrice di parte del testo e di alcune canzoni originali, e di Simone Martino (compositore di “Roma Opera Musical”, “Beatrice Cenci”, “Canto di Natale”, “S.Michele l’Angelo dell’Apocalisse”, “La Sirenetta”). La colonna sonora in stile hollywoodiano, scritta dallo stesso Avecone, strizza l’occhio ai grandi compositori da film. Le canzoni originali attraversano con eleganza tanti generi musicali, dal pop al rock, alla modern ballad, senza mai perdersi in inutili virtuosismi e lasciando che, insieme alle musiche, siano sempre funzionali alla storia.
L’allestimento scenico ideato da Ario Avecone e progettato da Michele Lubrano Lavadera e l’uso delle luci di Alessandro Caso sono in stile post-industriale ed evocano da un lato i miti della filmografia, come Mad Max, dall’altro pellicole più recenti come lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie o Crimson Peak.
La cura degli abiti e dei dettagli, ideati da Myriam Somma, sono il frutto di una ricerca personale e innovativa, basata sull’epoca vittoriana ma contaminati con tessuti e materiali tecnologici avanzati. L’opera è ambientata in un mondo steampunk di fine 800, all’alba dello sviluppo industriale moderno e dello sfruttamento delle nuove risorse energetiche. Nel momento esatto in cui per l’uomo ha avuto inizio un pericoloso conto alla rovescia che porta fino ai giorni nostri. Lo spettacolo vuole essere anche un modo per sensibilizzare gli spettatori, rendendoli consapevoli che il tempo a disposizione è sempre meno. In questa corsa contro il tempo, anche un personaggio immortale come Dracula, diventa vulnerabile e si trova per la prima volta a condividere un problema con il genere umano.
Tutto lo spettacolo è un viaggio, oltre lo spazio e il tempo, nel dualismo dell’animo umano: bene e male, vita e morte, scienza e mistero. In una storia dove amore, passione e musica veicolano le emozioni degli spettatori. Ma chi è realmente Dracula? Chi rappresenta il bene e chi il male? Siamo davvero sicuri delle nostre certezze?

SINOSSI


Una strana nebbia opprime un piccolo paese a nord dell’Inghilterra, in una coltre densa fatta di paura, inspiegabili morti e sparizioni. Il Prof Van Helsing (interpretato da Christian Ginepro – “Charlie e la fabbrica di cioccolato”, “Cabaret”, “A qualcuno piace caldo”, “Rocco Schiavone”), alchimista fiero e razionale, cerca una spiegazione logica per dare un senso a tutti questi misteri.
Sotto osservazione è il paese di Whitby, in cui si trova la Carfax, divenuta dimora di un misterioso magnate straniero, il Conte Vlad Tepes (interpretato da Giorgio Adamo – “Cats”, “Jesus Christ Superstar”, “We Will Rock You”, “Siddharta”).
Personaggio schivo e irascibile, principe del male, è ossessionato dalla perdita della sua prima moglie, Elizabeth. Obbligato all’eternità, si serve di altre donne per colmare quel vuoto, destinando la loro esistenza però ad una vita dannata e senza amore. Fin quando casualmente rivede in Mina Murray (interpretata da Arianna Bergamaschi – “La Bella e la Bestia”, “Pinocchio”, “Il Mago di Oz”, “Murder Ballad”), la reincarnazione della sua amata Elizabeth.
A Vlad si accompagna la figura della Contessa Justina, interpretata da Beatrice Baldaccini (“Pretty Woman”, “Grease”, “Pinocchio il Grande Musical”, “Footloose”, “Hair”, “Jesus Christ Superstar”). Justina è un personaggio non presente nel racconto di Stoker. Apre e chiude lo spettacolo ed è l’ultima delle spose dimenticate nel tempo da Vlad. È un personaggio dalle mille sfaccettature e Il suo amore non corrisposto alimenta la sete di vendetta verso il Conte. Justina incontra il giovane giornalista Jonathan Harker, interpretato da Marco Stabile (“Kinky Boots”, “Jersey Boys”, “Dirty Dancing”, “Grease”, “Colorado”, “Domenica In”), che per brama di successo rischia di rovinare il rapporto con sua moglie Mina Murray. L’ambizioso giornalista d’assalto, giunge alla dimora di Vlad Tapes, deciso ad occuparsi del più grande scoop giornalistico della sua carriera, ma sparisce nel nulla e sulla sua scomparsa indagano il Dottor John Seward (interpretato da Paolo Gatti – “Un Medico in Famiglia 6”, “I Cesaroni 4”, “Siddharta”, “Canto di Natale”), e il suo collaboratore Strattford, (interpretato da Jacopo Siccardi – “Hair”, “A Christmas Carol”, “Murder Ballad”, “Vajont”, “Amalfi 839AD”).
La storia ci porta a conoscere anche il visionario inventore Renfield (interpretato da Antonio Melissa – “La Divina Commedia”, “Uomo tra gli uomini”, “Rosso Napoletano”, “Actor Dei”), un uomo che per raggiungere i suoi sogni professionali di scienziato si allontana dalla figlia Lucy Westenra, (interpretata da Valentina Naselli – “Jesus Christ Superstar”, “Mamma Mia”, “Sister Act”, “Murder Ballad”) e per questo cade nella solitudine e nella depressione. Un uomo dalla doppia personalità, la cui anima oscura, ombra ed ispirazione, è interpretata da Dario Guidi (Gigi Proietti Globe Theatre, “Actor Dei”, “X Factor Italia”, “Smack il Musical”). Lo spettacolo si avvale anche di un preparato ensemble tra cui Anna Gargiulo, Arianna Talé, e Patrizia Marolla.

NOTE DI REGIA


“Sono sempre stato affascinato dalla letteratura gotica di fine ottocento e un amante degli autori che in quegli anni scrivevano di misteri, amore non corrisposto e morte. Sono anche un grande appassionato di cinema e di registi come Tim Burton, Guillermo del Toro e Christopher Nolan. Le atmosfere tetre e malinconiche di queste opere mi hanno spinto a mettere in scena una nuova storia, un nuovo racconto tratto dal noto romanzo epistolare di Bram Stoker. Dalla ricerca letteraria è nata l’ispirazione per creare e raccontare quindi una nuova storia su Dracula: rivisitata, attualizzata e resa in un’innovativa forma di spettacolo, dove la musica, i video, le luci e tutti i media si fondono perfettamente. È il musical del futuro. Quello che raccontiamo nasce dall’inquietudine, dalla rabbia e dalla solitudine che l’animo umano può provare in un tempo così complesso come quello che stiamo attraversando. Alla base di quei romanzi e quindi anche della nostra storia c’è sempre l’eterno dualismo tra il bene e il male, che è l’anima della riscrittura del testo e della regia di Vlad Dracula, dove ogni personaggio è stato curato nei minimi particolari sia da me che da Manuela Scotto Pagliara, co-autrice del testo. Le anime dei personaggi si rivelano spesso tormentate, ambigue, pur presentando una loro fragilità di base. Su questo si gioca il grande scontro tra luce ed ombra, dove l’alchimia, la scienza e soprattutto l’amore e la passione sono i veri protagonisti. Un altro grande tema che ho voluto affrontare è il rapporto tra l’uomo e il tempo. La sua relatività e variabilità, che rende ognuno di noi capace di allargare i momenti belli e stringere quelli brutti, e viceversa. Un modo per esorcizzare forse l’impossibilità che abbiamo di rallentarlo davvero, consapevoli che, per tutto quello che stiamo vedendo intorno a noi, il tempo a disposizione è sempre meno. La mia speranza non è tanto di fornire risposte, ma piuttosto di far emergere domande tra gli spettatori. Il modo migliore per rendere un’opera contemporanea allo stesso tempo spunto di riflessione, ma anche momento di divertimento e di puro intrattenimento” Ario Avecone.
ROMA – Teatro Brancaccio dal 16 al 21 Aprile 2024
MILANO – Teatro Nazionale dal 23 al 28 Aprile 2024
BARI – Teatro Team dal 4 al 5 Maggio 2024

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