martedì, 21 Maggio, 2024
Esteri

Sudafrica, 30 anni di democrazia. Ma non è più la “raimbow nation” di Mandela

Il Presidente Ramaphosa: “Ora è un Paese infinitamente migliore”

Il Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa ha celebrato i 30 anni di democrazie e fine dell’apartheid del suo Paese. Dal 27 aprile 1994, ha dichiarato, “quando abbiamo gettato via le nostre catene. Le campane della libertà risuonano nel nostro grande Paese”. Ramaphosa, nel discorso alla Nazione, ha ricordato le prime elezioni democratiche del 1994 che hanno posto fine al dominio della minoranza bianca e ha affermato che “la democrazia del Sudafrica è giovane. Quello che abbiamo raggiunto in questi brevi 30 anni è qualcosa di cui tutti noi dovremmo essere orgogliosi. Questo è un posto infinitamente migliore di quanto non fosse 30 anni fa”.

27 aprile, Freedom day

Il “Freedom day” corrisponde anche alla grande marcia verso il governo del Paese dell’African National Congress, il partito di Nelson Mandela. L’Anc è al governo dal 1994 ed è ancora riconosciuto per il suo ruolo nella liberazione dei sudafricani. Da quel 27 aprile milioni di sudafricani poterono partecipare in pieno alla vita democratica della propria Nazione, votando per la prima volta. Mandela, scarcerato qualche anno prima, diventa il primo Presidente non bianco e l’Apartheid, introdotto nel 1948, venne seppellito per sempre.

Anc, trent’anni al potere

Ad avviare la svolta, nel febbraio 1990, fu il Capo di Stato Frederik Willem de Klerk che liberò Mandela e annunciò come l’Anc e le altre formazioni contrarie alla segregazione razziale non sarebbero state più bandite. Quei quattro anni furono segnati da violenze politiche e scontri, ma ormai il Paese era avviato verso una nuova epoca. L’African National Congress ha governato senza interruzioni da allora. Certo, oggi, vi sono ancora problemi da risolvere, ma come in tanti altri paesi del mondo. Una persona su tre è disoccupata, in moltissimi vivono ancora nelle “township” (Khayelitsa, a Langa, a Soweto) dove regnano le disuguaglianze fra le più gravi del pianeta. Scandali e corruzione hanno messo a dura prova la giovane democrazia sudafricana. La rappresentanza politica ne risente, non c’è la mitologia fondativa e la “magia Mandela”.

L’Anc non ha più la maggioranza schiacciante e vedremo cosa accadrà alle prossime elezioni del 29 maggio prossimo: molti analisti prevedono che il partito potrebbe scendere, per la prima volta, sotto il 50%. L’Anc dalle ultime consultazioni del 2019 è già scesa al 57%, mentre acquista consensi l’Alleanza democratica che sale al 22% e il cui leader John Steenhuisen afferma: “ci hanno promesso sogni, abbiamo avuto solo incubi.” La “raimbow nation”, la nazione arcobaleno di Mandela oggi, secondo la Banca Mondiale, conta circa 18,2 milioni di persone in condizioni di povertà estrema, ha il 32% di disoccupati e da prima economia ricca di materie prime del continente nero, domina da anni la graduatoria degli stati con la maggiore disuguaglianza al mondo.

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