È il 22 aprile 1970 quando 20 milioni di cittadini americani si mobilitano in una manifestazione a difesa del nostro Pianeta, anche se già nel 1962 con la pubblicazione del libro manifesto ambientalista ‘Primavera silenziosa’ da parte della biologa e zoologa statunitense Rachel Carson (1907/1964) ha inizio il primo passo di interesse attorno alla salvaguardia della Terra.
Ella affermava che: “Le nostre azioni sconsiderate e distruttive entrano a far parte dei vasti cicli della Terra e con il tempo ci ritornano indietro, creando pericoli per noi stessi”.
Ne 1969, in una conferenza dell’UNESCO a San Francisco, l’attivista per la pace John McConnell (1915/2012) propone addirittura una giornata per onorare la Terra e il concetto di pace. Anche quest’anno, il 22 aprile i Paesi che festeggiano la giornata della Terra come momento di riflessione e di confronto, sono ben 193, tutti con buoni propositi nel dedicare al Pianeta un pensiero con l’intendo di non abusarne, impegnandosi sempre più a condividere – spesso con scarsi risultati – regole comuni per un equilibrio di buonsenso sul suo utilizzo e, soprattutto, per evitare quello sfruttamento selvaggio mascherato da esigenze umane irrinunciabili o da motivi di benessere sociale.
Le problematiche attorno alla salute del nostro Pianeta sono davvero tante e con ripercussioni proprio sulla salute delle persone, degli animali e delle piante, identificabili nell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e nelle alterazioni dei vari ecosistemi mediante opere permanenti sopra e sotto il suolo, tra cui predominano lo sfruttamento del suolo con le costruzioni, le perforazioni e la deforestazione oltre ogni limite di umano bisogno.
La questione climatica e il rispetto dell’ambiente sono, pertanto, continuamente in discussione a causa di interessi economici e di forme di speculazioni con continue forzature a livello planetario tra Stati e all’interno dei singoli Paesi.
In Italia la nostra Costituzione indica espressamente le principali ed essenziali linee guida, alle quali si uniscono, con prevalenza, quelle sancite anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Non mancano, comunque, forzature per ragioni le più disparate, quali le piste per lo sport montano, il ripascimento di spiagge per la balneazione, la perforazione di montagne o la manipolazione di intere aree geografiche per abbreviare collegamenti stradali, autostradali e ferroviari, nonché per altre forme di sfruttamento del territorio non sempre per irrinunciabili esigenze sociali.
L’articolo 9 della Costituzione, recita, infatti, che: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
Il successivo articolo 41 afferma, in sintesi, che: L’iniziativa economica privata “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Nel suo ultimo comma così recita: “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali”.
Proprio di recente una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sul clima induce a riflettere. Il Tribunale europeo ha dato ragione a un’associazione dal titolo “Anziane per il clima”. Un gruppo di anziane si ritenevano danneggiate per le politiche sul clima del loro paese. Erano stati violati i diritti umani dei ricorrenti perché lo Stato non aveva fatto abbastanza per contrastare il cambiamento climatico. Ovviamente una sentenza dai termini ordinari che non avrà immediate ricadute sugli inadempimenti a fare di più da parte degli Stati, ma è definita comunque “storica” e ha già suscitato un certo attivismo negli ambienti a tutela del clima.
Una cosa è certa, la CEDU ha stabilito il principio che può esprimersi su casi che riguardano il cambiamento climatico, dimostrando ai vari Paesi tale apertura conflittuale, senza comunque, suggerire soluzioni politiche, non essendo di sua competenza.
Occorre saper conciliare con molto equilibrio e buonsenso nelle azioni concrete i basilari principi della nostra Carta costituzionale quali la tutela della salute, il rispetto dell’ambiente, del paesaggio, della biodiversità e degli ecosistemi, anche per le future generazioni.