mercoledì, 1 Maggio, 2024
Giovani

Università, dopo il primo anno dall’iscrizione uno studente su sei ci ripensa

“A un anno dal Diploma di Maturità, il 6,8% degli studenti che si sono iscritti all’università ha abbandonato definitivamente e il 9,3% ha cambiato corso di laurea o ateneo”. A svelare questo andamento è l’ultimo rapporto realizzato dall’ Associazione al servizio delle Scuole AlmaDiploma, che ha approfondito le performance universitarie dei ragazzi usciti dalla scuola superiore nel 2022. Secondo AlmaDiploma, queste percentuali sarebbero destinate a crescere ulteriormente: anche analizzando le performance dei diplomati del 2020, a tre anni dal titolo, la quota relativa agli abbandoni sale al 9,3%, mentre quella dei cambi del corso di studio o dell’ateneo raggiunge il 14,9%.

A distanza di un anno dall’immatricolazione

I dati del Mur mostrano che nel 2023 sono state quasi 330.000 le nuove immatricolazioni nelle università italiane, il 2,2% in più rispetto all’anno accademico precedente, ma già a un anno dal Diploma di Maturità i dati successivi rivelano come per uno studente universitario su sei la scelta non è risultata soddisfacente. Secondo l’indagine AlmaDiploma i più delusi dall’esperienza universitaria sembrano essere gli studenti provenienti dagli indirizzi professionali: il 17,6% rinuncia entro i dodici mesi dall’immatricolazione, che a tre anni arrivano al 24%. Anche il tasso di abbandono tra gli studenti degli istituti tecnici risulta significativo: dopo appena un anno il 10,7% lascia definitivamente, percentuale che sale al 17,6% dopo tre anni. Invece, per quanto riguarda i liceali, solo il 4,8% interrompe anticipatamente l’università: tale dato rimane costante anche a tre anni dal diploma. Inoltre, l’analisi mostra che i liceali sembrano caratterizzati da una maggiore mobilità accademica: 1 studente su 10 cambia università o corso di laurea entro i dodici mesi dall’iscrizione (16,5% a tre anni). Mentre, tra i diplomati tecnici e professionali solo, rispettivamente, il 7,2% e il 2,7% degli iscritti si orienta verso un diverso corso di laurea o ateneo prima di abbandonare risolutivamente gli studi universitari.

Il voto di Maturità influisce sull’abbandono

Uno studio realizzato dal portale Skuola.net, evidenzia come in queste decisioni influisca il voto di Maturità. Secondo il report Skuola.net, l’interruzione degli studi universitari è più diffusa tra coloro che hanno ottenuto un punteggio basso (9,1%), rispetto a chi ha raggiunto una votazione elevata (5,3%). Lo studio prende in considerazione anche il ‘genere’: gli abbandoni immediati tra i maschi riguardano l’8,6% degli immatricolati al primo anno, tra le femmine il 5,5%. Inoltre, analizzando i fattori familiari, i dati rilevati mostrano che un background culturale più basso determinerebbe un minor attaccamento alla formazione universitaria: tra i diplomati provenienti da famiglie in cui almeno un genitore è laureato, la quota di abbandoni nei dodici mesi è pari al 3,7%, rispetto all’11,1% di coloro hanno genitori con titolo inferiore al Diploma di Maturità.

Il fenomeno della dispersione accademica

“In Italia abbiamo pochi laureati rispetto agli altri paesi d’Europa e alle economie più sviluppate: è un ritornello che ascoltiamo da vent’anni” ha dichiarato Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net. “Quello di cui non si sente altrettanto parlare è invece il fenomeno della dispersione accademica” evidenzia Grassucci, spiegando che “i laureati mancano non per carenza di matricole ma perché quasi la metà di loro si perde per strada. E non basta attendere molto: come confermano i dati AlmaDiploma, già dopo il primo anno uno studente su 6 molla l’università o cambia corso di laurea perché ritiene di aver sbagliato scelta”.

Le spiegazioni

Tra le motivazioni che spingono gli immatricolati all’abbandono o al cambio del corso di laurea, Il 27,2% dei diplomati 2022 ha espresso “una generale insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate”. L’ 8,5% ha valutato il corso “troppo difficile”; il 9,9%, invece, si ha dichiarato di sentirsi “insoddisfatto dell’ateneo a cui era iscritto”, a causa di “un’organizzazione scadente, limitate opportunità di stage ed esperienze all’estero”. In merito alle altre spiegazioni, la restante parte ha dichiarato di aver interrotto gli studi per motivi personali (16,9%), lavorativi (15,7%) o economici (7,6%). Mentre il ripensamento a tre anni dal titolo avviene soprattutto per motivi lavorativi (24,1%). Ma resta alta la fetta di quanti mettono in cima alla lista l’insoddisfazione per i contenuti del corso (20%) e per l’organizzazione dell’ateneo scelto (11,6%).

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