Le forze di polizia dell’Ecuador hanno effettuato un’incursione presso l’ambasciata del Messico, procedendo all’arresto dell’ex vicepresidente ecuadoriano, che aveva cercato rifugio e richiesto asilo per sfuggire a persecuzioni. Il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha manifestato la sua protesta attraverso un post, citando le parole di Alicia Bárcena, la ministra degli Esteri messicana, che ha etichettato l’azione come una grave violazione del diritto internazionale e dell’autonomia del Messico. Questo episodio ha portato López Obrador a incaricare il suo ministro degli Esteri di esprimere una forte condanna verso l’azione prepotente, di intraprendere azioni legali e di interrompere subito i rapporti diplomatici con l’Ecuador. Precedentemente, il Messico aveva concesso asilo politico a Jorge Glas, l’ex vicepresidente dell’Ecuador, che si era rifugiato nell’ambasciata messicana a Quito. Il governo ecuadoriano, attualmente presieduto da Daniel Noboa, ha contestato la scelta dell’ambasciata messicana, definendola illegittima, e ha negato a Glas il permesso di un passaggio sicuro. Il Ministero degli Esteri del Messico ha emesso un comunicato ufficiale in cui ribadisce, dopo un’attenta analisi, la decisione di offrire asilo a Glas e riporta di aver comunicato tale decisione al governo ecuadoriano, richiedendo un passaggio sicuro conformemente alla Convenzione sulla Diplomazia del 1954.
La Convenzione
Secondo tale Convenzione, è prerogativa dello Stato che concede asilo (il Messico) valutare la natura delle persecuzioni e che tale valutazione deve essere accettata dallo Stato ospitante (l’Ecuador). Pertanto, una volta concesso l’asilo, spetta il diritto di richiedere un trasferimento sicuro del beneficiario verso un terzo paese. L’Ecuador aveva in precedenza sostenuto che le convenzioni internazionali non permettono di concedere asilo a soggetti condannati o ricercati per reati comuni. Glas, parte del governo del leader di sinistra Rafael Correa dal 2013 al 2017, aveva richiesto asilo all’ambasciata messicana a dicembre, a seguito di un mandato di cattura per corruzione. Il 3 aprile, López Obrador aveva denunciato la violenza nelle elezioni ecuadoriane e l’omicidio del candidato Fernando Villavicencio, collegando questi eventi al calo di consenso per la candidata di sinistra Luisa González e all’aumento di supporto per Noboa, attribuendo il declino alla violenza e alla “manipolazione” dei media.