mercoledì, 1 Maggio, 2024
Esteri

Tel Aviv attacca consolato Iran a Damasco, ucciso comandante pasdaran

Piazze ed Heredim contro Netanyahu e lui vuole spegnere Al-Jazeera

Israele ha colpito nuovamente anche in Siria. I raid tutti nell’area di Damasco e la struttura distrutta è l’Ambasciata dell’Iran. Secondo al-Arabya l’attacco avrebbe colpito il consolato e la residenza dell’ambasciatore. I morti sarebbero sei e tra gli altri, un alto comandante dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, Mohammad Reza Zahedi, esponente di spicco delle Forze Quds in Siria e Libano. Lo confermano anche i media israeliani. L’aggressione segue quella di pochi giorni fa su Aleppo che aveva provocato 42 morti: l’attacco più pesante degli ultimi tre anni, era stato definito dall’Osservatorio siriano per i diritti umani.

L’incursione a Schifa è finita

Intanto l’esercito, sul fronte interno, ha annunciato di aver completato le “operazioni mirate” all’ospedale Shifa a Gaza City e di essere “uscito” dal complesso. L’Idf sostiene che “hanno ucciso terroristi in scontri ravvicinati, hanno localizzato numerose armi e documenti di intelligence in tutto l’ospedale, prevenendo danni a civili, pazienti ed équipe mediche”. Hamas e il ministero della Salute della Striscia parlano di centinaia di morti e altre centinaia di persone che non possono essere curate. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha affermato che “21 pazienti sono morti” dall’inizio dell’assedio del 18 marzo scorso. In un post pubblicato su X, Ghebreyesus ha denunciato che al momento “107 pazienti si trovano in un edificio inadeguato all’interno del complesso ospedaliero, privi del supporto sanitario, delle cure mediche e delle forniture necessarie. Molti hanno ferite infette e sono disidratati. Resta solo una bottiglia d’acqua ogni 15 persone. Le malattie contagiose si stanno diffondendo a causa delle condizioni estremamente antigeniche. Il cibo è estremamente limitato.”

Progressi nelle trattative

Nonostante tutto c’è stato “qualche progresso” nei negoziati indiretti in corso al Cairo tra le parti sul rilascio degli ostaggi. Lo ha detto una fonte israeliana al Times of Israel aggiungendo che i colloqui “si intensificheranno notevolmente nei prossimi giorni.” Il Cairo – secondo il sito – sta assumendo un ruolo sempre maggiore vista la crescente insoddisfazione israeliana sulla efficacia mediatrice del Qatar e sulla reale volontà di mettere pressione nei confronti di Hamas. La stessa fonte ha sottolineato che i negoziati si rifletteranno sull’annunciata operazione a Rafah, nel sud di Israele. “I due temi – ha detto – sono strettamente connessi”. Tra i leader anche il premier spagnolo Sanchez è in Medio Oriente, fino a giovedì, per un giro di consultazioni nel cercare di favorire una soluzione di pace. Mentre gli Stati Uniti continuano a insistere per le alternative all’offensiva di Rafah. Ieri c’è stata una videoconferenza con Israele per discutere le proposte della Casa Bianca all’offensiva a sud della Striscia. Un fonte israeliana annuncia che un secondo incontro avrà luogo di persona la prossima settimana.

Netanyahu e i problemi interni

Come è noto, domenica sera, il premier Netanyahu è stato sottoposto a un intervento chirurgico e sembra tutto proseguire regolarmente: è “in buona forma e sta iniziando a riprendersi”, ha detto il suo portavoce al termine dell’operazione, seguita da vicino in Israele e all’estero. Nel frattempo il suo ufficio è tornato a proporre la chiusura della sede dell’emittente televisiva satellitare del Qatar Al Jazeera in Israele. Il premier è stato anche contestato da una piazza numerosa, circa 100mila persone, che da domenica continua a chiedere le sue dimissioni. Proteste che sono continuate anche ieri e alle quali si sono sommate anche quelle degli ebrei ortodossi che respingono la circoscrizione obbligatoria per gli haredim. Centinaia di manifestanti ultra-ortodossi hanno bloccato l’autostrada Route 4 fuori dalla città centrale di Bnei Brak. Oggi la data fissata come scadenza per il Ministero della Difesa per iniziare l’eventuale reclutamento.

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